In poco più di un decennio, l'India è riuscita a raddoppiare la popolazione delle sue tigri. Dal 2010 al 2022, il numero di questi grandi felini è infatti passato da circa 1.706 individui a 3.682, rendendo il paese un vero e proprio santuario globale per la specie: l'India ospita ora il 75% di tutte le tigri del pianeta. Ma come è stato possibile ottenere un risultato così impressionante? Secondo un nuovo studio pubblicato su Science, la risposta sta in una combinazione di misure di tutela efficaci, gestione intelligente degli habitat e nel miglioramento delle condizioni socio-economiche delle comunità umane locali, anche grazie alle tigri.
Dalla conservazione al turismo naturalistico, la chiave per proteggere le tigri
Uno degli elementi chiave della crescita della popolazione di tigri in India è stato contrastare il bracconaggio e la distruzione dell'habitat. L'India ha infatti rafforzato le leggi a tutela della fauna selvatica, intensificando il monitoraggio e la sorveglianza nei parchi nazionali e nelle aree protette. Tuttavia, come spiegano i ricercatori un aspetto fondamentale è stato anche il coinvolgimento diretto delle popolazioni locali. Infatti, le tigri sono oggi distribuite in un'area di circa 138.200 km², ma solo il 25% di questo territorio è realmente selvaggio e in qualche modo protetto. Il restante 45% è condiviso con circa 60 milioni di persone, che accettano di convivere con i predatori.
Uno degli aspetti più interessanti dello studio riguarda proprio l'impatto positivo dell'aumento delle tigri sulle comunità locali. Il turismo naturalistico legato all'osservazione e alla fotografia di questi maestosi felidi ha infatti portato nuove opportunità economiche, generando reddito e lavoro per molte persone che vivono nelle immediate vicinanze delle riserve naturali. La strategia dell'India dimostra quindi che la conservazione della fauna selvatica può andare di pari passo con il miglioramento della qualità della vita delle popolazioni locali. Senza il loro sostegno, infatti, sarebbe impossibile proteggere le tigri a lungo termine.
Non tutto è risolto, le sfide della convivenza ancora aperte
Nonostante gli enormi successi, ci sono però ancora molti problemi da affrontare. Lo studio evidenzia come le tigri siano scomparse da alcune aree non protette, dove l'urbanizzazione, lo sfruttamento delle foreste e i conflitti con le attività umane, come l'allevamento, hanno reso impossibile la loro sopravvivenza. Inoltre, in alcune regioni, soprattuto dove ci sono piccoli villaggi isolati, le tigri rappresentano ancora un un pericolo concreto per la vita delle persone. Gli attacchi agli esseri umani, talvolta fatali, possono capitare e le popolazioni locali spesso si fanno giustizia da sole uccidendo i predatori.
Infine, la conservazione delle tigri, pur essendo un modello di successo, non deve far passare in secondo piano le altre specie a rischio in India, che sono meno carismatiche e ricevono quindi meno attenzione e risorse, come per esempio l'otarda indiana (Ardeotis nigriceps), ormai a un passo dall'estinzione. C'è sicuramente ancora molta strada da fare, ma la ripresa delle tigri in India, dove in passato sono state a un passo dalla scomparsa definitiva, dimostra che è possibile invertire la rotta attraverso un impegno costante, strategie mirate e grazie soprattutto al coinvolgimento diretto delle popolazioni locali che convivono con questi animali.
Un modello da imitare anche altrove
Il successo delle politiche di conservazione della tigre in India offre quindi un importante modello che potrebbe ispirare anche gli altri paesi vicini che ospitano ancora tigri. Alcuni paesi come Myanmar, Cina, Bangladesh, Bhutan e Malesia hanno popolazioni di tigri estremamente ridotte e spesso isolate dalle altre. Sebbene ci siano stati progressi incoraggianti anche in Russia (dove sono stati recentemente reintrodotti con successo cuccioli orfani) e Thailandia (dove le tigri sono ancora poche, ma in costante aumento), nella maggior parte degli altri paesi in cui ancora sopravvivono questi predatori la situazione rimane critica.
Il "modello India", inoltre, potrebbe anche essere replicato con altre specie a rischio. La tutela della fauna non è infatti solo una questione ambientale, ma anche sociale ed economica. Se ben gestita e in maniera sostenibile, può persino trasformarsi in un'opportunità per tutti, garantendo la sopravvivenza delle specie e migliorando la vita delle persone che convivono con esse. Ora resta da vedere se l'India riuscirà a mantenere questo trend positivo nel lungo periodo, affrontando le sfide ancora aperte, quelle nuove che arriveranno e continuando a dimostrare che la convivenza tra esseri umani e grandi predatori è davvero possibile.