UN PROGETTO DI
23 Aprile 2025
13:43

Occhiali basati sull’Intelligenza Artificiale per i non vedenti: così si potrebbe evitare di usare i cani

Un prototipo di occhiali guidati dall'IA è allo studio in Cina per consentire totale autonomia a persone non vedenti o ipovedenti, eliminando così l'uso dei cani e dei bastoni. Si lavora per evitare lo stigma sociale e rendere la persona libera anche da pregiudizi sociali e uno strumento di questo tipo aiuterebbe anche i cani a vivere una vita in linea con i loro bisogni etologici che, giocoforza, vengono messi da parte a favore del supporto che devono dare agli esseri umani.

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La vita di un cane da conduzione per persone non vedenti non viene spesso raccontata per quella che è davvero. L'argomento è molto delicato da trattare, visto e considerato che i cani che svolgono questo compito nell'immaginario collettivo sono considerati alla stregua di eroi al servizio dell'umanità. Ed effettivamente il loro ruolo è salvifico per molte persone che purtroppo hanno perso il senso della vista e ci sono professionisti che si sono formati proprio specificamente per addestrarli e centri in Italia in cui ormai principalmente Golden e Labrador Retrivier vengono selezionati per diventare "gli occhi" di chi non vede più.

Fatta questa premessa, come anticipavamo, non si sa molto dello stile di vita che però questi animali conducono che non è in linea con le necessità etologiche di un cane e che vede quest'ultimo privarsi di molti aspetti fondamentali per una vita in cui vengono rispettati completamente i suoi desideri e i suoi bisogni.

Questa situazione potrebbe cambiare, migliorando la vita sia al cane che al conduttore che davvero potrebbe essere del tutto autonomo grazie a degli occhiali che attraverso un sistema di intelligenza artificiale fanno sì che i non vedenti possano orientarsi senza l'animale al fianco o l'uso del bastone.

La tecnologia alla base degli "occhiali intelligenti"

Un team di ricercatori della Shanghai Jiao Tong University ha sviluppato degli "occhiali intelligenti" che offrono assistenza in tempo reale alle persone non vedenti, aiutandole a orientarsi in modo indipendente.​ Il software alla base del funzionamento prevede l'uso di un mini computer della grandezza di una carta di credito che viene installato sui Google Glasses, prototipo su cui lavorava il gigante di Mountain View e che poi non ha mai visto la luce sul mercato. La microcamera di cui sono dotati gli occhiali rimanda ciò che vede intorno e davanti a sé all'IA che elabora le informazioni identificando tutto ciò che c'è nel contesto e sul percorso, dagli ostacoli agli oggetti. La persona che indossa gli occhiali riceve a sua volta indicazioni attraverso vibrazioni e segnali sonori che sfruttano la conduzione ossea mentre le orecchie rimangono libere di ascoltare i suoni dell'ambiente circostante.

Gli occhiali, poi, vengono collegati a loro volta a guanti speciali che la persona indossa: sono fatti di pelle sintetica che restituisce alla persona con problemi di vista anche un feedback tattile utile ad avere una maggiore percezione dello spazio in cui si trova.

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La telecamera è attualmente montata sugli occhial ma i ricercatori stanno lavorando a un modello più leggero e soprattutto discreto. Credit: Tang et al., Nature Machine Intelligence

L'Unione Europea dei Ciechi ha reso noto che solo nel Vecchio Continente ci sono oltre 30 milioni di persone che sono non vedenti o ipovedenti. Gli attuali dispositivi che sono stati proposti sul mercato per supportare la vita quotidiana di chi è affetto da patologie che riguardano la vista sono stati valutati come non atti allo scopo, soprattutto perché ingombranti o "stigmatizzanti". L'obiettivo di questi nuovi occhiali è offrire anche alla persona che li usa la possibilità di non essere etichettato come ‘persona malata' da parte della società civile.

Al momento questi occhiali non sono in commercio e si stanno ancora testando. Sicuramente ciò che inciderà tanto – qualora davvero facciano ciò che promettono – sarà il costo e per ora, non ci sono dettagli in merito.​ Attualmente la soluzione più simile è quella degli Envision Glasses, occhiali progettati per supportare persone non vedenti o ipovedenti che sono basati sempre su sistemi nati in casa Google ("Google Glass Enterprise Edition 2") e che sfruttano l'IA per la lettura dei testi, il riconoscimento facciale e la descrizione di scene e contesti alla persona che li indossa. Se ci basiamo su quanto dunque è già possibile acquistare, a seconda dei modelli il prezzo oscilla tra i 1900 e i 3500 euro.

Quanto costa l'addestramento e il mantenimento di un cane guida?

Sembra un costo alto, vero? Ebbene allora bisogna sapere che l'addestramento di un cane guida, come indicato anche sul sito del servizio dedicato dei Lions, varia tra i 15.000 e i 25.000 euro, a seconda del centro di formazione e delle specifiche esigenze dell'animale. Questi costi non sono mai a carico delle persone cui poi sono destinati ma vengono coperti attraverso donazioni private, fondi raccolti da associazioni e contributi pubblici. 

La domanda, dunque, rimane quanto è a carico dei cittadini perché, ad esempio, mentre i Lions finanziano interamente la cifra attraverso la raccolta fondi ci sono regioni come la Toscana, che ha la più nota scuola di addestramento di cani da conduzione per non vedenti ("Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi") che è parte dei servizi offerti dall'ente pubblico. Il 17 aprile 2025 è stato firmato l'ultimo accordo tra l'Unione Italiana Ciechi e la Regione Toscana in cui è stato stabilito "un accordo che prevede un budget di 110.000 euro di risorse regionali che saranno erogate nell’arco di un triennio".

Da quest'anno, poi, la gratuità sui mezzi di trasporto che era riservata solo ai cani guida dei ciechi sui mezzi di trasporto pubblico, come scritto sul sito dell'Associazione Medici Veterinari (Anmvi), "sarà riconosciuta a tutti i ‘cani di assistenza'. Lo prevede la Legge di Bilancio ( commi 223-229) in base alla quale sono considerati tali anche i cani guida di ipovedenti e di persone con disabilità o affette da patologie". A tal fine è stato stanziato un milione di euro "in favore del trasporto pubblico locale, anche ferroviario; altri 400 mila euro all’anno sono stanziati per le procedure di controllo sui soggetti abilitati al tesseramento".

La vita dei cani da conduzione per non vedenti

Sostituire attraverso la tecnologia l'uso dei cani è dunque un passo in avanti non solo per l'indipendenza totale della persona non vedente ma anche per non pesare sulle casse degli enti pubblici e dei portafogli dei donatori privati e i soldi, in generale, potrebbero essere così destinati ad altro. Questo da un punto di vista strettamente umano centrico ma anche per gli animali coinvolti ci sarebbe la fine di quello che comunque è uno sfruttamento, sebbene – sia chiaro – le associazioni che abbiamo citato e le altre che si occupano di questo tipo di addestramento hanno a cuore il benessere degli animali e c'è consapevolezza, da quando l'addestramento classico è stato soppiantato da un approccio cognitivo zooantropologico, di quanto il tipo di vita a cui vengono obbligati li privi di alcune necessità etologiche fondamentali.

Come vive, infatti, un cane da conduzione per non vedenti? Sin dalla nascita il suo destino è segnato da un percorso di relazioni a intermittenza. I cuccioli, infatti, vengono affidati a famiglie che li terranno con loro per un periodo relativamente breve ma fondamentale: l'età evolutiva che va dai due ai dieci mesi in linea di massima, in cui si legano alle persone con cui stanno e a cui sono stati destinati proprio per abituarli a una vita in casa per imparare la normalità di essere parte di un gruppo sociale di umani.

Una volta però che si sono affezionati e legati al nucleo cui sono stati affidati, ecco che rientrano nel centro di addestramento dove avviene la fase di valutazione per comprendere se hanno le qualità adatte a diventare dei conduttori di persone non vedenti. A livello relazionale si legheranno così ai loro addestratori e vivranno per la seconda volta in un nuovo ambiente che per un certo periodo di tempo diventerà la loro casa più o meno dai 12 ai 18 mesi.

Una volta formati, ecco il terzo cambio. Gli addestratori e gli operatori sociali cercano il ‘match' giusto tra i richiedenti del servizio e solo quando si creano le condizioni adatte ovvero si valuta che il binomio possa funzionare, il cane diventerà parte di ancora un'altra "famiglia": quella che si forma tra lui e il non vedente cui è stato donato.

Ma la vita di cane da conduzione insieme alla persona prive della vista o ipovedente dura fin quando l'età anagrafica del cane lo consente e, in media, la ‘carriera' finisce intorno agli 8 – 10 anni. Che fine fa quell'animale, poi?

Alcuni rimangono con il loro umano di riferimento quando il legame che si è creato è diventata una vera e propria relazione affettiva. Molti invece rientrano nei luoghi dove erano stati addestrati e passano la ‘pensione‘ con gli altri cani restituiti e tutti – in base ovviamente anche allo stato psicofisico in cui si trovano – possono essere ancora adottati, qualora ci sia qualcuno che li vuole. Si tratterebbe, nel migliore dei casi, della quarta ‘famiglia' della vita di un cane che ha dovuto subire distacchi emotivi molto intensi in così tanti momenti della sua esistenza.

Questa è solo una parte della vita dei tanti Golden o Labrador che sono usati a questo scopo, poi bisogna anche focalizzare l'attenzione sullo stile di vita che conducono. L'addestramento li obbliga a non fare cose che sono proprio fondamentali per un cane e ne citiamo solo una per fare un esempio semplice: quando il cane è in modalità lavoro non può permettersi di annusare un odore che lo attira. Potrà sembrare una cosa da poco per noi che non abbiamo l'olfatto come senso elettivo ma attraverso il naso un cane legge il mondo, si informa di ciò che accade… praticamente vive e si sente vivo.

Detto tutto ciò e come premesso sin dall'inizio, qui non si sta discutendo sul valore intrinseco del ruolo di un cane guida per persone che hanno problemi gravi della vista ma su come si possa utilizzare l'ingegno umano a favore della nostra specie utilizzando la tecnologia per motivi altamente etici che vanno così a salvaguardare noi e gli altri esseri viventi, come anche solo destinare i finanziamenti pubblici a ricercatori che lavorano a questo scopo, ovvero finalizzando il lavoro allo sviluppo di nuovi strumenti nel rispetto del benessere complessivo.

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