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La “voce” segreta dei leopardi: ogni individuo ha un proprio ruggito unico e riconoscibile

Ogni leopardo ha un ruggito unico che lo identifica. Un nuovo studio combina bioacustica e fototrappole per migliorare il monitoraggio e la conservazione di questi predatori sempre più vulnerabili.

29 Dicembre 2024
17:00
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Ogni leopardo ha una propria "voce", un ruggito unico che lo rende diverso e riconoscibile da tutti gli altri. Questa scoperta, frutto di uno studio pionieristico, segna un importante passo avanti nella comprensione di questi affascinanti predatori maculati e apre nuove strade per la loro conservazione.

Per la prima volta, infatti, un team di ricercatori ha combinato l'uso delle fototrappole e le registrazioni bioacustiche per studiare i leopardi africani su larga scala. E i risultati, pubblicati su Remote Sensing in Ecology and Conservation, dimostrano che è possibile identificare i singoli leopardi attraverso il loro ruggito con un'accuratezza del 93%.

Un metodo innovativo per studiare i grandi carnivori

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I ricercatori hanno posizionato 50 coppie di fototrappole e microfoni nel Parco Nazionale di Nyerere, in Tanzania. Foto di Jonathan Growcott

I leopardi (Panthera pardus) sono animali perlopiù solitari e notturni, difficili da osservare, studiare e proteggere. La specie è infatti classificata come "Vulnerabile" all'interno della Lista Rossa dell’IUCN, principalmente per la perdita di habitat e i conflitti con le attività umane, in particolare l'allevamento. Tuttavia, raccogliere dati su larga scala affidabili e precisi è una sfida enorme, proprio perché sono predatori estremamente elusivi.

Con questo nuovo studio, i ricercatori si sono quindi concentrati sul cosiddetto "sawing roar" del leopardo, una vocalizzazione distintiva della specie emessa attraverso un suono ripetitivo a bassa frequenza che può essere ascoltato fino a un chilometro di distanza. Questo particolare ruggito è utilizzato soprattutto per attrarre partner e difendere il territorio, ma finora era stato poco studiato.

I ricercatori hanno esplorato un'area di 450 km² all'interno del Parco Nazionale di Nyerere, in Tanzania, posizionando 50 coppie di fototrappole e microfoni lungo sentieri e strade. Grazie a questo approccio combinato, sono così riusciti a collegare i ruggiti registrati ai leopardi immortalati dalle trappole fotografiche, analizzando i modelli temporali delle vocalizzazioni per identificare ogni singolo individuo.

La bioacustica al servizio della conservazione

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I leopardi sono animali solitari e attivi soprattutto di notte

L'uso della bioacustica, applicata soprattutto per studiare studiare i canti degli uccelli, i pipistrelli e i cetacei, non è molto utilizzata per le specie terrestri, potrebbe cambiare l'approccio ai monitoraggi dei grandi carnivori. Questo metodo consente infatti di coprire aree molto più vaste rispetto alle sole fototrappole e consente di ottenere informazioni cruciali come le stime di popolazione e il riconoscimento dei singoli individui.

Jonathan Growcott, dottorando presso l'Università di Exeter e autore principale dello studio, ha così commentato questi risultati: «Scoprire che i leopardi hanno ruggiti unici è un risultato importante, ma anche un promemoria di quanto poco sappiamo su questi animali e sui grandi carnivori in generale». Ma riconoscere la "voce" dei leopardi, potrebbe avere anche applicazioni molto pratiche, per esempio per identificare gli individui confidenti che attaccano gli allevamenti.

Verso uno studio più integrato degli animali

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Questo metodo potrebbe migliorare lo studio e il monitoraggio dei grandi carnivori

Un aspetto importante emerso da questa tipo di approccio è anche l'efficacia dell’integrazione di diverse tecnologie per raccogliere dati complementari. «La combinazione di metodi come le fototrappole e la bioacustica non solo migliora la nostra capacità di studiare specie difficili da monitorare, ma potrebbe anche rivoluzionare il modo in cui comprendiamo gli ecosistemi e i paesaggi», ha aggiunto Growcott.

Questo approccio non si limita infatti a fornire strumenti per proteggere e gestire meglio il leopardo, ma pone le basi anche per una scienza in un certo senso più olistica, capace di integrare molteplici livelli di informazione per comprendere, monitorare e tutelare meglio la biodiversità in generale.

Con il loro ruggito unico, i leopardi non ci svelano solo il loro mondo sonoro segreto, ma anche un nuovo strumento per monitorarli proteggerli meglio. Questo approccio dimostra che la scienza, quando combina creatività e tecnologia, può offrirci nuove opportunità per affrontare le sfide sempre più complesse della conservazione. Con una "voce" in più, i leopardi ci stanno dicendo che possiamo fare ancora tanto per proteggere questi iconici predatori e i loro ruggiti unici.

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