Centinaia di scienziati di tutto il mondo hanno scritto al Segretario generale della Convenzione di Berna per chiedere di non consentire il declassamento dello status di protezione del lupo perché «una simile scelta non sarebbe basata sulla scienza».
Gli esperti chiedono agli Stati europei sia di mantenere la rigorosa protezione attualmente garantita ai lupi, sia di dare priorità alla convivenza tra le persone e la natura. Le richieste sono contenute in due lettere che affrontano il tema della conservazione del lupo e i benefici ecosistemici che ne derivano.
Le due lettere evidenziano, dal punto di vista scientifico, la necessità di stabilire solide politiche di conservazione e ripristino della natura in Europa e riconoscono il «ruolo chiave svolto dai lupi». Questo termine non è casuale dato che il lupo è definito proprio "specie chiave", cioè un animale che grazie alla sua posizione al vertice dell'ecosistema regola le popolazioni sottostanti. La sua espansione degli ultimi decenni è anche all'abbondanza di prede, soprattutto ungulati, e l'intervento coatto dell'uomo potrebbe sbilanciare il rapporto predatore-preda.
Gli scienziati fanno notare «i rischi di un declassamento della protezione sia in termini di conservazione della specie stessa, sia di implicazioni per il recupero ecologico più in generale.
Declassare la protezione del lupo significherebbe per l’Europa un disimpegno dagli obiettivi di recupero ecologico globale».
Ora la decisione spetta al Comitato permanente della Convenzione di Berna che si riunirà a dicembre.
Quando e come si è arrivati al declassamento dello status di protezione del lupo
La proposta di declassare lo status di protezione del lupo è arrivata nel dicembre 2023 dalla Commissione Europea a seguito dell'incremento della popolazione. Nell'ultimo decennio, infatti, proprio grazie alle politiche di conservazione volute dalle autorità europee, l'areale dei lupi è aumentato del 25%. Un risultato che però resta fragile e parziale: 6 delle 9 popolazioni transfrontaliere di lupo in Europa non hanno ancora raggiunto uno stato di conservazione favorevole.
Nonostante ciò l'incremento dell'areale dei lupi con la conseguente ricolonizzazione di aree dalle quali erano spariti ha causato una levata di scudi in tutta Europa da parte dell'industria zootecnica. Il lupo con le sue predazioni occasionali agli animali domestici è visto come una minaccia e gli allevatori non hanno gli strumenti per mettere in sicurezza le proprie attività. Attivisti ed esperti consigliano agli Stati di investire su misure di prevenzioni, e non cruente, che invece sono strumenti emergenziali.
Cosa succederà ai lupi dopo il declassamento?
Il lupo è un animale protetto in Europa ai sensi della Convenzione di Berna, la più antica convenzione al mondo nel campo della conservazione della natura. Si compone di quattro allegati: il primo elenca le specie vegetali strettamente protette; il secondo le specie animali strettamente protette; il terzo le specie animali semplicemente protette; e infine strumenti e metodi di uccisione, cattura o altro tipo di sfruttamento vietati.
Il lupo al momento è presente nel secondo allegato, quello delle specie animali che godono della protezione più rigorosa. Queste specie non possono essere uccise con facilità neanche per volontà dello Stato, per abbatterli sono necessari requisiti particolarmente stringenti. Il declassamento dall'allegato II al III permetterà di applicare con maggiore facilità forme di gestione e prelievo, permettendo ai Paesi di stabilire delle quote di abbattimento. L'Italia potrebbe quindi prevedere abbattimenti annuali di lupi in maniera autonoma e senza una motivazione specifica.