Nel settembre del 2015 tre ricercatori pubblicarono uno studio in cui era contenuto ciò che era emerso dagli scavi condotti nelle piramidi del Sole e della Luna a Teotihuacan, vicino Città del Messico, dal 1998 al 2004. La scoperta fu strabiliante, tanto da aver modificato l'interpretazione della storia della relazione tra uomini e altri animali: nei tunnel scavati dalla civiltà comunemente nota come azteca, alla base delle due imponenti strutture, erano state trovate delle aree sotterranee in cui erano custoditi i resti di quasi 200 animali tra cui puma, lupi e aquile e anche dei resti umani.
Questi ritrovamenti hanno permesso di anticipare di mille anni i tentativi di domesticazione da parte degli esseri umani su alcune specie selvatiche, tanto che nello studio i ricercatori avevano sin dall'incipit sottolineato che «dai combattimenti dei gladiatori romani alle mummie di animali egiziani, la cattura e la manipolazione dei carnivori hanno avuto un ruolo fondamentale nel modellare le gerarchie sociali in tutto il mondo antico. Questo articolo analizza il punto di svolta storico in cui gli esseri umani hanno iniziato a controllare gli animali non solo come risorse alimentari, ma anche come simboli rituali e attori sociali nel Nuovo Mondo».
La ricerca fu pubblicata su Plos One e ancora oggi si dibatte nella comunità scientifica sulle diverse motivazioni per cui quegli animali e alcuni resti umani fossero lì sepolti, tanto che oggi un libro scritto da Nawa Sugiyama, una delle coautrice dello studio del 2015, aggiunge nuovi dettagli sull'importanza di quei ritrovamenti e sul rapporto dell'antica civiltà vissuta nell'attuale Messico dal XIV al XVI secolo con gli altri animali.
Sugiyama è un'archeologa antropologa specializzata proprio nello studio dell'interazione uomo-animale e i processi e le conseguenze dell'urbanizzazione in Mesoamerica ed è co-direttrice del "Project Plaza of the Columns Complex" proprio nel sito patrimonio mondiale dell'UNESCO di Teotihuacan, dove dirige un team di ricerca. Come zooarcheologa e specialista di isotopi ossei, la professoressa ha concentrato il suo lavoro sulla comprensione del ruolo degli animali e, come descritto dalla sua biografia pubblicata su sul sito dell'Università della California «sulla prigionia di predatori rituali al vertice per il sacrificio sia a Teotihuacan che nel centro Maya di Copan, in Honduras».
Proprio su questo aspetto, ovvero su come si relazionassero i Mexica – il nome con cui si auto definiva questa società pre colombiana che poi è stata chiamata "azteca" solo molti secoli dopo – con gli animali ancora c'è molto da comprendere e il ritorno sulla scoperta del 2015 è dovuto alle novità che il libro "Animal Matter: Ritual, Place, and Sovereignty at the Moon Pyramid of Teotihuacan", pubblicato dalla Oxford University Press, oggi ci racconta.
Nel 2015 la prima interpretazione dei resti trovati fu che gli animali erano stati uccisi e lasciati nelle grandi camere sotterranee come sacrifici effettuati durante diverse fasi di costruzione delle enormi strutture in pietra. Ma fu anche ipotizzato che i mexica se ne fossero serviti per far sbranare le persone destinate ad essere loro stesse delle vittime sacrificali per ottenere il favore degli dei.
Le ossa risalgono al 150-350 d.C. e quando furono trovate, dal punto di vista della zooarcheologia, rappresentarono un punto di svolta molto importante: certificavano che il tentativo di domesticazione, o comunque l'interesse da parte degli uomini di tenere in cattività degli animali selvatici come puma e aquile, era avvenuto oltre 1000 anni prima rispetto a quanto si sapesse. I resti di Teotihuacan sono ad oggi i più antichi in assoluto dunque relativamente a questa civiltà e alla relazione con gli altri esseri viventi dell'area in cui si è sviluppata la loro storia.
Lo studio delle ossa è stato fatto attraverso l'archeologia zoologica e l'analisi degli isotopi delle ossa, cosa che ha permesso alla profesoressa Sugiyama di poter andare più a fondo rispetto a quale fosse la vita degli animali, di cosa si cibassero e il motivo della loro morte, ovvero se la loro esistenza fosse stata terminata attraverso sacrifici in cui erano in vita o se morti poi durante la prigionia. Un dettaglio fondamentale per capire come gli antichi Teotihuacani trattavano queste specie ridotte in cattività è stato scoprire la loro dieta: gli veniva dato del mais, alimento che del resto era alla base dell'alimentazione umana anche e che aveva un valore culturale profondo. I mexica ritenevano che gli esseri umani stessi fossero stati generati dal mais e questo frumento, di conseguenza, aveva anche un grande valore culturale e religioso.
Gli scheletri animali presentano anche e a loro volta segni di violenza subita da parte degli umani. Era già stato acclarato nel primo studio e ora è stato ribadito dalla professoressa Sugiyama nel suo libro precisando che ciò rappresenta, tra le altre considerazioni, che le specie ritrovate erano tenute anche proprio in cattività e «facevano parte di quel processo di creazione di una nuova politica, di un nuovo paesaggio, in cui animali ed esseri umani coordinarono una delle più ambiziose costruzioni paesaggistiche cerimoniali dell’antica Mesoamerica».
L'esperta dopo praticamente 10 anni da quel primo lavoro di analisi e quasi vent'anni dall'inizio degli scavi che hanno portato ai ritrovamenti ha aggiunto nuovi particolari soprattutto sulla camera sotterranea più ampia della Piramide della Luna, la "sepoltura 6″. Lì l'esperta ritiene che si siano svolti una sorta di spettacoli rituali che i governatori della civiltà pre azteca (ricordiamo che stiamo parlando di mille anni prima che poi si definissero così quelle popolazioni) mettevano in atto di fronte a tutta la popolazione uccidendo gli animali.
L'aquila reale, in particolare, è stato uno degli animali simbolo più venerati dall'antica comunità di Teotihuacán. Come riportato in un articolo pubblicato su Phys.org «il ritrovamento da parte di Sugiyama di 18 aquile reali nella sepoltura 6, che rappresentano una per ciascuno dei 18 mesi del calendario di 365 giorni di Teotihuacán, le consente di reimmaginare come sarebbe stata la cerimonia di dedicazione circa 2.000 anni fa. Sugiyama suggerisce che gli uccelli venivano trasportati dai funzionari dello Stato sull'avambraccio o sulla spalla (o alcuni in cattività) attraverso il corridoio principale di Teotihuacán che conduceva al punto finale, la Piramide della Luna, nota come Calzada de los Muertos o Viale dei Morti».