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Inizia la ricerca (inconsapevole) di cuccioli da acquistare come regalo di Natale: i percorsi giusti e i dubbi da affrontare

Per chi desidera regalare un cane a Natale è questo il periodo in cui si concentrano le ricerche per finalizzare l’acquisto entro i termini stabiliti dalla legge. Tuttavia, non è solo questo l’aspetto da considerare: pensare alle adozioni in canile o ad accogliere in casa un cane adulto può rivelarsi la scelta migliore.

12 Novembre 2024
11:34
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Poco più più di un mese a Natale e la smania per le Feste la si nota già da giorni per le strade delle nostre città, con negozianti che hanno iniziato ad addobbare le vetrine come se il 25 dicembre fosse dopodomani. Ma non è solo questo il risvolto sociale e culturale del commercio legato alle festività: c'è un aspetto di cui poco si tiene conto che è quello della compravendita di cuccioli da mettere sotto l'albero che vede proprio nei mesi di ottobre e novembre il momento in cui le richieste e le offerte aumentano a dismisura.

Ciò accade perché, almeno per le persone che seguono la legge, i cani e i gatti che nascono in questo mese avranno almeno due mesi quando arriverà la notte di Babbo Natale e la normativa nazionale prevede che questa sia l'età in cui è possibile separarli dalla madre e dai fratelli se nati in Italia. Il termine diventa di 111 giorni per chi acquista dall'estero.

Quello della costante richiesta e offerta di cuccioli è un vero e proprio business che ha, appunto, nel periodo natalizio il suo picco e che vede anche un po' aumentare le adozioni da canile, sebbene rimangano fanalino di coda perché le persone si indirizzano purtroppo più sulle "razze di moda" che sul pensiero di far entrare un animale che, indipendentemente dall'estetica, dovrebbe entrare a far parte della famiglia con consapevolezza.

Ma il destino di molti cuccioli di cane, di razza o meno che siano, spesso si traduce in abbandono nel periodo estivo, ovvero quando quel "batuffolo" che sembra un peluche inizia la fase dell'adolescenza e, come accade anche a noi umani, entra in un periodo in cui la turbolenza d'animo è caratteristica di un soggetto in crescita e non si sa come affrontare questo nuovo individuo che ha sue esigenze, suoi desideri e sue motivazioni. Bisogni, in pratica, che non si traducono di certo solo nel dargli cibo e "affetto".

Anzi, spesso quando un cane inizia a crescere, e non è più manipolabile come un pupazzo, subentrano spesso anche incidenti domestici che portano poi le persone ad allontanare l'animale dalla famiglia, quando tutto ciò sarebbe evitabile già solo ponendosi una semplice domanda: "Sono davvero pronto ad accogliere un cane nella mia/nostra vita?".

Si possono comprare i cuccioli? Cosa dice la legge in Italia

Partiamo da un presupposto fondamentale: per la legge italiana un cane è ancora una res, ovvero un bene mobile come lo può essere un frigorifero o un'automobile. Nel tempo il legislatore ha modificato il dettato delle leggi, ha inserito l'attenzione al benessere animali in Costituzione (articolo 9) e anche nel Codice penale si è concentrata maggiormente l'attenzione sui danni inflitti alle altre specie viventi in quanto tali. E' bene però sottolineare che ciò che ancora ha più valore è l' "offesa" al sentimento della persona e non il dolore causato all'animale in quanto tale. Riassumendo: non è riconosciuta personalità giuridica ai cani o ai gatti ma è principalmente il sentimento umano che viene colpito e per tal motivo si punisce chi lo causa.

Detto ciò, nello specifico vendere e comprare un cane o un gatto è un commercio legale ma vendere un animale definendolo di razza ma senza fornire il pedigree è punito dalla legge. Per ulteriore chiarezza, l'esempio più lampante di quanto poco si sappia in materia nella società civile è l'American Pit Bull Terrier, ovvero il Pitbull: in Italia non è una razza riconosciuta dall'Enci e dunque non può essere venduto come "cane di razza". Significa che non si può vendere? No, importante è solo che non venga spacciato come tale.

Per quanto riguarda l'età del cucciolo, vale sia per il gatto che per il cane la regola dei due mesi d'età. Il dettato normativo di riferimento è l'ordinanza 6 Agosto 2008 (articolo 2) in cui è vietata esplicitamente la vendita dei cuccioli di età inferiore e di cani che non siano stati identificati e registrati. Questa regola è stata anche inserita all'interno dell'accordo del 24 gennaio 2013 della Conferenza Unificata Stato-Regioni e Stato-Città ed Autonomie Locali. Quando si è provato autonomamente a aumentare a tre mesi, come avevano fatto le Regioni Lombardia e Marche, si è poi fatto un passo indietro ritornando ai 60 giorni obbligatori, dopo che l'Enci si era opposta a questa modifica a favore degli allevatori.

Le cose, però, cambiano decisamente in assenza di controlli in caso di cucciolate ritrovate abbandonate o in altre situazioni in cui si fanno riprodurre gli animali con cucciolate casalinghe o attraverso le cosiddette "puppy farm" che soprattutto nell'est Europa sfruttano fattrici per rifornire le incessanti richieste che arrivano anche dall'Italia per razze sempre più maltrattate geneticamente, come i Bouledogue francesi e tutta una serie di animali "toy" che vengono richiesti perché visti sulle piattaforme video dove sono sapientemente esposti per fare business sulla loro pelle.

Proprio su questo tema abbiamo realizzato su Kodami la video inchiesta in alto a questo articolo in cui riportavamo anche le parole di Maria Francesca Bruschi, vicequestore della Polizia di Stato, proprio a riguardo dell'enorme incremento della vendita di cuccioli a Natale: «I cuccioli sono delle bombe a orologeria. Si tratta di cani che vengono importati in Italia, spesso in maniera illegale, dai Paesi dell'Est Europa. Spesso arrivano agli ignari acquirenti in condizioni precarie, e questo non è un effetto collaterale ma una precisa strategia dei trafficanti per generare un affezione nella famiglia verso i cagnolini che vivranno per pochi mesi in modo da incentivare un secondo acquisto nel giro di pochi mesi e quindi andare ad incrementare quello che è un mercato assolutamente illecito e delittuoso».

Proprio sul sito della Polizia di Stato c'è un ottimo vademecum intitolato "Un cucciolo in regalo? Pensiamoci bene" che fornisce risposte su dubbi al riguardo ma soprattutto utili spunti di riflessione.

Qual è il percorso giusto per far entrare un cane in famiglia

Il punto di partenza è la domanda che abbiamo posto all'inizio che può essere anche posta in questi termini: "So chi è un cane?". Esattamente così: non "cosa è", ma "chi è". Partire dall'idea che si tratta di un individuo che ha le sue specifiche prerogative di specie e di soggetto unico in quanto tale è fondamentale per comprendere che inserire un animale nel proprio ambiente familiare vuol dire sicuramente portare gioia e amore ma non in cambio di nulla.

Ci sono infatti delle responsabilità che vanno oltre l'espletamento dei bisogni fisiologici, che spesso pure quelli poi diventano un "peso" nella quotidianità, ma che includono anche il benessere psicologico di Fido. 

Prima di tutto, un percorso consapevole prevede la comprensione dunque di avere a che fare con un soggetto che nel tempo cambierà, si evolverà e formerà il suo carattere in base anche al contesto in cui vivrà, senza dimenticare le sue "motivazioni di razza" – anche per quanto riguarda i meticci – e dunque le inclinazioni d'animo, possiamo a buon diritto definirle così, che lo porteranno a essere e a voler essere un membro riconosciuto e rispettato della sua famiglia.

Abbiamo pubblicato un articolo, in particolare, che può essere davvero utile poi per affrontare le questioni che vanno ancora più nello specifico per aiutare le persone a comprendere quanto "onore e oneri" si incrocino nello scegliere di vivere con un cane. In dieci quesiti, infatti, come "Me la sento di asciugare pipì e raccogliere popò per casa, più volte al giorno, per mesi?" o "posso e voglio destinare parte dei miei guadagni alla cura del mio cane?" si arriva poi alla domanda delle domande: me la sento di rivoluzionare la mia vita?

Perché è quello che accade quando un quattrozampe entra nella nostra vita: cambia completamente la routine e se lo si fa con consapevolezza davvero la convivenza con un cane diventa una delle esperienze più belle che possono accadere per se stessi e per tutto il nucleo familiare, bambini in primis.

Perché adottare: dubbi e leggende sui cani di canile

"Scelgo di acquistare un cane di razza perché in canile ci sono animali che sono stati abbandonati perché non sono buoni". Più o meno suona così, spesso, la motivazione che le persone danno per cui non si rivolgono a strutture in cui ci sono animali condannati a un "fine pena mai".

In realtà nei canili la maggioranza dei cani sono individui abbandonati per una sola ragione: non sono stati compresi, accettati e seguiti con la dovuta cura e attenzione che si deve a un soggetto che appartiene a un'altra specie ma che ha magari solo manifestato stress e disagio perché non compreso. e poi bisognerebbe essere molto chiari nel rendere noto che spesso la manifestazione di comportamenti indesiderati alla fine si traduce anche in piccole cose, in realtà, come cani abbandonati perché tirano al guinzaglio quella rara volta che vengono portati in passeggiata o perché fanno pipì in casa o, ancora, perché abbaiano troppo. Sì, spesso i motivi per cui un cane viene mollato in canile sono davvero insulsi e nulla hanno a che fare con episodi di comportamenti aggressivi. E pure su questi ultimi bisognerebbe sempre sapere come si sono manifestati, in che contesto e perché.

Abbandonare un cane, poi, è diventato davvero facile, grazie a un istituto legale che si chiama "cessione di proprietà". Si tratta di un dettato contenuto nella legge quadro sul randagismo (la 281/91) nato in realtà con le migliori intenzioni: il legislatore aveva infatti previsto la possibilità da parte di persone in provata difficoltà (motivi di salute, problemi economici) di poter lasciare il loro animale in una struttura per favorire poi il ricongiungimento o un'altra adozione. Nel tempo è diventato l'escamotage legale per abbandonare i cani, al posto di lasciarli legati a un palo in mezzo alle strade.

Ritornando dunque alle migliaia di cani che sono nei canili di tutto il Belpaese, ciò che non si sa è che rivolgersi a strutture dove ci sono educatori e volontari formati può portare proprio al "match" perfetto invece. Avere delle persone che conoscono l'animale e che si confrontano con le persone per far sì che tutti siano contenti e soddisfatti nell'iniziare un percorso relazionale è una prerogativa che rende l'adozione da canile la scelta migliore per evitare proprio situazioni di incomprensione e superare l'ostacolo più grande: l'incosapevolezza.

Quando e perché considerare l'adozione di un cane adulto

"Ma io voglio un cucciolo, nei canili non ce ne sono". Ecco un altro dei pregiudizi e dei preconcetti che caratterizzano poi la scelta di comprare e non adottare. E' bene subito dire che, purtroppo, di cuccioli ce ne sono e come anche nei canili, soprattutto nelle regioni del Centro Sud dove il randagismo è ancora diffuso ma anche al Nord del Paese dove le cucciolate casalinghe non mancano.

Ciò che poi non viene preso in considerazione è che, soprattutto nel caso in cui si tratti del primo cane della vita, avere a che fare con un soggetto adulto può decisamente facilitare le cose. Infatti, come ha scritto su Kodami l'istruttore cinofilo Luca Spennacchio: «Poche persone – soprattutto chi è alla prima esperienza – sono consapevoli di quanto impegno sia necessario non solo per prendersi cura di un cucciolo ma soprattutto per farlo crescere sano ed equilibrato, in grado di amalgamarsi con il contesto nel migliore dei modi».

Un cane adulto è un individuo già formato, con il suo carattere e – nella media dei casi – dotato già di una certa competenza per affrontare la vita e il rapporto con le persone. La scelta, dunque, sempre con il supporto di chi conosce la personalità dei soggetti che sono nel canile a cui potreste afferire, ricadrà su un individuo che non avrà bisogno delle cure e delle attenzioni necessarie per un cucciolo ma che potrà apportare alla famiglia un benessere collettivo e reciproco grazie alla sua esperienza pregressa.

Altra convinzione poi da scardinare in questo senso è quella che in tanti pensano che un cane adulto non impari o che non si leghi al nuovo nucleo familiare. Non c'è nulla di più sbagliato e anche in questo caso le parole di Spennacchio dirimono questo dubbio in modo semplice e con un paragone chiaro alla nostra specie, egualmente sociale come quella del canis lupus familiaris: «Si pensa che il legame affettivo con un cane possa nascere esclusivamente se quest’ultimo sia cresciuto in seno alla famiglia. Sarebbe un po’ come dire che io sia destinato ad amare esclusivamente le persone presenti alla mia nascita, che mi hanno accudito e cresciuto, e non altre, per tutta la mia vita. Il legame affettivo e di amicizia è un processo che si sviluppa con la conoscenza tra individui, con la scoperta di affinità e la voglia, e il piacere, di condivisione con l’altro».

Un cane cambia la vita: ecco l'unico luogo comune che non ha eccezioni e che conferma la regola "base" della convivenza con Fido. La può decisamente modificare in meglio per tutti coloro che vi entrano in relazione, animale compreso e basta davvero poco, alla fine, perché ciò accada. Condividere l'esistenza con "il miglior amico dell'uomo" è infatti uno dei viaggi più belli che si possano fare e a chiunque abbia già deciso di far arrivare un cane sotto l'albero per Natale auguriamo che tale sarà l'esperienza e che, soprattutto, duri "per sempre".

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