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Il Consiglio dell'Unione Europea ha fatto un ulteriore passo verso il declassamento dello status di protezione del lupo: presto la specie passerà da "rigorosamente protetta" a semplicemente "protetta" all'interno della Direttiva Habitat, uno dei testi fondamentali per la tutela della fauna selvatica in Europa. La decisione arriva dopo il primo declassamento all'interno della Convenzione di Berna, entrata in vigore a marzo 2025.
Questa scelta, definita dagli esperti di conservazione come un atto politico, solleva forti preoccupazioni all'interno di buona parte della comunità scientifica che ne contesta la mancanza di solide basi.
Cosa succede con il declassamento dello status di protezione nella Direttiva Habitat
Il 16 aprile 2025 i rappresentanti degli Stati membri hanno approvato il mandato del Consiglio per modificare lo status di protezione del lupo, allineando la legislazione dell'UE alla Convenzione di Berna aggiornata dopo il declassamento approvato lo scorso anno. Il mandato include una modifica mirata della Direttiva Habita, in quanto legge che attua la Convenzione di Berna, per riflettere il nuovo livello di protezione del lupo da "rigorosa protezione" a "protetto".
I rappresentanti degli Stati membri hanno così approvato l'obiettivo di allineare la legislazione dell'UE alla recente decisione della Convenzione di Berna, entrata in vigore il 7 marzo 2025, a seguito della proposta della Commissione di modificare lo status di protezione del lupo da specie "rigorosamente protetta" a specie "protetta".
"L'obiettivo – hanno spiegato dal Consiglio Europeo – è garantire maggiore flessibilità nella gestione delle popolazioni di lupo nei paesi dell'UE, al fine di migliorare la coesistenza e ridurre al minimo l'impatto della crescente popolazione della specie, comprese le sfide socioeconomiche. Gli Stati membri possono adottare livelli di protezione più rigorosi.
Anche se i lupi non saranno più considerati titolari di una protezione integrale, gli Stati membri dovranno comunque garantirne uno stato di conservazione favorevole e applicare misure di monitoraggio che potrebbero portare a divieti di caccia temporanei o locali. Inoltre, i finanziamenti e il sostegno dell'UE continueranno a essere disponibili per le misure di coesistenza e prevenzione e gli aiuti di Stato per indennizzare gli agricoltori colpiti potrebbero rimanere in vigore.
Contro la decisione europea sono intervenute le maggiori sigle ambientaliste: al momento sono aperti due procedimenti per evitare l'escalation che porterà il lupo a poter essere cacciato: il primo alla Corte di Giustizia dell’U, mentre il secondo è un reclamo al Mediatore europeo.
Io non ho paura del lupo: "Decisione che vanifica decenni di sforzi per la coesistenza"
"Alla luce di questi elementi, riteniamo che ogni decisione definitiva debba essere sospesa fino al completo chiarimento sul piano scientifico, giuridico e procedurale", è la posizione di Io non ho paura del lupo, tra le maggiori organizzazioni di tutela del lupo in Europa.
"Sebbene la modifica non apra formalmente alla caccia indiscriminata, rappresenta un grave arretramento nelle politiche di conservazione – dichiara l'associazione – Il declassamento dello status di protezione rischia di vanificare decenni di sforzi per la coesistenza, umilia la scienza e amplifica ulteriormente conflitti e tensioni sociali, mettendo nuovamente a rischio una specie che rappresenta un patrimonio naturale e culturale europeo".
L'associazione richiama inoltre alla responsabilità la politica italiana: "il Governo italiano deve chiarire con urgenza la propria posizione, lavorando per l’approvazione del Piano nazionale di conservazione e gestione del lupo, bloccato da anni. Senza uno strumento aggiornato, qualsiasi decisione risulta priva di efficacia e visione. Molte Regioni inoltre mostrano gravi carenze nel monitoraggio della specie, con lacune enormi nella raccolta dati e nella conoscenza effettiva della distribuzione del lupo, sull’impatto delle numerose e spietate uccisioni illegali, elementi indispensabili per ogni politica di gestione seria e scientificamente fondata. Oggi bisognerebbe chiedersi se la maggioranza dei cittadini italiani voglia l’uccisione dei lupi, o prediliga soluzioni concrete per la coesistenza e la prevenzione dei danni. In questo senso il Governo dovrebbe ascoltare la società civile e la scienza, anziché gli interessi di una parte del mondo agricolo".
Il presidente di Io non ho paura del lupo, Daniele Ecotti, lancia infine l’allarme: "Il lupo, simbolo italiano di resistenza e rinascita, rischia di tornare nell’ombra da cui, con fatica, lo avevamo salvato. Non possiamo permettere che questo accada. Serve responsabilità, serve coraggio politico e serve ascoltare la scienza e i cittadini".