Quando Jane Goodall, pioniera dell'etologia, osservò per la prima volta uno scimpanzé usare un ramoscello per estrarre le termiti dal terreno, il mondo scientifico rimase sbalordito. Era il 1960, e quella semplice ma significativa scena osservata nel Parco Nazionale di Gombe, in Tanzania, mise in discussione una delle più antiche e granitiche convinzioni umane: Homo sapiens scoprì di colpo che non era l'unica specie animale in grado di fabbricare e utilizzare strumenti.
Da allora, sono stati fatti passi in avanti enormi sia nello studio dell'utilizzo di strumenti tra gli scimpanzé che in molte altre specie animali. Oggi, invece, un nuovo studio recentemente pubblicato su Science ci mostra come gli scimpanzé non solo siano dei veri maestri nell'utilizzo di strumenti, ma stanno persino affinando queste capacità attraverso un processo culturale che si sviluppa e si accumula nel corso di millenni, in maniera simile per alcuni aspetti a ciò che è avvenuto nelle società umane: grazie agli incontri e agli "scambi" di idee.
La cultura degli scimpanzé: l'uso di strumenti
Secondo i ricercatori, guidati da Cassandra Gunasekaram dell'Università di Zurigo, il comportamento degli scimpanzé è molto più dinamico di quanto sia stato ipotizzato fino a oggi. Lo studio combina dati genetici sulle migrazioni antiche degli scimpanzé con l'osservazione di 15 comportamenti distintivi legati soprattutto all'alimentazione, documentati in decine di popolazioni diverse e che coinvolgono tutte e quattro le sottospecie riconosciute oggi.
Questi comportamenti sono stati poi classificati in tre categorie diverse: alimentazione senza strumenti, come la raccolta a mano di frutti e altre risorse alimentari; utilizzo di strumenti semplici, come per esempio le foglie masticate usate come spugne per raccogliere acqua; uso di strumenti più complessi, come i "set di attrezzi" osservati in alcune popolazioni che possono includere bastoncini, sassi e persino bastoni affilati per andare a caccia.
Un esempio complesso di utilizzo di più strumenti contemporaneamente viene dal Congo, dove alcuni scimpanzé prima perforano il terreno con grossi bastoni per raggiungere i termitai in profondità, poi successivamente utilizzano steli più sottili e modificati per pescare gli insetti dalle cavità. E secondo gli autori, questo utilizzo multiplo e stratificato si è accumulato e affinato nel tempo, grazie ai contatti e agli scambi culturali tra i diversi gruppi e le diverse popolazioni.
Il ruolo dei contatti e delle interazioni tra popolazioni: il sapere che si accumula
I ricercatori hanno infatti scoperto che i comportamenti più avanzati sono correlati con gli scambi genetici – ovvero l'incrocio e rimescolamento di diversi gruppi – avvenuti negli ultimi 5.000-15.000 anni, un dato che dimostra come le innovazioni tecnologiche e l'utilizzo di strumenti si diffondono attraverso i contatti e le interazioni tra le popolazioni. Nelle aree dove le sottospecie si sovrappongono, gli scimpanzé mostrano infatti il repertorio di strumenti più complesso, dimostrando come le connessioni favoriscano l'accumulo di conoscenze.
Questo fenomeno ricorda molto da vicino anche la nostra stessa evoluzione tecnologica. Come ha spiegato anche l'autrice Gunasekaram: «Lo scambio di idee e l'innovazione incrementale sono stati fondamentali per il progresso umano, dalle prime pietre scheggiate ai moderni smartphone». Nel corso della nostra storia, infatti, ogni scambio e incontro avvenuto tra diverse culture ha favorito contaminazioni anche tecnologiche, permettendoci di accumulare e stratificare conoscenze molto più velocemente.
Un'evoluzione più lenta, ma ugualmente affascinante
A differenza di noi esseri umani, tuttavia, gli scimpanzé hanno meno opportunità di entrare in contatto con individui estranei alla loro popolazione. Le migrazioni e gli scambi avvengono molto lentamente, coinvolgendo spesso solo le femmine adulte che si spostano in nuove comunità soprattutto per evitare l'inbreeding, l'accoppiamento tra consanguinei. Anche per questo, la loro evoluzione tecnologica e culturale procede molto più lentamente e può più facilmente interrompersi da un momento all'altro.
Tuttavia, abbiamo prove a sostegno di un lento ma costante avanzamento culturale verso una tecnologia e una cultura di tipo cumulativo via via sempre più complesse. Alcuni gruppi, infatti, mostrano già un livello sorprendentemente avanzato. Gli scimpanzé di Bossou, in Guinea, hanno per esempio imparato a rompere le noci dure delle palme utilizzando "martelli" e "incudini" in pietra, e in un caso è stato persino osservato l'uso di una roccia per stabilizzare e migliorare l'efficacia dell'incudine.
Cosa possiamo imparare dai nostri cugini?
Questo nuovo studio ci ricorda quanto sia sottile il confine tra noi e i nostri parenti più stretti. Sebbene rimanga improbabile che gli scimpanzé raggiungano mai la complessità tecnologica umana, il loro lento ma costante progresso evidenzia come l'innovazione nasca comunque dalla condivisione, dall'interazione sociale e dall'accumulo di esperienze e abilità. Proprio come accaduto per i nostri antenati, la chiave per il futuro di queste grandi scimmie potrebbe quindi essere il tempo: tempo per migrare, per incontrarsi e per condividere.
Probabilmente non saranno aperti e flessibili come noi, perlomeno secondo quanto sostenuto di recente dagli scienziati Thomas Morgan e Marcus Feldman in merito alle differenze tra cultura umana e animale, ma questi affascinanti primati ci offrono comunque uno specchio in cui osservare il nostro passato e, al contempo, un indizio su come le culture, anche in forme diverse, si possono sviluppare. Per ora, continueremo a osservarli ricordandoci che, in fin dei conti, non siamo così diversi dalle scimmie che affilano i loro strumenti tra le foreste africane.