Negli ultimi giorni, diversi titoli allarmistici e sensazionalistici hanno invaso i social e i media anche italiani, facendo leva su superstizioni e congetture prive di qualsiasi base scientifica in merito a recenti ritrovamenti di pesci remo, un specie abissale molto rara e molto difficile da osservare.
"Avvistato un raro pesce dell'Apocalisse", "È un segno di avvertimento: ci sono disastri imminenti", questi alcuni dei titoli proposti. Questo tipo di narrazione, pur catturando l'attenzione, non fa altro che alimentare allarmismo distorcendo la realtà. Approfondiamo, quindi, cosa sappiamo davvero su questi enigmatici abitanti delle profondità marine.
Gli avvistamenti recenti in California e il mito che non muore
All'inizio di novembre, un pesce remo lungo circa 3 metri è stato trovato morto sulla spiaggia di Grandview, a Encinitas, in California. Non si tratta però dell'unico caso recente: nei mesi scorsi, altri due esemplari si erano arenati lungo le coste dello stato. Uno, lungo quasi 4 metri, era stato trovato a San Diego ad agosto, mentre un altro, in avanzato stato di decomposizione, era stato rinvenuto invece a Huntington Beach, a settembre. Questi tre eventi ravvicinati hanno destato curiosità, anche perché questi animali sono piuttosto rari da avvistare in tutto il mondo.
Dal 1901, sono stati appena 21 i pesci remo ritrovati sulle coste californiane prima degli ultimi avvistamenti, rendendo quindi la recente serie davvero insolita. Tuttavia, non c'è alcun motivo di credere che ciò abbia qualcosa a che fare con catastrofi o disastri naturali imminenti, come purtroppo alcuni media fanno credere.
Tutto nasce da una leggenda giapponese, secondo cui il pesce remo – conosciuto localmente come Ryugu no tsukai – sarebbe un presagio di terremoti o tsunami. Alcuni hanno anche collegato i ritrovamenti di questi animali con il potente terremoto con tsunami che causò oltre oltre 30.000 vittime in Giappone nel 2011. Ma quanto c'è di vero in queste coincidenze?
Perché non c'è nessuno legame tra pesci remo e terremoti
Mettendo da parte superstizioni e profezie soprannaturali, alcuni in passato hanno ipotizzato che potesse esserci un qualche tipo di legame tra i possibili cambiamenti ambientali che precedono un terremoto – impercettibili per noi umani – e i ritrovamenti di questi pesci lungo le spiagge. Alcuni studiosi hanno provato a indagare anche questo possibile aspetto, un lavoro culminato in un report pubblicato nel 2019 sul Bulletin of the Seismological Society of America che però non ha trovato alcuna prova a supporto di queste teorie. Gli autori hanno analizzato 336 avvistamenti di pesci abissali e 221 terremoti avvenuti in Giappone, trovando solo una debole correlazione in un singolo caso: una semplice coincidenza.
È evidente, quindi, che non esiste alcun legame tra questi animali e i disastri naturali, una credenza che è il frutto di tradizioni culturali affascinanti, ma prive di fondamento. Ma perché quindi si spiaggiano? Secondo Ben Frable, responsabile della Scripps Oceanography Marine Vertebrate Collection, il recente aumento di spiaggiamenti potrebbe essere legato a cambiamenti nelle condizioni oceaniche oppure alla crescita della popolazione. Fenomeni come gli uragani, le maree rosse o i cambiamenti climatici, possono influenzare il comportamento e la distribuzione degli animali, portandoli fuori dal loro habitat naturale. Tuttavia, non ci sono prove certe ed è probabile che ci siano una serie di fattori diversi dietro questi ritrovamenti.
Chi è il pesce remo?
Il pesce remo, conosciuto anche come re di aringhe o regaleco (Regalecus glesne) è il più lungo tra tutti i pesci ossei conosciuti, con una lunghezza totale che può arrivare anche oltre gli 8 metri. Vive nelle profondità marine di tutto il mondo, Mediterraneo incluso, ma la sua natura elusiva lo rende un animale estremamente difficile da osservare e ancora poco conosciuto. Ha un aspetto nastriforme e nuota con movimenti ondulatori simili a quelli di un serpente. Sulla testa possiede un sorta di "cresta" di raggi rossi, come la lunga pinno dorsale che percorre tutta la lunghezza del suo corpo.
Si nutre di piccole prede, come pesci, molluschi e crostacei, ma per il resto si conosce davvero molto poco del suo comportamento e delle sue abitudini. La maggior parte delle informazioni le abbiamo da pochissimi individui avvistati in vita e da quelli che finiscono appunto per arenarsi già morti sulle spiagge, un evento pur sempre straordinario e che riceve parecchio risalto mediatico. Tuttavia, la loro comparsa non deve essere certamente interpretata come un segno mistico, bensì come un'opportunità per la scienza. Gli studiosi possono infatti raccogliere campioni e dati preziosi su una specie che è molto difficile da studiare in vita nel suo habitat naturale.
Un invito a guardare oltre i sensazionalismi
La scienza – e più in particolare la zoologia e lo studio della biodiversità – non ha bisogno di miti per rendere più affascinanti gli avvistamenti di animali rari, poco conosciuti o dall'aspetto insolito, come buona parte dei pesci "stranissimi" che vivono negli abissi. Il pesce remo, con la sua maestosità, la sua forma e il mistero che ancora avvolge la sua vita e la usa biologia, è già straordinario di per sé. Dalle profondità marine alle spiagge, ogni avvistamento ci offre la possibilità di scoprire qualcosa in più su di lui e sugli oceani, un mondo ancora in gran parte inesplorato e sconosciuto.
Non c'è bisogno di diffondere allarmismo e false credenze inseguendo il click-bait. Per cui, la prossima volta che leggerete di pesci remo e terremoti, ricordate: non c'è alcun presagio in atto. C'è solo la natura, con le sue "infinite forme bellissime" – come scriveva il grande naturalista inglese Charles Darwin – che ci invita a guardare un po' più da vicino senza timori e superstizioni.