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Quando penso ad Artù, la prima immagine che viene nella mia mente è quando stava nel palmo delle mie mani per quanto era piccolo il giorno in cui mio fratello ed io l'abbiamo incontrato per la prima volta. Eppure, l'ultima volta invece che ci siamo salutati era steso su una coperta, anziano, e aveva noi tutti intorno ad accompagnarlo e a salutarlo per sempre.
Forse è proprio questo il punto, però, quando si dice addio al cane di famiglia: dentro ognuno di noi non ‘va via' davvero e, anche se lo abbiamo visto diventare adulto e poi anziano, rimane sempre quel cucciolo che era entrato nella nostra vita che continua a essere felice e giocoso nei nostri ricordi.
Perché al di là del dolore della perdita, gli ultimi anni di quel meticcio dal manto grigio, marrone e bianco sono stati altrettanto importanti per me che sono cresciuta insieme a lui in un periodo della vita turbolento, ovvero dall'adolescenza ai primi anni dell'Università. Anni intensi e ‘di formazione', in cui Artù fino all'ultimo respiro mi ha aiutato a capire che significa avere un amico al fianco e che scegliere di vivere con un cane è un patto sacro da rispettare in ogni fase della sua vita che sarà, in ogni caso, rapidissima rispetto alla nostra.

Quando Artù ha iniziato a manifestare i primi segnali della vecchiaia è stato per tutti noi uno choc, perché sono corrisposti poi al passare con lui un solo mese ancora prima che si spegnesse. I miei genitori, per esperienze precedenti, erano più preparati rispetto a me e mio fratello, se non altro perché appunto nel loro passato era già accaduto di vivere con un cane e dover affrontare gli aspetti tristi dell'età che avanza anche per ‘il miglior amico dell'uomo'. Ma tutti noi siamo rimasti per lungo tempo attoniti rispetto al periodo finale della sua vita, cercando di fare del nostro meglio per alleviare la sua sofferenza, dargli sostegno e poi per l'elaborazione del lutto che ognuno ha affrontato a suo modo, come è giusto che sia visto che la perdita di un componente della famiglia, cane o persona che sia, è poi un "viaggio" che si affronta individualmente e con i propri tempi.
Sebbene mio padre e mia madre avessero in qualche modo provato a prepararci all'idea di dover un giorno dirgli addio, i segnali che un cane dà – a meno che non si tratti di qualche malattia a lungo termine che colpisce i nostri compagni a quattro zampe – sono davvero minimi e solo occhi esperti riescono a notarli. Un cane come Artù, che appunto non soffriva di alcuna patologia particolare, non ha cambiato atteggiamento e abitudini con lentezza, consentendo a noi di affrontare la sua vecchiaia con quella che necessariamente è anche una preparazione psicologica alla perdita. Lui, da un giorno all'altro, ha iniziato a mostrare inappetenza e apatia a causa di una rapida disfunzione renale che non gli ha dato tregua e che è stata inaffrontabile dal punto di vista medico.
Succede molto spesso e a tanti cani anziani quello che è capitato al nostro Arturino, ovvero non abbattersi fino a quando davvero il corpo non regge più e non manifestare sofferenza fin quando davvero qualcosa dentro di loro è come se dicesse: "Ok, basta, hai fatto tutto quello che potevi".
I cani, del resto, se paragoniamo a come viviamo noi la tolleranza ai fastidi della vecchiaia ma in generale al dolore, ci superano nettamente. La sua vecchiaia, infatti, è stata semplicemente ‘perfetta' per come ha affrontato la vita dai dieci anni circa, età in cui un cane viene considerato secondo studi recenti come "anziano", e fino ai 15, ovvero quanto ci ha lasciato.
Quel cucciolo vagante in uno degli ospedali collinari di Napoli, in una città del Sud che negli anni 90 era abituata a vivere con branchi senza umani di riferimento che giravano per tutti i quartieri della metropoli, era poi diventato un cane adulto in salute e un anziano particolarmente arzillo. Ma la sua storia, appunto, non è molto diversa da tanti altri cani e chi sta leggendo questo articolo potrà confermarlo: affrontare la fase adulta insieme a un cane in buona salute è di solito una esperienza in cui non si devono affrontare grandi problemi, malattie gravi escluse ovviamente, ed è per questo che tanti, come noi, poi subiscono un impatto psicologico maggiore quando le cose precipitano velocemente.
La resistenza fisica dei cani anziani è un dato di fatto, accertato anche dalla scienza rispetto alla difficoltà di distinguere i segnali da parte degli esseri umani, ed è per questo che bisogna imparare a osservarli con più attenzione, cosa che non so quanto sarebbe stata utile nel caso di Artù ma che sicuramente può esserlo per chi sta per affrontare oggi questa fase della vita insieme al proprio ‘vecchietto'.
Così, in ricordo di quel cane che è stato un fratello per noi ragazzi di famiglia e un figlio a quattro zampe per i miei genitori, vorrei chiudere questo racconto di vita con un augurio rivolto a tutti coloro che oggi hanno un cane accanto, di qualsiasi età e a maggior ragione se inizia a essere anziano o già lo è.
Continuate a godervi ogni istante assieme senza ansia rispetto alla consapevolezza che un giorno non ci sarà più (lo so, non è facile!) ma fate anche qualcosa in più. Penso che sarebbe servito anche a noi sapere qualcosa in più per riconoscere effettivamente prima dei segnali in Artù che ci potessero far capire che di lì a poco avremmo dovuto dirgli addio, infatti, sebbene so che abbiamo fatto semplicemente ciò che eravamo in grado di fare all'epoca e con le conoscenze che avevamo, come tanti altri umani di riferimento in tutto il mondo.
Detto ciò, però, monitorare con maggiore attenzione rispetto al passato un cane nella fase della vecchiaia è fondamentale, proprio per la loro resistenza fisica e quella voglia infinita che hanno sempre di godersi la vita che non ci fa capire come stanno realmente. Basta poco, in fondo, e senza esagerare soprattutto: ricordatevi voi che è cresciuto e che ha una ‘certa età', visto che Fido non ne vogliono sapere proprio di fermarsi un po' di più a riposare nella maggioranza dei casi.
Aiutateli a recuperare le forze, ad esempio, senza cambiare troppo la loro routine ma rallentate il passo voi per primi o fate più soste se siete abituati a fare gite fuori porta. Non cambiate le uscite quotidiane, ma valutate quando è il caso di fare un giretto ‘meno intenso' se notate che si sta affaticando. Occhio anche se è cambiato il suo comportamento, se tollera di meno i luoghi dove andavate sempre insieme ma ora la confusione gli dà fastidio o se la compagnia di altri cani, che prima sembrava dargli grande piacere, è diventata troppo onerosa da gestire perché magari i più piccoli lo vedono come un punto di riferimento e lui non ne ha più tanta voglia di spiegare la vita a loro e, per certi versi, anche a noi.