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17 Novembre 2024
15:00

La rivincita dei Chihuahua: i cani piccoli hanno il cervello più grande ma anche più paure

Lo studio ha dimostrato che per quanto riguarda i cani, a differenza di altre specie, a un corpo grande non corrisponde un cervello grande e ciò perché sono stati selezionati dagli esseri umani e non dalla natura, cosa che ha comportato una modificazione sostanziale.

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I Chihuahua e altri cani di piccole dimensioni sono tra i cani con il cervello più grande rispetto alle dimensioni del corpo. A stabilirlo è uno studio che ha scoperto che la funzione e il comportamento della razza sono correlati al volume endocranico nei cani domestici.

La ricerca è stata condotta da un team internazionale e interdisciplinare dell'Istituto di Scienze Evoluzionistiche dell'Università di Montpellier, del Dipartimento di Paleontologia dell'Università di Zurigo, del Museo di storia naturale di Berna e di quello di San Gallo in Svizzera e pubblicata su Biology Letters. 

Le razze toy hanno un cervello più grande: lo studio

Partendo dal presupposto che la capacità cerebrale in rapporto alle dimensioni del corpo è una misura ampiamente utilizzata dagli scienziati per determinare gli animali più intelligenti, lo studio ha però dimostrato che per quanto riguarda i cani questo principio non è applicabile perché sono stati selezionati dagli esseri umani e non dalla natura, cosa che ha comportato una modificazione sostanziale della disposizione del loro cervello.

Gli esperti hanno analizzato circa 1.700 soggetti di 172 razze diverse, arrivando alla conclusione che le tipologie "toy", ovvero cani di piccole dimensioni come il Chihuahua, ma anche Carlino e Volpino di Pomerania, hanno il cervello più grande rispetto al corpo. I cani da lavoro invece, come i Pastori Belga o i Siberian Husky sono stati selezionati e allevati per svolgere «complesse abilità di assistenza umana e pur possedendo capacità cognitive più elevate hanno cervelli più piccoli».

I ricercatori dunque ritengono che abilità complesse e comportamento cooperativo (segno distintivo della cognizione sociale) nei cani non corrispondono necessariamente a possedere un volume endocranico relativo (REV) più grande. Ma ciò che anche chiaramente emerge è che nei cani piccoli, avere un cervello più grande fa sì che aumenti la percezione di emozioni come la paura, le reazioni aggressive, la ricerca di maggiori attenzioni e l'ansia da separazione causando anche maggiore difficoltà nell'educazione del soggetto.

Le conseguenze della selezione umana sui cani di piccola taglia

Praticamente aver selezionato cani sempre più piccoli ha aumentato il volume del loro cervello ma allo stesso tempo li ha resi più sensibili, a differenza di tipologie come i cani da lavoro che – come scrivono scrivono gli esperti nello studio – riescono a concentrarsi maggiormente nelle attività richieste e hanno capacità cognitive più elaborate: «Queste specializzazioni includono la ricerca e il soccorso, il rilevamento (ad esempio medico), l'assistenza (ad esempio la guida), il controllo e la protezione (ad esempio militare) e sono probabilmente più complesse di quelle di altri cani».

Un cervello più grande, dunque,  non significa essere più intelligenti nei cani piccoli come potreste vedere scritto in qualche altro articolo sui media ma si riferisce in questo studio alla correlazione tra questo aspetto e i tratti comportamentali, sottolineando quanto l'uomo ha influito sulla plasticità evolutiva dei cani durante la domesticazione.

In particolare la selezione artificiale ha comportato che i cani piccoli, modificati a nostro piacimento per rispondere principalmente a caratteristiche estetiche, abbiano facoltà cognitive che generano in loro maggiori "preoccupazioni" e questo studio deve servirci proprio per comprendere che a piccole taglie corrispondono però grandi individui, ovvero dotati di cognizioni ed emozioni che hanno bisogno di essere considerati come tali e non come oggetti.

La ricerca, dunque, può aiutarci a stabilire con i "piccolini" un rapporto più rispettoso, che tenga ben presente le loro facoltà intellettive e il dato di fatto che si tratta di cani che inconsapevolmente attraverso l'intervento umano hanno sviluppato anche una emotività maggiore rispetto ai loro conspecifici più grossi.

Del resto basterebbe ricordarsi, giusto per fare un esempio, che il Pinscher è il "padre" del Doberman: un cane impegnativo, con forti motivazioni e un gran carattere e che per renderlo felice è necessario prendersi la piena responsabilità della sua gestione e l’impegno di soddisfare i suoi bisogni.

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