Affascinanti, coloratissimi, longevi e incredibilmente intelligenti, i pappagalli attirano sempre più persone che li desiderano come animali da compagnia da tenere in casa. Tuttavia, la loro complessità e le esigenze molto specifiche fanno sì che la scelta di accoglierne uno in casa debba essere ponderata davvero con estrema attenzione e consapevolezza.
«Non sono giocattoli, né animali domestici come cani o gatti, ma uccelli selvatici e sociali che richiedono cure specializzate e un ambiente adatto per vivere in salute», avverte infatti Andrea Piseddu, dottorando all'Università di Medicina Veterinaria di Vienna e primo autore di una review incentrata proprio sulla valutazione del benessere dei pappagalli in cattività, recentemente pubblicata sulla rivista Animal Welfare.
Dopo cani e gatti, i pappagalli, con tantissime specie diverse, sono infatti tra gli animali più acquistati e diffusi, ma fin troppo spesso vengono tenuti in condizioni ai limiti del maltrattamento finendo per essere regalati o, peggio ancora, abbandonati, mettendo a rischio in primis la vita degli uccelli stessi, ma anche la biodiversità e gli ecosistemi.
Allora come fare a gestire questo fenomeno in maniera più consapevole?
Una relazione estremamente complessa e spesso mal compresa
Nonostante il crescente interesse verso i pappagalli, molte persone non si rendono infatti conto della complessità della loro gestione. «Sono animali estremamente sociali e intelligenti, ma anche incredibilmente esigenti. La loro natura selvaggia non scompare solo perché vivono in casa», spiega Piseddu. Questi uccelli stabiliscono infatti legami profondi, a volte persino troppo intensi, con i loro umani.
«Può sembrare un aspetto positivo, ma in realtà può diventare problematico. Un pappagallo che si lega eccessivamente a una persona può arrivare a riconoscere il suo umano come un partner sessuale. Di conseguenza l'animale potrebbe diventare aggressivo nei confronti di altre persone che percepisce come potenziali rivali. Questo è fonte di enorme stress per l'animale», sottolinea l'esperto.
Uno degli indicatori principali dello stato di salute e benessere dei pappagalli è il loro piumaggio. «L'assenza o danni al piumaggio possono indicare problemi di malnutrizione legati a una dieta non adeguata ai bisogni della specie, la presenza di problemi di salute, o che l'animale è stressato e frustrato e di conseguenza inizia a strapparsi il piumaggio», afferma Piseddu.
È la cosiddetta sindrome di autodeplumazione, ovvero quando l'animale si strappa penne e piume da solo col becco, a volte fino a diventare un comportamento compulsivo cronico. «La sindrome di autodeplumazione è sì estrema, perché indica un forte stato di stress, ma purtroppo è anche abbastanza comune, soprattutto in alcune specie come i pappagalli cenerini e cacatua», sottolinea l'esperto.
Una scelta spesso impulsiva e parecchio dannosa
«Garantire il benessere dei pappagalli in cattività è estremamente difficile e richiede conoscenze approfondite, tempo e risorse economiche significative», avverte Piseddu. «Vocalizzano molto, cosa che infastidisce molte persone, e hanno bisogno di spazi ampi per volare, stimolazione mentale e interazioni sociali costanti. Non sono animali adatti a chi cerca compagnia senza impegno».
Secondo Piseddu, uno dei problemi maggiori è proprio l'acquisto impulsivo di questi animali. «Le persone li scelgono per il loro aspetto o la loro intelligenza, ma non si informano su cosa comporti davvero prendersene cura. Questo porta spesso a condizioni di vita inadeguate e, nei casi peggiori, all'abbandono».
Il problema è evidente nei centri di recupero sempre più affollati, come quello presso l’ex orto botanico a Vienna, dove sono ospitati oltre 200 pappagalli, molti dei quali abbandonati, sequestrati o sopravvissuti ai loro stessi umani. «Alcuni sono finiti nel centro perché il proprietario è deceduto e nessun familiare voleva prendersene cura. Questa cosa succede spesso dal momento che alcune specie sono molto longeve. Vedere questi animali in queste condizioni dovrebbe far riflettere chiunque pensi di acquistarne uno. Fare volontariato in un centro del genere può aiutare a capire quanto sia impegnativo e difficile prendersene cura», suggerisce l'esperto.
La necessità di regolamentazioni più stringenti e maggiore informazione
Per Piseddu, sarebbe urgente introdurre regole più stringenti per la detenzione di questi animali. «In Austria, per esempio, è vietato per legge tenere un solo pappagallo: devono vivere in coppia, con spazi minimi garantiti, soprattutto per le specie più grandi come le are. Essendo animali estremamente sociali, dovrebbero in realtà vivere in gruppo. Anche tenerli in coppia non è la condizione migliore. Inoltre, l'allevamento a mano, che priva gli uccelli delle cure parentali, è vietato perché causa gravi problemi comportamentali».
L'esperto, sottolinea inoltre che i problemi comportamentali legati a questa pratica di allevamento non sono evidenti fin da subito, ma possono emergere anche dopo diversi anni dall'adozione o dall'acquisto. Piseddu propone propone quindi di introdurre un patentino per chi desidera adottare un pappagallo, con corsi obbligatori di formazione. «Non è accettabile che chiunque possa comprare un pappagallo senza alcuna conoscenza. È necessario un cambiamento culturale: dobbiamo smettere di trattarli come oggetti da collezione».
Adottare un pappagallo è una scelta che richiede quindi estrema consapevolezza e responsabilità. Non basta l'ammirazione per il loro aspetto o la loro intelligenza: serve un impegno costante per garantire loro una vita dignitosa, che può durare anche molti decenni per le specie più longeve. «Se non siete disposti a investire tempo, energie e risorse, riflettete attentamente. I pappagalli non sono giocattoli: sono animali meravigliosi che meritano rispetto e cure adeguate», conclude Piseddu.