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27 Ottobre 2024
11:00

L’uccello australiano a un passo dall’estinzione che ha dimenticato il suo stesso canto

Il succiamiele del reggente ha subito un calo numerico drammatico negli ultimi anni, ma insieme a una grossa parte della popolazione si è perso anche il tipico canto dei maschi, che ora cantano una versione più corta e troncata del canto.

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Quando una specie animale arriva a un passo dall'estinzione, o subisce un calo numerico drammatico, non rischiamo di perdere "solo" un prezioso e unico tassello della biodiversità che impreziosisce il nostro pianeta, ma anche tutto quel bagaglio di comportamenti e culture che ogni specie si porta dietro. Questo è il caso del succiamiele del reggente, un uccello australiano in pericolo critico di estinzione che ha dimenticato il suo stesso canto. Quando la popolazione ha subito un tracollo numerico, insieme agli individui persi se n'è infatti andato anche il tipico canto dei maschi, che oggi cantano quasi tutti una melodia molto più semplice e breve, come dimostra un nuovo studio pubblicato su Royal Society Open Science.

Una specie sull'orlo dell'estinzione

Il succiamiele del reggente (Anthochaera phrygia) era un tempo un uccello molto comune lungo i pendii della Grande Catena Divisoria, una delle più importanti catene montuose al mondo e la più grande di tutta l'Australia. Nel secolo scorso, la popolazione ha però subito un calo drammatico legato soprattutto alla perdita di habitat. Il 75% del suo ambiente è stato infatti rimpiazzato da campi coltivati e aree residenziali o industriali. Per di più, il declino della popolazione è stato recentemente accelerato dai sempre più frequenti e lunghi periodi di siccità che sta attraversando l'Australia negli ultimi anni.

Nel 1992 erano riamasti circa 1.500 succiamiele, mentre oggi se ne contano addirittura meno di 300 individui in tutto, che sopravvivono solamente in alcune piccole aree nella parte nord-orientale dello stato di Victoria e in poche altre zone del Nuovo Galles del Sud. Come se non bastasse, tra il 2015 e il 2019 i ricercatori che studiano e tentano di salvare questa specie, ha iniziato a notare un fenomeno strano: una piccola percentuale dei maschi sopravvissuti, circa il 5-10%, cantava in modo strano, ovvero una versione abbreviata e con la metà delle sillabe del tipico canto della specie.

Come fa un uccello a dimenticare il suo canto?

I canti degli uccelli possono cambiare ed evolversi naturalmente nel tempo, a causa di diversi fattori. Spesso vengono infatti insegnati a trasferiti culturalmente dai genitori ai figli, che possono però commettere errori o iniziare persino a imitare altre specie, se queste si sentono più spesso. Nel caso del succiamiele, però, la semplificazione del canto era insolita e con tutta probabilità collegata al declino della popolazione e alle minori opportunità per i giovani di ascoltare e imparare il canto corretto dagli adulti. I maschi cantano però soprattutto per una ragione, far colpo sulle femmine, e questo rappresentava un problema.

La versione troncata del canto dei maschi non piaceva più alle femmine, che non riconoscendola non si accoppiavano con loro abbassando ulteriormente il numero dei nuovi nati. Per correre ai ripari, i ricercatori che allevano questi uccelli in cattività, hanno così cominciato a utilizzare i canti registrati tipici della specie facendoli ascoltare a tutti i nuovi nati, nella speranza che questo aumentasse le loro possibilità di imparare la melodia giusta e riprodursi di più una volta liberati. La cosa sembrava funzionare ed era stato notato un incoraggiante incremento del successo riproduttivo in natura, ma ora, da quello che emerge da questo nuovo studio, le carte in tavola sono cambiate di nuovo.

La specie si adatta, ma a che costo?

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A partire dal 2020, la percentuale dei maschi che "cantavano male" è schizzata di anno in anno, fino a toccare il 50%-75% totale. Inizialmente, i ricercatori erano molto preoccupati e pensavano che gli accoppiamenti e le nidificazioni sarebbero ulteriormente crollate. A sorpresa però, man mano che il nuovo canto si stava diffondendo diventando la nuova norma culturale, le femmine hanno cominciato ad accettare più spesso questi maschi. Oggi, sebbene il successo riproduttivo non sia ancora tornato ai livelli precedenti al 2015, è comunque aumentato significativamente, un dato incoraggiante che dimostra che in qualche modo gli uccelli si stanno adattando alla nuova cultura dominante.

Tuttavia, se da una lato questi dati fanno ben sperare per il futuro della specie – che comunque rimane appeso a un filo – ci raccontano anche un'altra triste storia. Con tutta probabilità, nel giro di poche generazioni tutti i succiamiele maschi canteranno la nuova e più breve versione del loro canto. Questo significa che potremmo forse salvare questi colorati e iconici uccelli, ma anche che nessuno avrà più la fortuna e il privilegio di ascoltare il loro melodioso canto riecheggiare tra i boschi e le praterie dell'Australia sud-orientale. Anche la cultura se ne va insieme alle specie che stiamo falcidiando e purtroppo, in alcuni casi, non si può più tornare indietro.

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