Il giovane orso M91 è stato abbattuto nella notte tra sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre dagli agenti del Corpo forestale trentino. L’animale è stato ucciso nel territorio di Sporminore, piccolo Comune della Val di Non, a seguito del decreto firmato venerdì scorso dal presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.
Secondo quanto fatto sapere dalla Provincia, la rimozione si è resa necessaria in base alle previsioni del Pacobace, il Piano d’azione per l’orso bruno. M91 lo scorso aprile aveva seguito per circa 20 minuti un escursionista a Molveno, e per questo era stata decisa per lui la misura del radiocollare. Uno strumento che come ci spiega l'avvocato della Lndc Animal Protecion Michele Pezone, «aveva la duplice funzione di monitorare e rendere l'orso più facile da trovare da abbattere».
Le operazioni per il radiocollaraggio dell’animale si erano concluse solo scorso ottobre, e poco più di un mese dopo è arrivata l’ordinanza di abbattimento, giustificata dalla Provincia dalla ripetuta frequentazione di centri abitati da parte dell'orso nel corso dall'estate e dell'autunno.
L'esemplare era classificato dalla Provincia come «pericoloso» ai sensi del Piano, e la decisione di abbatterlo è stata pertanto presa per scongiurare «l'evenienza del verificarsi di un evento di ancora maggiore gravità rispetto a quelli già registrati», si legge nella nota.
M91 aveva circa due anni e mezzo, ma nonostante la giovane età secondo la Provincia il suo grado di pericolosità era 16 su 18 sulla scala fornita dal Pacobace. Questo documento però si limita a consigliare una serie di azioni, dalle più «leggere» a quelle «energiche» come l'abbattimento. Secondo lo zoologo docente dell'Università La Sapienza di Roma, Paolo Ciucci, in questi casi la decisione è sempre di natura politica, e non solo scientifica.
Cos’è il Pacobace e cosa c’entra con l'orso M91
Il Pacobace è il Piano elaborato per assicurare la coesistenza tra persone e orsi a seguito del ripopolamento della specie sulle Alpi Centro Orientali. L’orso bruno infatti all’inizio degli anni Novanta era quasi sparito dalle Alpi italiane, restava solo uno sparuto gruppo di 3 maschi. Anche se non era una specie in via d’estinzione, la Provincia Autonoma di Trento e il Parco naturale Adamello Brenta sfruttando un finanziamento europeo decisero di dare vita al progetto Life Ursus per portare 10 orsi sloveni in Italia.
Per regolarne la presenza venne elaborato il Pacobace, lo strumento di riferimento di Regioni e Provincia autonoma di Trento per gestire gli orsi in un territorio abitato da persone. In quasi trent’anni il numero di orsi sul territorio è cresciuto fino agli attuali 98 individui stimati dalla Provincia nel report Grandi Carnivori.
In seguito all’uccisione del 26enne Andrea Papi da parte dell’orsa JJ4, figlia di due orsi arrivati dalla Slovenia, la discussione sul Life Ursus si è riaccesa. Nel frattempo la Provincia ha iniziato a usare sempre più spesso lo strumento della rimozione degli orsi ritenuti problematici. L’ultimo in ordine di tempo è stato proprio M91 che per aver inseguito una persona è stato «classificato pericoloso ai sensi del Piano citato (fino al grado 16 su 18)».
In realtà, proprio leggendo il Pacobace emerge una realtà ben più complessa: «La valutazione dei comportamenti va condotta caso per caso, tenendo conto non solo della chiave interpretativa circa il grado di problematicità fornita dalla tabella sopra riportata, ma anche della probabilità di corretta attribuzione dei comportamenti ad uno specifico individuo, della frequenza di registrazione dei diversi atteggiamenti, del contesto in cui si sono verificati, dell’evoluzione di tali comportamenti, dell’efficacia nell’applicazione di eventuali misure di dissuasione».
Oltre ad azioni più energiche come la rimozione, anche per il grado di pericolosità associato a M91, esisteva un ventaglio di possibilità, compreso il monitoraggio, che però si è realizzato all'interno di una finestra temporale molto breve che va dal 16 ottobre al 30 novembre. La Provincia ha quindi scelto di applicare la misura più cruenta possibile tra quelle enumerate dal Pacobace.
L’esperto: «Il Pacobace è uno strumento, la decisione è politica»
Gli orsi in Italia non sono tutti uguali: esistono due mondi separati e opposti per ciò che concerne la gestione dei plantigradi che affondano le radici in ragioni storiche e biologiche. Mentre il modello trentino chiede autonomia rispetto all'abbattimento degli individui giudicati problematici, quello abruzzese è volto alla tutela dell'orso quasi a ogni costo. Lo sa bene Paolo Ciucci, zoologo e docente dell'Università La Sapienza di Roma, tra i maggiori esperti dell'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), la sottospecie più rara al mondo presente solo sull'Appennino centrale.
Non è raro che in Abruzzo gli orsi appartenenti a questa sottospecie vengano avvistati all'interno dei paesi e dei piccoli borghi che costellano le aree naturali. Però per loro l'abbattimento non è mai stato preso in considerazione, neanche per gli individui più confidenti come Juan Carrito. Per lui nel 2022 fu scelto di tentare la via della traslocazione, un'operazione fino a quel momento inedita in Italia che prevedeva il trasferimento dell'animale dalle aree urbane a quelle di montagna.
Questa caparbietà degli enti locali e dei parchi nazionali abruzzesi trova giustificazione nella unicità genetica degli orsi marsicani, ma è anche la cartina di tornasole della varietà di misure a disposizione della politica.
«L'abbattimento deve essere contemplato in una zona dove c'è alta densità di orsi che convivono con umani, ma sta alla politica interpretare il Pacobace», spiega Ciucci che da sempre segue e studia gli orsi.
«M91 è stato giudicato pericoloso perché aveva seguito una persona per 20 minuti ed è stato rilevato diverse volte all'interno dei paesi. Secondo il Pacobace c'era quindi una reiterazione di comportamenti pericolosi, e per questo è stato deciso di procedere con l'abbattimento, con l'avallo del parere positivo dell'Ispra», rileva l'esperto.
Tuttavia, la reiterazione dei comportamenti pericolosi da parte dell'orso apre le porte a domande sulla gestione degli orsi sul territorio: «Se il Pacobace prevede l'abbattimento per gli orsi che frequentano i paesi, si deve dare per scontato che non ci siano in questi luoghi attrattive come i cassonetti dei rifiuti. Se un orso viene definito pericoloso perché i rifiuti non sono stati messi in sicurezza allora ci sono due problemi: l'orso che ha perso la paura delle persone, e anche chi non provvede a rendere inaccessibili agli animali queste risorse alimentari».
Gli orsi sono solitamente elusivi, ma quando capiscono che dove ci sono delle persone ci sono anche risorse alimentari facilmente accessibili come i rifiuti, ecco che intensificano le visite in aree urbane. Per questo in Abruzzo da tempo è in atto una battaglia per rendere anti-orso tutti cassonetti nelle aree frequentate dai selvatici.
«Qualcosa su M91 andava fatto, ma non si può pensare di abbattere gli animali senza prevedere di rimuovere le cause che provocano quel comportamento», conclude Ciucci.
Per definire un orso “pericoloso” è importante conoscere la storia del soggetto e tener conto dei suoi eventuali precedenti comportamenti anomali e delle risposte alla dissuasione. Secondo le associazioni di tutela animale però non c’è stato niente di tutto ciò da parte della Provincia.
L'avvocato delle associazioni: «Radiocollare facilita operazioni di abbattimento»
Dopo la morte di M91 la Lndc Animal Protection ha denunciato il presidente della Provincia Maurizio Fugatti per l’uccisione ingiustificata di un animale protetto, in violazione delle normative nazionali ed europee sulla tutela della fauna selvatica.
Ad agevolare l'uccisione di M91 sono stati diversi strumenti nelle mani della provincia, tra cui il radio collare, applicato all'orso poco più di un mese prima della morte. Uno strumento che secondo l'avvocato dell'associazione, Michele Pezone, la Provincia utilizza con una duplice funzione: «Di fatto, il radiocollare da una parte consente il monitoraggio dell'orso, dall'altra facilita le operazioni di abbattimento».
Trovare un orso maschio non è facile neanche per i forestali. Questi individui si spostano moltissimo e hanno un areale molto più ampio rispetto alle femmine, questo complica le operazioni di cattura, che infatti per M91 sono proseguite per oltre sei mesi. Una volta applicato il radio collare, Fugatti ha firmato il decreto di abbattimento con la possibilità di eseguirlo immediatamente.
Le associazioni di tutela animale e ambientale col tempo hanno affinato i metodi per bloccare, almeno temporaneamente, le ordinanze di abbattimento di Fugatti, attraverso i ricorsi al Tar. Il presidente della Provincia ha fatto altrettanto, preferendo alla consueta ordinanza contingibile e urgente il decreto di abbattimento che gli consente un'azione immediata.
«Decreto e ordinanza seguono due procedure diverse – spiega Pezone – In precedenza avevamo avuto delle pronunce da parte della giustizia amministrativa che avevano sospeso le sue ordinanze, per cui è possibile immaginare che la Provincia cautelativamente anche per questo preferisca il decreto, soprattutto quando sa di poterlo eseguire immediatamente».
A fare la differenza è quindi la tempistica: «All'interno dell'amministrazione provinciale hanno elaborato una strategia efficace: il provvedimento viene pubblicato nel fine settimana e fatto eseguire subito. Si tratta di una strategia ormai evidente, non ci sono più dubbi».
Il primo orso che ha inaugurato questa modalità di azione è stato M90, ucciso a febbraio 2024. «Dopo M90 è toccato a KJ1, e adesso a M91. Non c'è una casualità dietro questo sistema, ma una coordinazione, questo è chiaro».