A Springfield ci hanno creduto: gli immigrati mangiano cani e gatti. La frase che Donald Trump aveva non buttato lì ma sapientemente piazzato durante il confronto in tv con Kamala Harris, avvenuto il 10 settembre scorso, era studiata proprio ad effetto. E infatti ne ha avuto.
«They're eating the dogs, they're eating the cats», ovvero il riferimento fatto dal neo Presidente Usa e rivolto in particolare agli immigrati haitiani che «stanno mangiando i nostri animali domestici», secondo le analisi che emergono dai politologi americani è stato vincente al punto tale da fargli ottenere il 64,2% delle preferenze nella contea.
Ma quell'affermazione, in realtà, non ha colpito solo la comunità locale che ha votato in massa per il candidato repubblicano ma è diventata un meme di quelli che spopolano in Rete da quando il Tycoon l'ha pronunciata e che ha creato un effetto valanga in termini di condivisione.
Non è servito a nulla, dunque, il ruolo dei tanti media riconosciuti che avevano verificato l'infondatezza delle parole di Trump, cosa oltretutto accaduta in tempo reale già durante il dibattito, quando il conduttore della ABC gli aveva fatto subito notare che avevano già contattato il Sindaco della città nello stato dell'Ohio che aveva chiaramente detto che non si erano verificati episodi del genere.
Ma il "successo" della fake news sugli immigrati che mangiano i pet arriva da lontano ed è stato montato ad arte prima che Trump pronunciasse quelle parole e, viene da dire, per portarlo a pronunciale con "credibilità" già acquisita. I suoi generali, infatti, avevano operato in tal senso sia nella vita reale che nel virtuale: JD Vance, futuro vice presidente, aveva ad esempio sollevato gli animi apertamente come dimostra un suo post su X in cui mostra un intervento in cui afferma che «gli immigrati clandestini haitiani prosciugano i servizi sociali e in generale causano caos in tutta Springfield, Ohio. Ora i resoconti mostrano che le persone hanno avuto i loro animali domestici rapiti e mangiati da persone che non dovrebbero essere in questo paese».
Dello stesso tenore è stato il senatore del Texas Ted Cruz, per non parlare del più potente in Rete dei suoi sostenitori: Elon Musk ha lavorato con profonda accuratezza a botte di meme creati anche con l'Intelligenza artificiale per perpetuare la leggenda e ottenere proselitismo che si trasformasse in voti.
«A Springfield, stanno mangiando i cani – aveva detto precisamente Trump – Le persone che sono arrivate, stanno mangiando i gatti. Stanno mangiando… stanno mangiando gli animali domestici delle persone che vivono lì». E non conta nulla se le cose non stanno così e, anzi, se non è stato nemmeno originale a portare avanti questo tipo di comunicazione ideologica volta a colpire alla pancia le persone. Il neo Commander in Chief, infatti, non ha fatto altro che riprendere un tema cucito su misura nel tempo non solo negli Stati Uniti ma anche in Italia, giusto per guardare a cosa succede in casa nostra e non solo Oltremanica.
Sono tantissime infatti le volte che si è scritto, anche su giornali oltreché su siti creati ad hoc per fare falsa informazione, che in Italia gli immigrati mangiano cani e gatti. Un esempio è il caso di un uomo che nel 2020 ha ucciso un micio in strada dicendo che lo faceva perché aveva fame. A girare il video era stata Susanna Ceccardi, parlamentare europeo della Lega e le Iene erano andate a verificare quanto accaduto, parlando direttamente con i Carabinieri che avevano accertato l'episodio e sottolineato le labili condizioni psicologiche del soggetto che aveva compiuto il grave gesto. Il problema, dunque, non era di certo la provenienza geografica dell'autore dell'uccisione del micio ma il suo stato psichico e non dunque un caso di "integrazione" come la Ceccardi aveva invece tenuto tanto a sottolineare.
Quell'anno, il 2020, poi si era caratterizzato anche per un altro episodio, pompatissimo da alcuni media, e che riguardava le sparizioni di cani denunciate da una donna di Lampedusa che abitava vicino al Centro di Permanenza temporanea. Si sono scritti fiumi di parole e tantissime persone hanno contribuito a diffondere l'associazione "immigrati – selvaggi" aumentando l'odio verso comunità di diverse origini assimilate, nella maggioranza dei casi, dalla necessità di andare via dal loro paese anche solo per le condizioni di estrema povertà in cui si trovano.
Sull'isola siciliana il caso si è chiuso quando il Sindaco stesso, Totò Martello, è dovuto intervenire con un comunicato stampa in cui si è appellato a una necessità in particolare, sopra tutte le altre, scrivendo: «Servono norme contro bufale e fake-news altrimenti il giornalismo muore».
I tempi sono cambiati, però, e i giornalisti hanno nel caso di Trump verificato e come se la notizia fosse vera o falsa ma a nulla è servito, almeno a Springfield. Per la cronaca, infatti, l'ondata di odio razziale in Usa è nata manipolando un un fatto realmente accaduto ma la cui responsabile era una cittadina locale, Allexis Telia Ferrell, che era stata arrestata per aver mangiato un gatto. La notizia nel tempo è stata modificata, facendo credere che il colpevole fosse un profugo haitiano, rimbalzandola di social in social. L'uso massiccio di post, video e immagini poi per dare eco e credibilità a quanto affermato da Trump ha determinato infatti, con un effetto valanga, ciò che era nelle intenzioni di chi ha indirizzato le persone a credere a ciò che era stato detto.
Ma tutto ciò, se ci riflettiamo, non è nemmeno specchio dei tempi se non per l'utilizzo di quello che rimane un mezzo, la Rete, ma il cui messaggio è sempre determinato da chi lo usa e non dallo strumento stesso. Durante la Guerra civile romana (44-31 a.C.), del resto, lo scontro tra Marco Aurelio e Ottaviano si consumò anche a colpi di "antichi tweet" si potrebbe dire, portando Augusto a diventare tale grazie anche alla falsa propaganda fatta usando le monete su cui faceva girare slogan con notizie false per accusare il suo avversario. Migliaia di anni fa come oggi, dunque, la colpa non è del mezzo ma del messaggio e ciò a cui si è dato fondo è stimolare sempre la stessa emozione: la paura.
La paura del diverso, la paura di ciò che non si conosce, la paura di qualcuno che arriva e non solo ci porta via casa, famiglia, lavoro e denaro ma anche i nostri amati cagnolini e gattini.
Ma un cane e un gatto, se li si conoscesse davvero, ci insegnano proprio l'opposto invece. Ci mostrano la veritàe tutta l'onestà di animali che, con le reciproche differenze nell'approccio sociale, non hanno di certo bisogno di inventare bugie per gestire la convivenza o meno con i conspecifici. Da loro, insomma, ancora una volta ci sarebbe da prendere esempio se non altro per comprendere che un predatore su questa Terra che fa danni anche alla sua specie con cosciente falsità c'è ed è uno solo: l'uomo.