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Da quando il grande naturalista inglese Charles Darwin ha pubblicato L'origine delle specie nel 1859, siamo abituati a pensare all'evoluzione e alla "speciazione", ovvero la nascita di nuove specie, come al prodotto quasi esclusivo della selezione naturale: gli esseri viventi mutano, sopravvivono e si adattano. Eppure, due piccoli colibrì che vivono in Giamaica sembrano sfidare e mettere in crisi questa visione. Vivono nello stesso posto, si possono accoppiare tranquillamente tra loro, ma sono due specie diverse, differenti solo per un dettaglio apparentemente banale, ma cruciale: il colore del becco dei maschi.
Da una parte c'è il vessillario beccorosso (Trochilus polytmus), con i maschi che sfoggiano un becco di colore rosso acceso; dall'altra c'è il vessillario becconero (Trochilus scitulus), dove i maschi hanno invece un becco nero come l'ossidiana. Due specie, due estetiche leggermente diverse, e una domanda che da tempo tormenta biologi ed evoluzionisti: com'è possibile che uccelli così simili, che vivono sulla stessa isola e che condividono habitat e abitudini si siano differenziati al punto da diventare due specie distinte? La risposta sembra essere finalmente arrivata grazie a uno studio recentemente pubblicato sulla rivista PNAS Nexus e, quanto pare, è tutta una questione di gusti femminili.
Vessillari giamaicaini: due specie di colibrì separate solo da un fiume

I ricercatori guidati da Caroline Duffie Judy hanno analizzato la distribuzione e il DNA di ben 186 esemplari di Trochilus, raccolti in 12 diverse località dell'isola. Da un punto di vista geografico, il confine tra le due specie sembra essere una sottile striscia di terra larga appena 3,2 chilometri, attraversata da un fiume. Tuttavia, l'acqua e il fiume non possono di certo essere una barriera ecologica insormontabile per due uccelli, per cui deve necessariamente esserci un altro tipi di "ostacolo" riproduttivo che non permette il rimescolamento delle due specie.
Il DNA racconta infatti una storia molto diversa: le due specie sono estremamente simili e strettamente imparentate. Questo significa che o si sono separate da pochissimo tempo, oppure che si sono rimescolate dopo essersi inizialmente divise. Oggi, in ogni caso, questa separazione resiste e le due specie, anche se possono ancora incrociarsi, non si mescolano così spesso. La barriera riproduttiva che le separa non è però un ostacolo fisico. È qualcosa di molto più sottile. È il gusto delle femmine.
Rosso o nero, alle femmine non piacciano le vie di mezzo

Come già anticipato, le due specie – quella dai maschi col becco rosso e l'altra col becco nero – possono incrociarsi, ma i colibrì ibridi di sesso maschile che nascono da questa unione hanno becchi maculati, né rossi né neri. I colori sono più confusi, mescolati e molto simili a quelli dei giovani sessualmente non maturi, piuttosto che a quelli dei maschi adulti. E non si tratta di un dettaglio di poco conto, perché è proprio attraverso il colore del becco che i maschi si mettono in mostra e si fanno notare dalle femmine.
Secondo i ricercatori, quindi, è la selezione sessuale a giocare il ruolo principale in questa storia: le femmine scelgono i maschi in base al colore del becco, e quelli "a metà" restano senza partner e non si riproducono. Alle femmine piacciono quindi solo i maschi col becco rosso o nero, non quelli rimescolati. E questa preferenza contribuisce a mantenere separate le due specie in modo sorprendentemente stabile, evitando che le due popolazioni si mescolino e si fondano in un'unica specie.
La selezione sessuale come motore principale dell'evoluzione

Questo fenomeno ricorda, almeno in parte, quello che sta accadendo anche qui in Europa con le cornacchie nere e quelle grigie. Le due specie, infatti, sono quasi identiche e possono tranquillamente accoppiarsi tra loro lì dove i due areali entrano in contatto, a tal punto che fino a non molto tempo fa erano ancora considerate un'unica grande specie. Tuttavia, le cornacchie nate da questa unione non sono né grigie né nere. Hanno un piumaggio intermedio che, quanto pare, non piace a molto e rende più difficile trovare un partner e riprodursi.
In altre parole, la nascita di nuove specie a partire da una, non è sempre una questione di barriere ecologiche come montagne, oceani o continenti che si separano. A volte basta anche solo un piccolo dettaglio estetico, un segnale visivo, un singolo carattere che attrae (o respinge) l'altro sesso. E nel caso di questi piccoli colibrì, è il gusto delle femmine a tracciare quella linea sottile e spesso sfumata che separa una specie da un'altra. E se questo non è romanticismo evolutivo, poco ci manca.