Un tempo non molto lontano, il chiurlottello (Numenius tenuirostris) era una presenza numerosa e costante lungo le coste europee, anche qui in Italia. Ma questo uccello migratore acquatico, dal caratteristico becco lungo e ricurvo tipico dei chiurli, è diventato col passare degli anni sempre più raro, tanto che ornitologi e birdwatcher ne inseguivano le tracce come si fa con un miraggio, una sorta di Sacro Graal alato. Quel miraggio, da oggi, si è infranto definitivamente. Un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista IBIS conferma ciò che in molti avevano ormai già imparato ad accettare: il chiurlottello si è estinto.
Un'approfondita analisi pubblicata da un team di scienziati internazionali conferma quindi l'estinzione di questa iconica specie, che un tempo si riproduceva tra le torbiere della Siberia occidentale per poi trascorrere gli inverni lungo le coste del Mediterraneo, Italia inclusa. Nonostante ci siano state diverse possibili segnalazioni recenti, l'ultimo avvistamento certo di questa specie risale al febbraio del 1995, a Merja Zerga, in Marocco. Questa tragica notizia segna quindi la prima estinzione globale di un uccello originario del Paleartico occidentale, ovvero Euorpa, Nord Africa e vicino oriente.
Le cause dell'estinzione del chiurlottello
Le ragioni della scomparsa del chiurlottello sono complesse e, probabilmente, non saranno mai del tutto chiarite. La distruzione delle torbiere per far posto all'agricoltura, la perdita delle zone umide costiere utilizzate come aree di sosta e alimentazione e la caccia spietata a un uccello già decimato da vari fattori di minaccia, sono probabilmente tra le cause principali dietro questa estinzione. Non si escludono, tuttavia, anche gli impatti legati all'inquinamento, alle malattie e agli effetti dei cambiamenti climatici.
Secondo Alex Bond, curatore del Natural History Museum e coautore dello studio, gli sforzi per ritrovare il chiurlottello sono stati titanici, ma purtroppo infruttuosi: «Dopo che i chiurlottelli hanno smesso di tornare a Merja Zerga, sono state organizzate numerose spedizioni. Abbiamo perlustrato centinaia di migliaia di chilometri quadrati di potenziali aree di nidificazione, ma non abbiamo trovato nulla». Eppure, un tempo, questa specie era piuttosto numerosa, anche qui in Italia.
Il rapido declino di una specie iconica
Fino agli anni 70 e 80 del secolo scorso, il chiurlottello svernava regolarmente anche in Italia, oltre che nei Balcani, in Nordafrica e in Turchia. Ancora prima, tra la fine dell'800 e l'inizio del 900, era persino considerata la specie di chiurlo (le altre sono il chiurlo maggiore e il chiurlo piccolo) più abbondante in inverno lungo le nostre coste. Resoconti storici, diari ornitologici e soprattutto le centinaia di individui abbattuti, impagliati e oggi conservati praticamente in tutti i museo zoologici italiani, ne sono la prova.
Tuttavia, anno dopo anno, gli uccelli abbattuti dai cacciatori italiani diventavano sempre meno, con gli ultimi avvistamenti certi per il nostro paese che risalgono alla fine degli anni 80 e all'inizio degli anni 90, tra le zone umide del golfo di Manfredonia, in Puglia. Da quel momento il chiurlottello è scomparso, guadagnandosi il triste primato di "uccello più raro d'Europa". L'individuo avvistato e fotografato nel 1995, con tutta probabilità, era uno degli ultimi rimasti al mondo.
Un monito per il futuro
Il destino del chiurlottello non è però un caso isolato. Altri limicoli migratori come lui sono stati recentemente inseriti tra le specie a rischio all'interno della Lista Rossa IUCN, a causa del declino delle loro popolazioni. Alex Berryman, responsabile della Lista Rossa per BirdLife International, ha perciò sottolineato la gravità della situazione: «La perdita del chiurlottello dimostra che nessuna specie è immune al rischio di estinzione. Senza azioni concrete, rischiamo un’ondata di estinzioni su scala globale».
La ricerca, frutto della collaborazione tra RSPB, BirdLife International, e altri partner rappresenta quindi un monito per il futuro. Il coautore Nicola Crockford della RSPB ha infatti aggiunto: «È una delle storie più devastanti per la conservazione della natura in questo secolo. Ci ricorda brutalmente perché lavoriamo: prevenire l'estinzione delle specie. Questo disastro è avvenuto sotto i nostri occhi, durante la nostra vita. Se persino i Paesi più ricchi non riescono a proteggere la loro biodiversità, come possiamo aspettarci che lo facciano altre nazioni?».
Un grido per le altre specie
La triste scomparsa dell'iconico chiurlottello, per quanto fosse ormai accettata tra gli ornitologi e gli esperti, non rappresenta però solo la perdita irreversibile di una specie, ma un simbolo potente delle fragilità dei nostri ecosistemi e dell'urgenza di agire per tutelare le altre forme di vita. La sua scomparsa deve diventare soprattutto un monito: ogni specie persa è un tassello del nostro patrimonio comune che viene meno, e ogni azione mancata per tutelarla si riflette nelle sfide globali che dobbiamo affrontare.
Salvare le specie rimaste significa, in fondo, proteggere anche noi stessi, dimostrando che possiamo davvero invertire la rotta. Il chiurlottello è purtroppo ormai scomparso per sempre, ma il suo silenzio rimane un grido forte come l'iconico "chiurlare" che non sentiremo più risuonare tra le paludi e le zone umide costiere italiane. È un avvertimento, l'ennessimo, di una natura ferita che ci chiede di agire prima che sia troppo tardi, prima che altre voci e canti si spengano per sempre.