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31 Ottobre 2024
14:36

La storia di Apollo e degli altri cani baladi che vivono liberi tra le piramidi d’Egitto

Il video del cane avvistato sulla cima della Grande Piramide di Giza ha riacceso i riflettori sui cani liberi che vivono in Egitto. Si chiamano baladi e questa è la loro storia e quella dei tanti volontari che si prendono cura di questi animali tra mille difficoltà.

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Qualche settimana fa, un video che ha fatto il giro del web ha catturando l'attenzione di milioni di persone in tutto il mondo. Il protagonista si chiama Apollo, un cane libero che vive tra le piramidi di Giza, in Egitto. Marshall Mosher, L'autore del video, era in volo con un parapendio sulla Grande Piramide quando ha avvistato Apollo sulla sommità della piramide e le immagini che ha catturato hanno lasciato molti increduli.

Il video di Apollo ha così conquistato rapidamente i social, diventando virale, e attirando l'attenzione sui tanti cani liberi che vivono in realtà da sempre tra le strade d'Egitto, non senza difficoltà, così come in tantissime altre parti del mondo.

Dopo l'incontro con Apollo, Mosher è tornato più volte al sito, mosso dal desiderio di aiutare "i cani delle piramidi" e i tanti volontari che li proteggono e li accudiscono ogni giorno. Attraverso i social, sta raccontando la sua storia e la sua esperienza insieme ai cani e ai volontari: «Ho avuto la possibilità di incontrare questa incredibile famiglia di cani e scoprire la forza e le difficoltà dei cani baladi qui al Cairo», ha scritto su Instagram.

La storia dei cani "baladi" è molto lunga e travagliata e si intreccia con quella delle persone che prestano volontariato in associazioni locali come American Cairo Animal Rescue, Baladi Watch e Hope Rescue Egypt che lavorano incessantemente per prendersi cura di questi animali tra mille difficoltà.

I cani baladi: antichi custodi del deserto

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I cani liberi che vivono tra le strade e le piramidi d'Egitto vengono chiamati "baladi", termine che in arabo significa "locale" e che li identifica come parte integrante del territorio egiziano. Come altre popolazioni canine che vivono nei territori desertici, i baladi non appartengono a una razza specifica: sono il frutto di una lunga evoluzione naturale che si intreccia con i popoli che da secoli abitano il Medio Oriente e il Nord Africa. Adattabili e intelligenti, i baladi sono in grado di sopravvivere in condizioni climatiche e ambientali estremamente difficili, caratteristica che li accomuna a tante altre popolazioni canine nordafricane, come per esempio i cani liberi in Marocco, ma anche di altre regioni  del mondo.

La loro storia affonda le radici nell'Antico Egitto, dove i baladi, discendendo probabilmente da un mix di cani originari dell'Africa e del Vicino Oriente, hanno iniziato a sviluppare alcune caratteristiche uniche più o meno ricorrenti: taglia media, corpo magro e slanciato, pelo corto perlopiù marrone o beige, orecchie grandi e appuntite, muso allungato e coda arricciata. Resistenti e dal temperamento indipendente, i cani baladi, come altri semi-selvatici, hanno ben presto imparato a cavarsela da soli, muovendosi perfettamente tra il deserto, le strade e le piramidi egiziane.

Poiché non hanno mai dovuto fare affidamento sugli esseri umani, sono tendenzialmente schivi ma allo stesso tempo hanno imparato a integrarsi anche con il contesto socio-culturale e con gli abitanti del territorio che a loro volta hanno imparato a convivere e a interagire con questi cani.

La popolazione canina però è cresciuta molto negli ultimi anni, così come i conflitti con una parte della società: purtroppo alcuni abitanti della zona considerano i baladi come una "presenza scomoda" e considerandoli un problema. Nel tempo non sono mancati tentativi drastici di "controllo della popolazione" con avvelenamenti e persecuzioni che hanno causato veri e propri stermini.

Le minacce e il prezioso lavoro dei volontari

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Per ridurre la presenza dei baladi intorno alle proprie abitazioni alcuni ricorrono spesso a metodi disumani e cruenti come l'uso di veleni estremamente accessibili ed economici che provocano però terribili sofferenze. Gli animali avvelenati muoiono spesso tra atroci sofferenze e dopo un lungo periodo d'agonia.

Tuttavia, tantissimi volontari, rifugi e associazioni che operano sul territorio lavorano incessantemente per migliorare l'accettazione culturale di questi cani, contrastare le campagne di sterminio e, soprattutto, sviluppando metodi più etici per tenere sotto controllo la popolazione.

Ciò avviene soprattutto attraverso campagne di sterilizzazione, marcature e reimmissioni sul territorio. È il cosiddetto metodo TNR (Trap-Neuter-Return) che altro non è che il sistema più efficace e utilizzato al mondo che permette di gestire il numero di cani in maniera etica e non cruenta, esattamente come accade in alcune regioni italiane con i cosiddetti "cani di quartiere".

Si tratta di individui sterilizzati, registrati, monitorati e soprattutto tutelati dalla legge, perfettamente integrati nel territorio, spesso accuditi da volontari e associazioni locali. Grazie all'impegno di tante persone e associazioni, la percezione pubblica verso i cani liberi sta cambiando e oggi è possibile vedere un futuro diverso per i baladi basato sulla convivenza.

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Come ha ricordato Marshall Mosher, intenzionato a continuare a supportare questa causa, grazie anche al suo video il mondo intero ha ora la possibilità di sostenere questi animali che, da secoli, vivono liberi accanto agli esseri umani e che, con un approccio più consapevole ed etico, possono trovare una vita migliore tra le strade e su e già per le antiche piramidi egizie.

Le storie di Apollo e degli altri baladi ci ricordano quanto sia straordinaria l'adattabilità dei cani. Versatili, resilienti e imprevedibili, i cani liberi sono praticamente in ogni angolo del mondo, storie eccezionali che meritano però rispetto e protezione.

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