Peanut, lo scoiattolo con oltre mezzo milione di follower su Instagram e molto seguito anche su X grazie ai video della persona con cui viveva, Mark Longo, è stato sottoposto a eutanasia dopo essere stato sequestrato in un rifugio a Pine City, nello Stato di New York.
L'annuncio è stato dato dal Dipartimento statale per la tutela ambientale (DEC) che aveva inviato degli agenti dopo una serie di denunce anonime. «Il 30 ottobre, il DEC ha sequestrato un procione e uno scoiattolo che condividevano una residenza con delle persone, creando il potenziale per l'esposizione umana alla rabbia – è la dichiarazione raccolta da CBS News – Inoltre, una persona coinvolta nelle indagini è stata morsa dallo scoiattolo. Per testare la rabbia, entrambi gli animali sono stati soppressi. Gli animali sono stati sottoposti a test per la rabbia e chiunque sia stato in contatto con questi animali è fortemente incoraggiato a consultare il proprio medico».
La storia dell'animale finisce nel modo più tragico possibile, come temeva lo stesso Longo che ha pubblicato più volte sull' account social Peanut the squirrel post in cui aveva dichiarato di non aver saputo più nulla dello scoiattolo e del procione che aveva chiamato Fred dal momento in cui era stato portato via e che temeva proprio che fosse stato ucciso.
Poi è arrivata la conferma anche dall'uomo che ha accompagnato il video in cui ha montato immagini in cui si vede la moglie Daniela insieme ai due animali, accompagnandolo con queste parole: «È con profondo dolore che condividiamo la straziante notizia: il 30 ottobre, il DEC ha preso la devastante decisione di sopprimere i nostri amati Peanut lo scoiattolo e Fred il procione. Nonostante il nostro appassionato grido di compassione, l'agenzia ha scelto di ignorare le nostre suppliche, lasciandoci profondamente scioccati e addolorati».
L'uomo vive in un rifugio per animali che ha fondato e a cui ha dato il nome proprio dello scoiattolo, chiamando la struttura "P'Nuts Freedom Farm Animal Sanctuary". Nella struttura vive insieme alla famiglia e molte altre specie come cavalli, alpaca e pecore.
Peanut, che viene chiamato anche P'Nut o Pnut, ha da tempo catturato l'attenzione non solo dei social ma anche della stampa nazionale che ha dato risalto alla notizia dell'intervento del DEC e del triste epilogo. Longo è stato ospite in molte trasmissioni televisive in cui si dibatte su quanto accaduto e il caso ha scosso l'opinione pubblica, alternando considerazioni sulla specifica relazione tra lo scoiattolo, che a dire dei due era stato recuperato accanto al corpo della madre molto piccolo e che non era riuscito a reintregrarsi in natura, e il tipo di (non) relazione che ci dovrebbe essere tra fauna selvatica e esseri umani.
La coppia ha dato vita al P'Nuts Freedom Farm Animal Sanctuary nell'aprile del 2023. Ora ospita circa 300 animali e scorrendo i video che Longo pubblica si riscontrano sicuramente immagini in cui questi ultimi vivono in spazi a loro adeguati e sono seguiti dai due. Ma quando poi si approfondisce la navigazione, e basta già vedere il video qui sopra ripreso dall'account Instagram di Peanut, è evidente che ci sono immagini in cui l'approccio di Daniele e Mark tende a umanizzare le altre specie e risulta evidente quanto il rischio di emulazione sia molto grande.
L'esposizione sui social, soprattutto delle specie selvatiche, è un elemento di grande problematicità infatti non solo per l'esposizione degli esseri umani a eventuali patologie che portano poi a interventi così drastici come quello avvenuto nei confronti dei due animali ma anche nei confronti degli animali stessi il cui habitat dovrebbe essere sempre quello d'origine.
La storia di Peanut e Longo era iniziata sette anni fa. L'uomo ha sempre raccontato di aver provveduto alle prime cure dello scoiattolino portandoselo a casa e dopo otto mesi di averlo rilasciato in natura. Dopo averlo fatto, però, l'animale si è ripresentato fuori casa sua «senza metà della coda e con l'osso che sporgeva».
Questo epilogo fa riflettere, dunque, su diversi fronti che sono relativi all'applicazione della legge Usa che non fa sconti rispetto anche a casi così specifici ma anche sul dato di fatto che l'intervento umano, anche fatto in buona fede, spesso si trasforma in una condanna a morte alla fine posticipata, come accaduto per questo scoiattolo che è stato mediaticamente esposto talmente tanto da non riuscire a proteggerlo fino in fondo.