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21 Novembre 2024
12:42

Maltrattamento animali, dalla Camera il sì alla pdl per pene più severe. Brambilla: «Una rivoluzione»

La proposta di legge per inasprire le pene per chi maltratta gli animali è stata approvata dalla Camera dei deputati. Hanno votato a favore le forze di centrodestra, mentre si sono astenuti Centrosinistra e Movimento 5 Stelle. La prima firmataria Brambilla esulta ma le associazioni di tutela animale denunciano le molte criticità del testo.

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La proposta di legge per inasprire le pene per chi maltratta gli animali è stata approvata dalla Camera dei deputati con il voto favorevole del centrodestra e l’astensione di centrosinistra e Movimento 5 Stelle. L'iter della pdl AC30 non è ancora concluso: deve ricevere il via libera anche dal Senato.

Nel frattempo però la prima firmataria del testo, la deputata di Noi Moderati, Michela Vittoria Brambilla, esulta: «Dedico alle vittime mute e invisibili, al cane Aron, al gatto Leone e a tutti gli animali di cui non si è mai parlato e mai si parlerà, il frutto di questo grande e incessante impegno: è stata la mia promessa e l’ho mantenuta! L’approvazione nell’aula di Montecitorio della pdl AC30, di cui sono prima firmataria e relatrice, è una rivoluzione!».

La proposta prevede di aumentare le pene, sia carcere che multe, per chi commette reati contro gli animali. Le reazioni all'interno della comunità animalista sono variegate dopo la profonda trasformazione della proposta di legge rispetto alle intenzioni iniziali.

Cosa prevede la proposta di legge Brambilla

La proposta prevede un generico rafforzamento delle pene per chi compie reati contro gli animali. Nello specifico aumentano le pene per il reato di uccisione che passa da una pena di quattro mesi di reclusione nel minimo e due anni nel massimo a sei mesi nel minimo e tre anni nel massimo, sempre accompagnati da una multa – finora non prevista – da 5 mila a 30 mila euro.

«Se il fatto è commesso adoperando sevizie o prolungando volutamente le sofferenze dell’animale» si passa a un anno nel minimo e quattro nel massimo, con una multa raddoppiata da 10 mila a 60 mila euro. Aumentano le pene per il maltrattamento che passa da tre mesi nel minimo e diciotto nel massimo a sei mesi nel minimo e due anni nel massimo, accompagnati sempre dalla multa – tra i 5 mila e i 30 mila euro – che oggi è alternativa alla reclusione.

Aumentano le pene per l’uccisione o il danneggiamento degli animali altrui: il reato diventa finalmente perseguibile d’ufficio, l'azione penale può quindi partire su impulso dell'autorità giudiziale, indipendente dalla denuncia di terzi. La pena passa da sei mesi a un anno nel minimo e da un anno a quattro anni nel massimo, ai quali un ordine del giorno chiede di aggiungere la multa. L’articolo sarà applicabile all’uccisione o al danneggiamento anche di un solo bovino o equino.

Sono introdotte anche aggravanti specifiche con il nuovo articolo 544-septies del Codice Penale se i fatti sono commessi alla presenza di minori, nei confronti di più animali, o se il fatto è diffuso attraverso strumenti informatici e telematici.

Aumentano le pene anche per il traffico di cuccioli con sanzioni per il traffico di animali senza microchip e passaporto. Si passa da 3 mesi di reclusione nel minimo e un anno nel massimo a 4 mesi nel minimo e 18 nel massimo, con multa che raddoppia: 6 mila euro nel minimo e 30 mila nel massimo. Per un minimo di tre violazioni in tre anni del divieto di introdurre illegalmente animali da compagnia, il trasportatore o il titolare dell’azienda commerciale si vedranno revocare definitivamente l’autorizzazione all’esercizio dell’attività.

Le pene, solo pecuniarie, previste per l'abbandono e la detenzione in condizioni incompatibili con la natura etologica dell'animale passano da un minimo di mille a 5 mila euro con un massimo di 10mila. Il combinato disposto con l’aggravante introdotta dal nuovo Codice della strada, che prevede un aumento di pena fino a un terzo quando l’abbandono avviene su strada o nelle pertinenze, fa sì che l’ammenda minima possa aumentare notevolmente.

Infine, aumentano le pene in caso di uccisione, cattura, detenzione di animali di specie protetta, non si applica quindi a cani e gatti ma alla fauna selvatica. Per questi casi la pena detentiva passa da un mese nel minimo e sei mesi nel massimo a tre mesi nel minimo e un anno nel massimo, sempre congiunta con l’ammenda che raddoppia, fino a 8 mila euro. Nei casi di distruzione o deterioramento di habitat in sito protetto si passa dall’arresto fino a 18 mesi all’arresto da 3 mesi a 2 anni. Anche qui raddoppia l’ammenda, che sarà non inferiore a 6 mila euro.

La reazione di Brambilla

Nonostante la proposta necessiti ancora di ulteriori passaggi per divenire legge, la prima firmataria Brambilla ne segnala già la portata: «Questo è il cambiamento che in molti attendevano, credo che se ne coglierà presto la portata. Alla percezione di sostanziale impunità, che accompagna chi commette crimini contro gli animali, corrisponde un sentimento di profonda indignazione in ampi settori dell’opinione pubblica, di tutti gli orientamenti politici e culturali, un sentimento che non era e non è possibile ignorare. A chi invece sogna l’impunità solo perché le vittime sono animali e non possono neanche parlare, dico che continui a sognare o si trasferisca in un altro Paese, perché qui per l’impunità non c’è spazio».

Non è la prima volta che un testo analogo arriva in Parlamento, basti pensare che a marzo 2022 furono esaminati dalla Commissione Giustizia ben nove disegni di legge aventi tutti l'obiettivo di modificare il  Codice penale rafforzando le disposizioni in materia di reati contro gli animali.

“Da quattro legislature porto avanti, e ne sono orgogliosa, questa battaglia di civiltà, che non ha colore politico, come dimostra il lavoro trasversale che facciamo nell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali – ha sottolineato Brambilla – Avevo promesso giustizia agli ultimi tra gli ultimi, ai tanti animali seviziati e uccisi da mani scellerate. Ricordo il cane Angelo torturato a morte nel Cosentino, il cane Aron bruciato a Palermo, il gatto Leone scuoiato vivo nel Salernitano, il gatto Green ucciso a botte in Veneto. E poi ci sono gli altri che non potrei citare tutti neppure se avessi a disposizione molte ore. Oggi posso dire di avere raggiunto un traguardo, di aver ottenuto pene più elevate, di aver mantenuto la promessa».

La deputata ex forzista, oggi tra le fila di Noi Moderati non dubita che la sua proposta possa arrivare all'approvazione definitiva: «Garantisco che non mi fermerò qui, proseguirò su tutti i fronti che richiedono l’attenzione di chi veramente ama e rispetta gli animali, nostri fratelli minori, nostri compagni di viaggio sull’arca planetaria».

Le reazioni della Lav: «Luci e ombre»

La Lav, tra le maggiori associazioni di tutela animale in Italia e la più attiva in campo istituzionale, è stata la prima a denunciare le «luci e ombre» del testo. Il presidente Gianluca Felicetti ha segnalato alcune note positive della proposta approvata dalla Camera, come la possibilità di affidare definitivamente gli animali sequestrati a cittadini e associazioni prima della conclusione del processo, ma anche numerose criticità che hanno depotenziato la carica innovativa.

Dell'iniziale pdl è rimasto il cambiamento di nome della rubrica del titolo IX bis del Codice Penale che passerà dall'essere “Dei delitti contro il sentimento dell’uomo per gli animali” a “Dei delitti contro gli animali”. Il bene tutelato non è più quindi il sentimento dell’uomo ma direttamente l’animale. Questa trasformazione semantica, a suo modo epocale, è però isolata in un mare di criticità.

Il primo problema rilevato dall'a Lav attiene proprio a quello che sarebbe dovuto essere il fulcro della legge: «Le pene previste per chi maltratta o uccide animali non rappresentano un concreto passo in avanti rispetto alla normativa vigente e tradiscono le originarie aspettative e i proclami degli stessi parlamentari che avevano promesso “pene più dure, pene più efficaci”. Chi maltratta e uccide animali, infatti, come nel caso della capretta di Anagni o del cane Aron, potrà continuare a usufruire di misure come la "messa alla prova" o essere prosciolti per "tenuità del fatto"».

L'associazione attraverso il suo Osservatorio Zoomafia ogni anno pubblica un report realizzato usando i dati delle Procure di tutta Italia per accendere un riflettore sui crimini contro gli animali. Il quadro che ne esce è quello di uno Stato il più delle volte incapace di individuare e perseguire tali crimini, anche quando sono emanazione di una macchina criminale ben più complessa ed estesa: «Se giustamente il testo estende la pena per chi promuove, organizza o dirige combattimenti anche a chi vi partecipa, ciò inspiegabilmente non è stato introdotto per gli spettatori delle manifestazioni vietate come le corse clandestine dei cavalli, un fenomeno zoomafioso che non si lascia certo intimidire da sanzioni irrisorie».

A peggiorare questo quadro, l’Aula ha bocciato anche alcune circostanze aggravanti che per la Lav «avrebbero consentito di punire con pene più alte fatti di particolare allarme sociale come l’uccisione di animali dei conviventi o con l’uso di armi da fuoco, nonché della possibilità di punire chi uccide e maltrattata animali per negligenza o trascuratezza o anche chi si macchi del furto di animali d’affezione».

Dure critiche anche sulla detenzione a catena :«Costituisce un vero e proprio regresso nella tutela giuridica degli animali del tutto non in linea con altre fonti normative vigenti (come, ad esempio, le Leggi regionali di Calabria, Campania, Marche e Umbria) che già ne prevedono un divieto tout court, senza eccezioni, peraltro peggiorato nel corso della discussione dell’Aula odierna».

Altri punti deboli individuati dagli attivisti riguardano la mancanza di misure concrete per il controllo e la prevenzione dei reati contro gli animali, come l’estensione dell’attività delle Guardie zoofile – oggi limitata a cani e gatti – a tutte le categorie animali e l’uso di agenti sotto copertura per combattere i traffici illeciti.

«Riteniamo molto negativa anche la soppressione dell’intero articolo relativo all’estensione della previsione della confisca degli animali nel caso in cui non si arrivi a condanna, nonché all’interdizione perpetua alla detenzione di animali d’affezione. Per quanto riguarda, infine, i Centri di accoglienza per animali vittime di reato, all’esito dell’Aula è venuta meno da parte della Commissione Giustizia, nella giornata di ieri, anche la disposizione che ne avrebbe previsto l’istituzione da parte dello Stato cassando uno strumento fondamentale per assicurare agli animali adeguata protezione».

Questi cambiamenti sono frutto di una lunga mediazione tra maggioranza e opposizione e anche all'interno della maggioranza stessa. L'iter per l'approvazione della proposta di legge contro il maltrattamento degli animali è ripartito questo novembre con il voto positivo della Commissione Giustizia della Camera. Il testo infatti si era arenato sui banchi della Commissione lo scorso marzo, quando era sparita dal calendario dei lavori della Camera.

Cosa ha bloccato l'iter della proposta di legge

In questi 10 mesi il testo è stato oggetto di una profonda revisione soprattutto a causa della pressione di alcune forze interne alla maggioranza. La proposta è infatti mutata radicalmente a seguito della presentazione di una lunga serie di emendamenti che hanno indebolito la parte di prevenzione e informazione, e soprattutto che hanno tagliato fuori la fauna selvatica dalle tutele inizialmente previste.

Il testo originario era frutto dell'accorpamento di proposte di legge firmate anche da appartenenti a Fratelli d'Italia e Alleanza Verdi Sinistra, e mirava a una generale revisione della materia, e per questo ha trovato la ferma opposizione della Lega.

Per il deputato Francesco Bruzzone la pdl non poteva essere approvata così com'era perché rischiava di parificare i diritti tra tutti gli animali, senza distinguere quelli familiari come cani e gatti dai selvatici o dagli animali da reddito.

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