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7 Novembre 2024
10:53

Le raganelle di Chernobyl si sono adattate talmente bene che le radiazioni non hanno più alcun effetto

Le raganelle che vivono a Chernobyl si sono adattate talmente bene che la loro durata della vita, i livelli di stress e i segni dell'invecchiamento non sembrano essere stati alterati dall'esposizione cronica alle radiazioni.

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Esattamente all'1:23 del 26 aprile 1986 avvenne una delle più devastanti catastrofi nucleari della storia. Stiamo parlando naturalmente del disastro di Chernobyl. La dispersione di materiale radioattivo colpì infatti in modo massiccio tutte le forme di vita: umani, altri animali e vegetali. Ma oggi, a distanza di quasi quattro decenni, la situazione per la fauna selvatica è radicalmente cambiata e l'area che una volta sembrava destinata a essere inospitale per qualsiasi essere vivente è diventata una delle più estese riserve naturali d'Europa.

Gli animali che oggi vivono nella cosiddetta "zona di esclusione" prosperano senza più esseri umani nei paraggi e alcuni si sono adattati talmente bene da non mostrare più alcun segno dell'effetto delle radiazioni. Uno studio pubblicato sulla rivista Biology Letters ha infatti dimostrato che per le raganelle di Chernobyl, piccole rane arboricole verde brillanti, i livelli di radioattività sembrano ormai inoffensivi. La loro durata della vita, i livelli di stress e i segni dell'invecchiamento non sembrano essere stati alterati dall'esposizione cronica alle radiazioni.

Le radiazioni non hanno più alcun effetto sulle raganelle di Chernobyl

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Le radiazioni non influenzano la lunghezza e la qualità della vita delle raganelle

I ricercatori guidati dal biologo Pablo Burraco della Estación Biológica de Doñana, in Spagna, hanno studiato le raganelle (Hyla orientalis) tra il 2016 e il 2018, prelevando campioni dagli anfibi lungo il gradiente di contaminazione radioattiva presente nella zona. Con oltre 200 individui studiati, gli scienziati hanno poi analizzato dettagliatamente l'età degli anfibi, la quantità di radiazioni assorbite, i livelli dell'ormone dello stress (ovvero il corticosterone) e la lunghezza dei telomeri che formano i cromosomi come indicatore del tasso d'invecchiamento.

I risultati sono piuttosto sorprendenti: le raganelle di Chernobyl non mostrano alcuna differenza significativa rispetto ai loro simili che vivono in aree non contaminate. Secondo gli autori, per gli animali sopravvissuti, i livelli di radioattività attuali all'interno della zona di esclusione non sono più in grado di causare danni significativi. Gli animali, parallelamente all'abbassamento dei livelli di radiazione negli anni, si sono adattati alla perfezione e oggi se la passano alla grande.

Da verdi a nere: come si sono adattate le raganelle di Chernobyl

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La colorazione delle raganelle diventa sempre più scura man mano che ci si avvicina al luogo dell’incidente. Immagine da Burraco & Orizaola, 2022

Le raganelle di Chernobyl, del resto, sono già piuttosto famose per essersi adattate in passato anche alle condizioni più estreme. Studi precedenti, condotti dallo stesso Burraco, avevano infatti già dimostrato che questi anfibi, solitamente di colore verde brillante, avevano sviluppato negli anni un'accentuata e insolita forma di melanismo: erano diventate nere. Questa colorazione anomala, con tutta probabilità, le ha aiutate parecchio a proteggersi dalle radiazioni più intense, poiché più ci si avvicinava al luogo dell'incidente più le raganelle diventavano scure.

Sebbene non sia ancora del tutto chiaro in che modo la pelle nera abbia aiutato gli anfibi a difendersi dalle radiazioni o come questa caratteristica abbia influenzato il loro stato di salute attuale, secondo i ricercatori – in un modo o nell'altro – il pigmento scuro della pelle ha certamente aiutato questi animali a sopravvivere alle radiazioni più elevate nei primi anni post-incidente. Adattamento ed evoluzione rapida, il tutto proprio sotto ai nostri occhi.

Le conseguenze a lungo termine: adattamento e biodiversità

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Cavalli di Przewalski nella zona di esclusione

Ma cosa ci racconta tutta questa storia riguardo la fauna che oggi vive in questa regione? L'assenza forzata di esseri umani ha innanzitutto contribuito a un aumento notevole della biodiversità, permettendo a molte specie di proliferare – e volte tornare dopo anni di assenza – in un ambiente che, paradossalmente, si è trasformato in un vero e proprio rifugio per gli animali selvatici di ogni tipo, dai più piccoli invertebrati, fino ai grandi mammiferi, come lupi, linci, cavalli di Przewalski e alci.

Anche se alcuni di questi animali avranno subito effetti negativi per l'esposizione cronica alle radiazioni, le conseguenze a lungo termine dell'incidente da un punto di vista ecologico ed evoluzionistico, sono del tutto trascurabili. Tuttavia, questa eccezionale capacità di adattamento degli animali, oggi è fortemente minacciata dalla guerra scoppiata in Ucraina. Lo stesso team di Burraco è stato infatti costretto a interrompere i proprio studi e ad abbandonare forzatamente la regione a causa dell'invasione russa.

La storia delle raganelle di Chernobyl rappresenta quindi un grosso passo in avanti per comprendere meglio quali sono gli effetti a lungo termine delle radiazioni sulla fauna selvatica. Tuttavia, sottolinea anche quanto i pericoli legati alle attività umane possano rapidamente tornare e mettere a rischio nuovamente un'area oggi straordinariamente ricca di biodiversità. Un messaggio chiaro, che ci ricorda come la natura sappia rigenerarsi e adattarsi, anche nelle condizioni più estreme, ma anche quanto sia indispensabile proteggere la zona di esclusione.

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