È vietato detenere lupi ibridi frutto dell'incrocio tra cane (Canis lupus familiaris) e lupo (Canis lupus). Lo ha ribadito la recente sentenza della Cassazione con cui i giudici hanno rigettato il ricorso di un cittadino di Pordenone che deteneva in casa un lupo ibrido.
L'uomo nel 2023 era stato indagato per il reato di detenzione di specie selvatiche. Gli avvocati della difesa si erano opposti asserendo che gli ibridi tra specie domestiche e selvatiche non sono presenti negli elenchi degli animali che possono costituire pericolo per la salute e l'incolumità pubblica, e quindi non ne è proibita la detenzione.
Con la sentenza del 25 novembre 2024, invece, i giudici hanno ribadito che è vietato detenere animali di specie selvatica, anche nati e allevati in cattività, che costituiscano pericolo per la salute e per l'incolumità pubblica o per la biodiversità, nonché gli ibridi, compresi gli incroci tra specie diverse o tra selvatico e domestico.
Perché è vietato detenere lupi ibridi in casa
La pronuncia dei giudici ribadisce il divieto di detenere lupi ibridi in casa già presente nella normativa nazionale ed europea. La vicenda processuale di Pordenone però non è ancora conclusa, come sottolinea l'avvocata Alessandra Marchi, referente dell'associazione animalista Leidaa per il Friuli Venezia Giulia: «Il procedimento è ancora in fase di indagine. La sentenza della Cassazione non è entrata nel merito della vicenda, ma fa riferimento al ricorso presentato dall'uomo sulla questione dell'ibrido».
In particolare, per sostenere la linea della non detenzione vengono citate norme precise. Il primo è l'articolo 4 comma 1 del decreto legislativo 135 del 2022:
Fermo restando quanto disposto all'articolo 3, è vietato a chiunque detenere animali vivi di specie selvatica, anche nati e allevati in cattività, che costituiscano pericolo per la salute e per l'incolumità pubblica o per la biodiversità, nonché gli ibridi tra esemplari delle predette specie e di altre specie selvatiche o forme domestiche e le loro successive generazioni
Segue poi il Decreto del Ministero dell'Ambiente 19/4/1996 che, all'articolo 1, prevede:
Ai fini dell'individuazione delle specie che possono costituire pericolo per la salute e l'incolumità pubblica, sono da considerare potenzialmente pericolosi per l'incolumità e la salute pubblica, tutti gli esemplari vivi di mammiferi e rettili selvatici ovvero provenienti da riproduzioni in cattività che in particolari condizioni ambientali e/o comportamentali, possono arrecare con la loro azione diretta effetti mortali o invalidanti per l'uomo o che non sottoposti a controlli sanitari o a trattamenti di prevenzione possono trasmettere malattie infettive all'uomo.
L'allegato A del medesimo decreto, oltre a inserire il lupo fra le specie pericolose, precisa:
Tutti gli esemplari selvatici, cioè provenienti direttamente dall'ambiente naturale; tutti gli esemplari nati in cattività, intesi come individui provenienti da una riproduzione di cui almeno uno dei genitori sia di provenienza selvatica e comunque riferito ad individui appartenenti alla sola prima generazione.
Secondo l'avvocata Marchi, nonostante i tanti riferimenti utilizzati dai giudici, nella normativa restano ancora dei punti oscuri circa gli ibridi: «Va fatta chiarezza nell'interesse di tutti. È chiaro che gli ibridi di prima generazione, cioè con un genitore lupo, non possano essere detenuti, ma per gli individui di quarta generazione la questione è più complessa – spiega – questi possono essere detenuti da privati perché anche formalmente non si tratta più di lupi».
In questi casi però è necessario avere una documentazione rigorosa come test del Dna e il registro delle nascite che attestino gli accoppiamenti. Il tema resta sul tavolo anche per ciò che concerne l'aspetto conservazionistico.
Le conseguenze dell'ibridazione tra lupo e cane
I lupi ibridi sono il risultato dell'accoppiamento tra lupo e cane, animali che dal punto di vista biologico appartengono alla stessa specie e di conseguenza possono riprodursi. L'ibridazione è recente se è avvenuta una o due generazioni precedenti, mentre è più antica risalendo fino a dieci generazioni. Gli ibridi di specie selvatiche con la variante domestica sono quindi considerati, almeno fino alla quarta generazione, assimilabili alla specie selvatica, e quindi la detenzione è vietata.
Tuttavia, come sottolinea il divulgatore ed esperto di conservazione del lupo Marco Antonelli: «Gli ibridi di cane e lupo non sono inquadrati in una norma apposita. Questo vale sia per gli esemplari detenuti in casa dai privati che gli ibridi presenti in natura».
Un problema molto più diffuso di quanto si creda, che rischia di compromettere l'esistenza stessa dei lupi. «Gli ibridi lupo-cane in natura sono spesso il frutto di una cattiva gestione dei cani che possono ibridarsi con i lupi in natura e dare vita all'introgressione di Dna canino all'interno della popolazione di lupo, con tutte le conseguenze del caso sulla conservazione dell'integrità sia genetica sia ecologica della specie selvatica».
Le conseguenze sono più estese di quanto comunemente si creda e determina un cambiamento morfologico e non solo. «Gli ibridi di prima generazione cresciuti in natura si comportano esattamente come i lupi: vanno in dispersione e possono accoppiarsi introducendo il Dna canino all'interno della popolazione selvatica di lupo. A lungo andare questo processo può portare alla scomparsa di adattamenti che il lupo ha evoluto in centinaia di migliaia di anni».
«Non possiamo prevedere le conseguenze sull'evoluzione del lupo di questo processo, ma sappiamo che potenzialmente possono essere molto gravi».