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Solo nell’ultima migrazione autunnale sono stati abbattuti dalla caccia illegale 8 ibis eremita. E il caso di Puck, ucciso da un cacciatore con regolare licenza nella provincia di Forlì. Si tratta solo dell'ultimo esempio di un fenomeno molto più ampio come rileva il Parco Natura Viva di Bussolengo che insieme alla sua Fondazione ha fatto il punto sui numeri del bracconaggio.
Il Parco e la Fondazione al momento sono gli unici partner italiani tra i dieci del progetto Life Northern Bald Ibis per la reintroduzione in natura di questa specie estinta in Europa. L’obiettivo entro il 2028 è di costituire una popolazione autosufficiente di 260 animali in grado di migrare tra le Alpi e la Toscana.
Mentre tutti pensano all'ibis sacro, l'uccello alieno che sta invadendo il Sud, pochi si preoccupano della sorte dell'eremita, la cui sopravvivenza è appesa a un filo.
Il bracconaggio mette a rischio l'ibis eremita in tutta Europa
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Dopo quasi 500 anni di assenza l'ibis eremita è tornato in Europa con la sua prima colonia. Dopo averlo cacciato fino all'estinzione, dal 2014 al 2019 una popolazione di questi uccelli è stata reintrodotta nelle Alpi e 142 animali hanno creato tre colonie riproduttive a nord con un'area di svernamento comune in Toscana. Dopo 20 anni di sforzi volti alla reintroduzione finalmente questa specie è tornata timidamente a popolare l'Europa, ma per essere autosufficiente entro il 2028, come sperano i ricercatori del progetto Life Northern Bald Ibis, serve ancora uno sforzo.
"Ce la faremo se saremo in grado almeno di dimezzare gli episodi di bracconaggio – ha spiegato Johannes Fritz, direttore scientifico del progetto – Dopo più di due decenni di sforzi, oggi vivono in Italia circa 160 ibis eremita, che si muovono autonomamente tra l’oasi di Orbetello e i quartieri riproduttivi austriaci. Si tratta di un buon numero, ma non ancora sufficiente per dichiarare il definitivo ritorno di questo uccello iconico, soprattutto se pensiamo che un terzo delle perdite del progetto cofinanziato dall’Unione Europea, è dovuto proprio al bracconaggio".
E quello di Puck è il caso più emblematico. L'ibis eremita è una specie protetta non cacciabile e per questo nessun esemplare avrebbe dovuto essere ucciso in nessun caso.
Puck, l'ultimo ibis eremita vittima dei bracconieri
Puck era un ibis eremita nato nel 2021 allo stato selvatico da esemplari reintrodotti, ai quali era stata mostrata dall’uomo la rotta di migrazione. Gli uccelli infatti non sanno in maniera innata in che direzione spostarsi senza la guida degli esemplari anziani, ma per i genitori di Puck, tornati alla vita libera dopo generazioni, queste figure non esistevano. I ricercatori sono quindi saliti sui loro deltaplani per indicare ai giovani animali la rotta da seguire. E l'esperimento era riuscito.
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"Quello che si direbbe ‘un pulcino di successo' diventato un adulto esperto, che aveva potuto imparare a sopravvivere direttamente dai suoi simili, senza necessità dell’intervento umano e che a sua volta avrebbe potuto insegnare quella stessa rotta ai propri pulcini", ha sottolineato spiega Caterina Spiezio, psicobiologa e responsabile ricerca Parco Natura Viva.
Tuttavia, mentre tornava dai quartieri riproduttivi austriaci per andare a trascorrere la stagione fredda all’Oasi di Orbetello, aveva deciso di sostare sugli Appennini insieme ad altri esemplari. Posato sul tetto di un edifico agricolo, è stato colpito da un’arma da fuoco. Raccolto, caricato in automobile e portato lontano per occultarne il corpo.
Il tentativo però non ha funzonato: Puck come tutti gli ibis eremita del progetto aveva un gps che ha permesso ai Carabinieri Forestali di Forlì-Cesena di ricostruire l’accaduto, individuare il presunto colpevole e trovare l’arma.
"Il progetto europeo in corso – ha concluso Spiezio – terminerà fra quattro anni. Sarà un tempo adeguato se i bracconieri lasceranno gli ibis eremita, totalmente innocui, liberi di volare ancora nei cieli italiani".
Ibis sacro ed eremita: le differenze
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L'ibis eremita (Geronticus eremita) e l'ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) e sono due specie di uccelli appartenenti alla famiglia dei Treschiornitidi, ma presentano caratteristiche e habitat profondamente differenti differenti.
L’ibis sacro è una specie originaria dell’Africa subsahariana e del Medio Oriente, ma è stato introdotto in alcune parti d’Europa dove è diventato una specie aliena invasiva soprattutto al Sud Italia. È facilmente riconoscibile per il suo piumaggio prevalentemente bianco, con testa e collo nudi e di colore nero. Nell’antico Egitto, questo uccello era venerato come incarnazione del dio Thot, simbolo di saggezza e mistero.
L’ibis eremita, invece, è una specie molto più rara e minacciata, un tempo diffusa in Europa meridionale, Nord Africa e Medio Oriente, ma oggi confinata in poche aree del Marocco, della Turchia e dell’Europa centrale. A differenza dell’ibis sacro, ha un piumaggio nero con riflessi metallici e una caratteristica testa di colore rossastro.
La principale differenza tra le due specie riguarda la loro conservazione: mentre l’ibis sacro è molto diffuso anche al di fuori del proprio areale, l’ibis eremita è classificato come “in pericolo” dalla IUCN, con numerosi sforzi per proteggerlo dall’estinzione.