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24 Ottobre 2024
15:19

Morte di Ron Ely: cosa ci ha insegnato Tarzan sul rapporto con la natura e gli animali

Con la morte di Ron Ely, se ne va uno dei volti più noti che hanno dato vita al celebre Tarzan. Ma cosa ci racconta oggi questo personaggio sul nostro rapporto con il mondo animale e con la nostra stessa natura?

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Il 29 settembre scorso si è spento all'età di 86 anni Ronald Pierce Ely, l'attore americano che ha vestito i panni di Tarzan in una delle prime serie televisive della NBC dedicate al celebre personaggio, trasmessa tra il 1966 e il 1968. La notizia della sua scomparsa è stata diffusa solo di recente dai suoi familiari, che hanno voluto ricordare un uomo e un attore che ha inevitabilmente segnato profondamente l'immaginario collettivo, portando sul piccolo schermo "l'uomo selvaggio" più famoso di sempre.

Con la morte di Ron Ely, se ne va però anche uno degli ultimi volti legati alla versione classica – e per certi versi fortunatamente superata – di Tarzan, un personaggio che da oltre un secolo rappresenta il legame tra l'essere umano, la natura selvaggia e i nostri parenti animali non umani, ma che nel tempo è inevitabilmente cambiato. Ma cosa ci ha raccontato e ci racconta ancora oggi il personaggio di Tarzan sul nostro rapporto con il mondo animale e con la nostra stessa natura?

Tarzan, una storia di ritorno alle nostre origini

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Ron Ely sul set di Tarzan nel 1966

La storia di Tarzan nasce nel 1912 dalla penna di Edgar Rice Burroughs, che con il suo romanzo Tarzan delle Scimmie (Tarzan of the Apes) dà vita a un personaggio destinato a diventare un'icona della cultura pop. Tarzan è un bambino inglese che, rimasto orfano in una foresta dell'Africa occidentale, viene adottato e allevato da un gruppo di scimmie, crescendo tra gli animali e sviluppando una profonda sintonia con la natura. In lui convivono però due mondi apparentemente inconciliabili: da una parte, la civiltà umana, con i suoi valori e le sue regole, dall'altra, la natura pura e selvaggia, con la sua "legge del più forte" e il legame indissolubile con tutti gli altri esseri viventi.

La sua scelta di vivere nella foresta, rifiutando di tornare nella società civilizzata, simboleggia in un certo senso un ritorno alle origini, alla nostra condizione animale originaria, iniziata ormai milioni di anni fa proprio nel continente africano, quando una scimmia decise di scendere da un albero per cominciare a camminare su due soli arti. La sua decisione, rappresenta però anche una critica alla civiltà moderna, considerata fonte di alienazione e allontanamento dalla nostra vera natura da primate. Tarzan è quindi l'incarnazione di un istinto primordiale che spinge l'essere umano a riscoprire la propria natura più autentica, in sintonia con il mondo naturale e con gli altri animali, in particolare i grandi primati, con cui condivide naturalmente un legame speciale.

Cheeta, il lato animale più "puro" e maltrattato di Tarzan

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Jigs, lo scimpanzé che ha interpretato Cheeta dagli anni sessanta al 2000. Foto da Wikimedia Commons

Nell’immaginario collettivo, Tarzan non è mai solo: accanto a lui, da sempre, c'è Cheeta (talvolta scritto anche Cheetah, Cheta, Chita o Cita), lo scimpanzé che lo accompagna nelle sue avventure sul grande e piccolo schermo. Questo personaggio ha contribuito a rendere ancora più forte e iconico il legame di Tarzan con gli animali, un rapporto di fratellanza che trascende le differenze di specie e che ci ricorda la nostra appartenenza all'ordine dei primati, in particolare alla famiglia delle grandi scimmie antropomorfe. Tuttavia, la storia dietro Cheetah rivela anche un lato oscuro del rapporto tra l'uomo e gli altri animali, figlio di un tempo che, fortunatamente, è oggi molto lontano, non solo perché è trascorso quasi un secolo.

Negli adattamenti cinematografici e televisivi che si sono succeduti dagli anni 30 fino alla fine degli anni 60, il ruolo di Cheetah è stato interpretato da una ventina di scimpanzé e altri grandi primati diversi, spesso catturati in natura, sottratti alle proprie famiglie e addestrati forzatamente per recitare al fianco degli attori. Lo stesso scimpanzé che accompagnava Ron Ely nella serie televisiva, che si chiamava Cheetah anche fuori dal set, non è mai stato raccontato o celebrato come meritava: non sappiamo se fosse un maschio o una femmina, né la sua vera età e neppure che fine abbia fatto dopo la conclusione della serie.

Questi animali venivano trattati come semplici strumenti di scena, costretti a vivere in condizioni che oggi sarebbero considerate inaccettabili e prive di qualsivoglia forma di rispetto che dovremmo riservare non solo ai nostri parenti più prossimi, ma tutti gli altri animali. Il modo in cui il cinema e la televisione (e non solo) hanno utilizzato e sfruttato gli animali per rappresentare il legame tra l'uomo e la natura riflette, inevitabilmente, il contesto dell'epoca. Fortunatamente, le cose sono cambiate molto da allora e, in un certo senso – magari anche doloroso – parte del "merito" va anche a quella visione utilitaristica, irrispettosa e inaccettabile dell'epoca.

Tarzan e l'evoluzione del nostro rapporto con la natura e gli animali

Negli anni in cui Ron Ely interpretava Tarzan, la consapevolezza e la sensibilità verso gli altri animali erano ancora parecchio limitate, e la loro presenza sullo schermo rispondeva a una visione fortemente antropocentrica, in cui gli animali venivano strumentalizzati per le esigenze di spettacolo "scimmiottando", più che altro, soprattutto noi stessi. Oggi, per fortuna, la sensibilità è cresciuta enormemente e il nostro rapporto con le altre specie è profondamente cambiato in tutti gli aspetti della società, incluso il cinema e lo spettacolo. Gli animali non sono più considerati semplici strumenti o "attori" al servizio della nostra specie, ma individui con una propria personalità, dei propri diritti e portatori di una dignità che va riconosciuta e rispettata.

Il personaggio di Tarzan con il suo legame con Cheetah e con la natura ha perciò contribuito, forse indirettamente, anche a risvegliare una riflessione su cosa significhi davvero essere umani e su quale sia il nostro posto nel mondo naturale insieme a tutte le altre specie. La celebre primatologa Jane Goodall, per esempio, è stata pesantemente influenzata da Tarzan.

In un certo senso, l'eroe della foresta cresciuta dalle scimmie ci ha ricordato che, prima di essere umani civilizzati, siamo soprattutto animali, e che questa dimensione non dovrebbe mai essere dimenticata o rinnegata, ma compresa, accettata e integrata nella nostra visione del mondo, della società e del nostro rapporto con la natura e le altre specie che condividono con noi questo pianeta.

Il "re della giungla" come simbolo di una nuova riconciliazione con la natura

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Oggi, il mito di Tarzan è cambiato, sicuramente si è affievolito, ma continua a essere un invito a una nuova riconciliazione con la natura

Oggi, il mito di Tarzan è cambiato, sicuramente si è affievolito ma continua a essere un invito a una nuova riconciliazione con la natura, a riscoprire quella parte selvaggia nascosta dentro di noi e a ripensare il nostro rapporto con gli altri animali, adattandoci inevitabilmente alle esigenze di oggi e alle sfide globali che si chiamati ad affrontare, come la crisi climatica e quella della biodiversità.

In un tempo in cui la nostra frenetica società corre sempre più velocemente verso direzioni nebbiose e oscure abbiamo bisogno, forse mai come prima d'ora, di una nuova consapevolezza ecologica, di una maggiore attenzione alla sostenibilità e alla conservazione della natura e della biodiversità.

In quest'ottica, il personaggio di Tarzan ci ricorda ancora una volta che non siamo estranei alla natura, ma parte integrante di essa. La sfida è trovare un'armonia e una chiave necessariamente più moderna e tecnologica tra il rispetto delle nostre origini animali e la responsabilità che abbiamo nei confronti dell'ambiente e delle altre specie e la "civiltà", al contrario di come forse ha fatto Tarzan rinnegando tutto. La morte di Ron Ely segna quindi la fine di un'epoca, ma il messaggio del "re della giungla" resta più attuale che mai, se rivisto in chiave moderna e più "aperto" al dialogo e al confronto con i limiti e le necessità che la società di oggi ci impone e che non possiamo di certo ignorare rifugiandoci tutti nella foresta.

Se Tarzan è riuscito a risvegliare in noi la consapevolezza di una natura profonda e condivisa, oggi possiamo continuare il suo percorso, evolverlo, coltivando un nuovo approccio più etico e rispettoso con il mondo naturale, con gli altri animali, ma anche tra tutti noi esseri umani. In un'epoca di crisi ecologica e di perdita della biodiversità, ma anche di guerre, discriminazioni e disuguaglianze, quello che fu inizialmente "il richiamo della giungla" è oggi un invito alla responsabilità, al rispetto e alla condivisione con tutte le forme di vita che abitano con noi questo piccolo pianeta, umane e non. Un vero re, a prescindere dall'habitat in cui vive, non è chi domina, ma chi abbraccia, rispetta e convive con le diversità.

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