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4 Febbraio 2025
7:40

La storia di JJ4, l’orsa che uccise Andrea Papi: dove si trova ora e perché è ancora rinchiusa in gabbia

JJ4, l’orsa che uccise Andrea Papi, è ancora rinchiusa al Casteller. Il suo trasferimento è fermo, mentre il dibattito sulla gestione degli orsi continua. Nel frattempo la giustizia umana sta decidendo sulla sorte del presidente della Provincia Autonoma di Trento e del sindaco di Caldes, sui quali pende una denuncia per omicidio colposo.

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L'orsa JJ4 si trova rinchiusa nel centro faunistico del Casteller, alle porte di Trento, e non è possibile sapere quando ne uscirà. Il suo nome è diventato noto dopo gli eventi del 5 aprile 2023, quando ha ucciso il 26enne Andrea Papi nei boschi sopra l'abitato di Caldes, in Val di Sole. Il caso ha acceso un dibattito acceso sulla gestione degli orsi in Trentino e sulla coesistenza con gli esseri umani che non accenna a spegnersi.

Dopo la morte di Papi, la Provincia autonoma di Trento, guidata dal presidente Maurizio Fugatti, ha deciso la cattura e l’abbattimento dell’orsa. Solo dopo una lunga battaglia legale portata avanti da associazioni animaliste, il Tar ha sospeso la condanna a morte di JJ4, stabilendo che dovesse essere trasferita in un altro luogo, lontano dalle persone.

A distanza di quasi due anni, però, l’orsa si trova ancora nella sua piccola gabbia al Casteller, un centro di detenzione temporaneo per gli orsi, in attesa della sua una nuova destinazione. Condannata all'ergastolo mentre le responsabilità umane per la morte di Andrea Papi non sono ancora state accertate.

Sul capo di Fugatti e del sindaco di Caldes, Antonio Maini, pende una denuncia per l'omicidio colposo di Papi. I due, secondo i familiari del giovane non avrebbero fatto abbastanza per evitare la tragedia. La Procura di Trento aveva però chiesto l'archiviazione.

Chi è l’orsa JJ4: i genitori e i fratelli

JJ4 ha una storia familiare particolare. È nata in Trentino nell’ambito del progetto Life Ursus, che nei primi anni Duemila ha reintrodotto in Italia 10 esemplari di orso bruno provenienti dalla Slovenia. I suoi genitori, Jurka e Joze, erano tra gli orsi trasferiti per cercare di salvare questa specie dall’estinzione nella regione. Gli orsi bruni europei (Ursus arctos arctos) infatti non sono una specie in via d'estinzione, ma nelle Alpi occidentali era rimasto solo uno sparuto gruppo di 3 maschi, destinato a scomparire.

Jurka, la madre di JJ4, ha avuto un destino simile a quello della figlia: è stata catturata e rinchiusa in un recinto a causa della sua confidenza verso l'uomo: era solita spingersi fino ai centri abitati in cerca di cibo. Nel 2010 è stata quindi trasferita in Germania, all'interno dell'Alternative Wolf and Bear Park, in Germania, dove si trova ancora oggi, e dove presto potrebbe raggiungerla JJ4.

Il fratello di JJ4, invece, ha avuto un destino più drammatico: Bruno era conosciuto in Germania come orso problematico. Nel 2006 ha attraversato il confine italiano ed è arrivato fino in Baviera, e dopo essersi avvicinato ripetutamente agli insediamenti umani, il governo tedesco ha deciso di abbatterlo. Oggi è esposto in un museo di Monaco di Baviera.

La storia di JJ4: dal "Life Ursus" fino alla morte di Papi

JJ4 è nata a seguito del Life Ursus, il progetto finanziato dall’Unione Europea con oltre 2,8 milioni di euro per ripopolare le Alpi trentine di orsi bruni. Nelle prime fasi l'iniziativa era guidata dal Parco Naturale Adamello-Brenta, e dal suo coordinatore scientifico Andrea Mustoni. Il progetto prevedeva l’introduzione di 10 orsi dalla Slovenia per ricostituire la popolazione nella regione, ormai ridotta a pochissimi esemplari destinati a non lasciare traccia.

Nel 2004, la gestione del Life Ursus è passata in capo alla Provincia autonoma di Trento, e da quel momento, almeno per le autorità scientifica che l'avevano seguito, il progetto è concluso. Nel corso di questi 10 lunghi anni l'amministrazione provinciale è stata più volte criticata per non aver investito abbastanza nella prevenzione dei conflitti tra esseri umani e orsi. Gli attivisti ambientalisti sostengono che la Provincia abbia sottovalutato l’importanza di misure come la sorveglianza attiva, le campagne di sensibilizzazione e l’uso di strumenti per tenere lontani gli orsi dai centri abitati.

La popolazione trentina si è sentita privata dei boschi che aveva frequentato sino al ritorno degli orsi, e la tensione è cresciuta fino all'episodio più tragico: la morte di Andrea Papi, la prima vittima di orso nella storia dell'Italia unita.

Protagonista di quell'aggressione è stata JJ4, ma per lei non si trattava del primo scontro con l'essere umano. Nel 2020 aveva incontrato due escursionisti sul monte Peller, ma all'epoca, anche grazie all'intervento dell'allora ministro dell'Ambiente Sergio Costa, era stata risparmiata perché gli esperti ritenevano che fosse stata spinta a difendere i suoi cuccioli. Per lei si era ipotizzata la sterilizzazione dato che i comportamenti problematici sembravano nascere dalla volontà di difendere i piccoli.

Anche quel 5 aprile 2023, JJ4 aveva dei cuccioli con sé quando girando un tornante dei boschi sopra l'abitato di Caldes, si è trovata davanti Andrea Papi.

Cosa succederà all’orsa e perché si trova ancora al Casteller di Trento?

Pochi giorni dopo la morte di Papi, JJ4 è stata catturata dal Corpo Forestale Trentino attraverso una trappola a tubo. L'intento iniziale del presidente della Provincia Maurizio Fugatti era quello di abbatterla, come ha dichiarato più e più volte.

Ma alla fine, al termine di una lunga battaglia legale contro le associazioni di tutela animale, l'assessore trentino Roberto Failoni ha autorizzato il suo trasferimento in un rifugio fuori dall’Italia. L’operazione però si è rivelata più complessa del previsto. L’Alternative Wolf and Bear Park, il centro in Germania che già ospita sua madre Jurka, ha accettato di accogliere JJ4, ma lo spazio destinato all’orsa non è ancora pronto.

Gli orsi sono animali solitari che non apprezzano la compagnia reciproca se non per i brevi momenti dell'accoppiamento. Orsi adulti nati liberi, come JJ4, non possono vivere a stretto contatto con altri conspecifici. Una situazione che seppur non unica all'interno dell'Alternative Wolf and Bear Park risulta molto complessa. La maggior parte degli orsi viene infatti da situazione di sfruttamento da parte dell'uomo: si tratta di orsi abituati alle persone e agli altri animali.

L’assenza di una struttura immediatamente disponibile ha portato a uno stallo, e l’orsa è rimasta rinchiusa al Casteller, una struttura che inizialmente doveva essere solo un rifugio temporaneo per gli orsi feriti, ma che negli anni si è trasformata in una vera e propria prigione.

Eppure il Ministero dell’Ambiente aveva istituito un apposito tavolo di esperti proprio per individuare una soluzione definitiva, ma l’iniziativa si è arenata poco. La situazione di JJ4 rimane quindi in sospeso: né abbattuta né liberata, continua a vivere in una gabbia, mentre la politica e la burocrazia decidono il suo destino.

Orsi e umani in Trentino possono convivere?

Quando si parla di coesistenza tra specie diverse il rischio zero non esiste. È la prima regola da tenere a mente quando si parla di conservazione, soprattutto se riguarda esseri umani e grandi carnivori.

Il caso di JJ4 ha riacceso il dibattito sulla convivenza tra orsi e esseri umani in Trentino. Una cosa è certa: il rischio zero non esiste. In qualsiasi progetto di conservazione della fauna selvatica, soprattutto quando coinvolge grandi carnivori, bisogna accettare che esista sempre una possibilità di scontri tra animali e persone. Il problema principale non è il numero di orsi presenti sul territorio, ma la gestione di questa convivenza.

Se un orso si abitua a trovare cibo vicino alle case o nei bidoni della spazzatura, il rischio di incontri ravvicinati con le persone aumenta. Per questo, la prevenzione è fondamentale: bisogna investire in campagne di sensibilizzazione, utilizzare dissuasori come recinzioni elettrificate e cani da guardiania e migliorare il monitoraggio degli esemplari più problematici.

In Trentino, tuttavia, la gestione degli orsi è diventata un tema politico più che scientifico. Gli ambientalisti accusano le istituzioni di non aver adottato misure efficaci per evitare tragedie come quella di Andrea Papi.

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