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La tartaruga Silva torna in mare dopo 10 mesi: era quasi morta a causa delle “reti fantasma”

La tartaruga Silva era stata trovata impigliata in un groviglio di reti fantasma e plastica, aveva una profonda lacerazione del collo e una delle pinne anteriori amputata a causa della collisione con una barca. Finalmente è tornata libera in mare dopo 10 mesi di riabilitazione nell'Acquario di Genova.

22 Ottobre 2024
15:14
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La tartaruga Silva dopo la liberazione

La tartaruga Silva è tornata in libertà dopo oltre 10 mesi di riabilitazione. Quando è stata trovata a dicembre 2023 nel bacino di Voltri-Prà, a Genova, sembrava che per lei non ci fosse più niente da fare: la testa e parte del corpo erano avvolte in una rete e altro materiale come bottiglie di plastica, che le avevano creato una profonda lacerazione al collo.

La pinna anteriore destra era amputata probabilmente a seguito dell'impatto con l’elica di un’imbarcazione o per via della rete stessa che le aveva fatto da laccio, lacerando i tessuti. La tartaruga presentava anche diverse lesioni al carapace, sempre di origine traumatica, con la conseguente esposizione del tessuto polmonare.

La situazione sembrava da subito profondamente compromessa, ma per fortuna i piloti del Porto di Genova non si sono persi d'animo e dopo aver chiesto l'autorizzazione alla Guardia Costiera l'hanno soccorsa e trasferita all’Acquario cittadino, dove si trova il centro di cura delle tartarughe Caretta caretta.

Il salvataggio non è stato facile a causa delle pessime condizioni del mare, ma nonostante questo l'equipaggio non si è perso d'animo e una volta arrivata nell'Acquario di Genova lo staff ha voluto omaggiare il pilota Riccardo Da Silva chiamando la tartaruga Silva in suo onore.

La riabilitazione ha richiesto diversi mesi per risanare sia la profonda ferita al collo, che le lesioni sul carapace e su piastrone, oltre alla completa cicatrizzazione dell’arto mancante. L’animale, nonostante la mancanza della pinna anteriore destra, è comunque in grado di nuotare e immergersi correttamente. Durante il lungo periodo della convalescenza Silva è stata ospitata in una delle vasche curatoriali, non visibili al pubblico, dedicate all’attività di soccorso.

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La tartaruga Silva torna a nuotare

L’Acquario di Genova interviene sulle tartarughe marine in difficoltà dal 1994 e dal 2009 è referente istituzionale per la Regione Liguria per il recupero delle Caretta caretta. Nel 2017, ha ricevuto, insieme all’Acquario di Livorno, anch’esso gestito da Costa Edutainment, il riconoscimento nazionale come centro di recupero e lunga degenza delle tartarughe marine dal Ministero. E purtroppo sono tante le tartarughe che arrivano, come Silva, ferita dalle reti fantasma.

Cosa sono le reti fantasma

Tra le più grandi minacce di origine antropica per gli animali marini ci sono le reti fantasma, si tratta di reti abbandonate in mare dai pescatori, spesso perché inservibili alla pesca, e tuttavia ancora in grado di provocare grandi danni a delfini e tartarughe.

Le reti fantasma non sono quelle che catturano accidentalmente gli animali marini, ma quelle che vengono dismesse direttamente in mare. Rappresentano un pericolo potenzialmente senza fine per la fauna dato che possono infestare i mari potenzialmente per decenni. Basti pensare che secondo gli ultimi dati Ispra, l’86,5% dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca e acquacoltura, e che il 94% sono reti abbandonate. Per questo è stato avviato il progetto dei “Ghostbuster dei mari”, i cacciatori di reti fantasma che fino al 2026 dovranno recuperare questi "fantasma" nell'ambito di un progetto finanziato dall'Unione Europea e coordinato proprio dall'Ispra, l'ente pubblico che in Italia si occupa di protezione e ricerca ambientale.

Queste reti divengono definite fantasma perché sono pressoché invisibili negli ambienti marini a causa del loro colore e della loro trama a maglie larghe. Si tratta di strumenti invisibili ma letali: nel momento in cui una tartaruga o un delfino si ritrova impigliato è già troppo tardi.

I danni delle reti fantasma

Sono proprio le tartarughe a restare più spesso impigliate nelle reti fantasma, morendo o restando privi di pinne, come sanno bene gli specialisti dei centri di riabilitazione per fauna marina – e per le tartarughe in particolare – sparsi lungo tutta la Penisola. Per questo l'alleanza degli enti di ricerca con i pescatori e gli altri assidui frequentatori dei mari come i piloti è fondamentale per salvaguardarle.

La Caretta caretta è la specie di tartaruga più più numerosa del Mediterraneo, ed è quindi anche quella che più frequentemente subisce incidenti nei nostri mari. Si tratta però anche di rettili estremamente resilienti che dopo aver subito gravi danni, e una lunga degenza, sono pronte a tornare in mare.

Ma le cause che portano la fauna marina nei centri di riabilitazione sono diverse, tra le principali ci sono soprattutto le interferenze con le attività di pesca, è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente, spesso evidenziato dal filo di nylon che fuoriesce; anche le reti, a prima vista innocue possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali.

Si aggiungono poi i danni causati dall'inquinamento con l' ingestione di corpi estranei come sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili. L'impatto con imbarcazioni a motore arrecano traumi e ferite sul carapace delle tartarughe o sul capo, a volte letali.

Il video della liberazione di Silva

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Il rilascio di Silva

Nel video si vede Silva tornare in mare con l'aiuto dalla squadra che in questi mesi si è presa cura di lei, e tra questi c'è anche Riccardo Da Silva, il pilota che l'ha salvata e che idealmente l'ha riaccompagnata al suo elemento, chiudendo il cerchio di questa vicenda.

Il rilascio è avvenuto con il supporto della Capitaneria di porto-Guardia Costiera di Genova che ha messo a disposizione il battello pneumatico GC B 129. L'animale è stato rilasciato direttamente in mare dagli esperti dell'Acquario di Genova che hanno monitorato il suo stato di salute durante tutta l'operazione. Sul posto erano presenti anche i Carabinieri Forestali servizio CITES, e ovviamente la Guardia Costiera.

Come vi vede nel video, Silva si è immersa senza timore appena toccata l'acqua. Questa è una caratteristica straordinaria propria della specie: la capacità di ritornare in natura anche dopo forti condizionamenti antropici dovuti all'infortunio e alla degenza.

A salutare Silva, si spera per sempre, oltre alle realtà costantemente impegnate nella tutela di questa specie c'erano anche i piloti del Porto di Genova.

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