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Cavalli malati o feriti sono stati macellati clandestinamente e poi immessi sul mercato alimentare. Questa l'ipotesi di reato che nella giornata di oggi ha portato i Carabinieri del Nas di Perugia a eseguire un'ordinanza cautelare contro sei persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere, maltrattamenti ed uccisione di equini, commercio di cose pericolose per la salute e falsità ideologica in pubblici registri.
L'ordinanza cautelare è stata emessa dal gip del tribunale di Perugia al termine di una complessa attività investigativa che ha portato a svelare l'esistenza di un'associazione criminosa che avviava alla macellazione clandestina cavalli non destinati alla produzione alimentare. Oltre a cagionare un serio danno per la salute, gli animali erano sottoposti a "trattamenti crudeli che ne comportavano come esito la morte".
Quattro indagati hanno ricevuto la misura degli arresti domiciliari, due l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Un settimo indagato, per il quale è stato escluso il vincolo associativo, ha il divieto di esercitare l’attività lavorativa.
Come avveniva la macellazione clandestina
I cavalli oggetto dell'inchiesta venivano macellati clandestinamente malgrado non fossero destinati alla produzione alimentare. Ciò ha determinato l’immissione sul mercato per il consumo umano di animali sottoposti in vita a trattamenti farmacologici non accertabili e talvolta incompatibili con il consumo. Il tutto è stato realizzato sottoponendo i cavalli a maltrattamento, come hanno rivelato i Carabinieri: "Dalle indagini è emerso come vari animali, già malati o feriti, erano stati in qualche occasione stipati in sovrannumero sui mezzi di trasporto giungendo a destinazione già morti".
Il fine era generare ancora denaro, questa volta illecito, da un animale ormai improduttivo e non più utile all'attività che svolgeva in vita.
Per raggiungere questo fine l’organizzazione prendeva anche gratuitamente gli animali, tacendo alla precedente stalla l'intento di macellarli. Successivamente i cavalli venivano inviati verso i macelli clandestini in Puglia, dove si perdevano definitivamente le tracce degli animali.
Questo sistema era possibile mediante registrazioni di spostamenti fittizi all'interno della Banca Dati Nazionale degli Equini, il registro che indica per ogni cavallo la provenienza e la destinazione. Da qui i cavalli venivano eliminati grazie a un escamotage nel sistema informatico che consentiva la cancellazione senza doverne indicare la sorte. Secondo le ricostruzioni dei militari, quest'ultima attività veniva eseguita grazie alla collaborazione di allevatori anche umbri, e di un funzionario autorizzato alle registrazioni in Banca Dati.
Il cavallo come strumento
Un cavallo in cattive condizioni di salute è considerato uno strumento inservibile, e per questo si cerca di trarne profitto da ogni sua parte. Questa mentalità è frutto di un lungo sfruttamento che accomuna la maggior parte degli animali domestici considerati da reddito o da lavoro.
Per millenni, il cavallo è stato un alleato indispensabile dell’uomo. Ha aiutato ad arare i campi, ha trasportato merci e persone, ha persino combattuto in guerra, e ancora oggi viene considerato come uno strumento. Questa mentalità, radicata nella società da secoli, continua a manifestarsi ancora oggi nelle competizioni sportive, in manifestazioni simili al Palio di Siena, e anche nel settore turistico dove i cavalli vengono impiegati per trainare carrozze e botticelle.
La loro sofferenza nella maggior parte dei casi è nascosta agli occhi del pubblico, al punto che pochi si interrogano sul destino di questi animali quando non sono più redditizi. Il cavallo è in molti settori un bene di consumo.