Recentemente, in Emilia-Romagna, è stato confermato il primo caso di influenza aviaria in un gatto per l'Italia. L'animale viveva a stretto contatto con i polli di un piccolo allevamento familiare nel Bolognese, dove era già stata individuata l'infezione aviaria, come ha confermato in una nota la Regione.
Questo episodio, seppur isolato, ha inevitabilmente sollevato preoccupazioni e domande su quali possono essere i rischi reali per i nostri animali domestici e su come possiamo proteggerli.
L'influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) è una malattia che colpisce principalmente gli uccelli, sia selvatici che domestici, ma in rari casi può infettare anche i mammiferi allevati e gli animali da compagnia, in particolare i bovini e i gatti. Il contagio, come ha spiegato anche l'Istituto Superiore di Sanità, avviene soprattutto per contatto diretto con uccelli infetti vivi o morti, oppure attraverso il consumo di latte crudo contaminato o cibo per animali a base di carne sempre cruda e infetta.
Quali sono i rischi per i gatti?
Abbiamo chiesto un parere al professor Giuseppe Borzacchiello, docente di Fisiopatologia veterinaria presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università Federico II di Napoli, che ci ha spiegato: «Il caso verificatosi in provincia di Bologna è un episodio chiaro. Il gatto viveva a stretto contatto con i polli di un piccolo allevamento in cui era già stata individuata l'influenza aviaria. Sicuramente è un segnale che dobbiamo monitorare con attenzione, perché sappiamo che il virus muta frequentemente e sta ampliando lo spettro delle specie sensibili. Tuttavia, è importante non creare allarmismo».
Secondo Borzacchiello, i rischi sono minimi per i gatti che vivono in casa: «Se vivo con un gatto in appartamento o in città, è molto improbabile che venga a contatto con il virus. Questa eventualità riguarda soprattutto i mici che vivono in contesti rurali, dove possono entrare facilmente in contatto con uccelli selvatici e soprattutto allevati. Anche se il virus sta dimostrando di essere capace di infettare diverse specie, è importante mantenere un approccio razionale. Non è il caso di chiudere tutti i gatti in casa, ma di fare attenzione e avere buon senso». Nessun allarme, quindi, anche perché in Europa il virus colpisce soprattutto gli uccelli selvatici e non è stato registrato finora nessun caso negli esseri umani.
Come proteggere i nostri animali
La prima misura di prevenzione rimane comunque evitare che i gatti possano entrare in contatto con uccelli selvatici o allevati infetti, soprattutto nelle aree in cui sono stati segnalati focolai. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, è importante anche fare attenzione all'alimentazione: carne cruda o latte non pastorizzato provenienti da animali infetti potrebbero essere veicoli di contagio, ma i cibi commerciali sono sicuri e controllati e non rappresentano un rischio. In caso di sintomi sospetti, come problemi respiratori, spesso molto gravi, è importante consultare tempestivamente un veterinario.
Borzacchiello però precisa: «Se un gatto porta a casa un uccellino morto, non c'è bisogno di allarmarsi, a meno che non ci siano focolai attivi nella zona. In ogni caso, se si notano sintomi o si hanno dubbi, rivolgersi al veterinario è sempre la scelta migliore». Sebbene il caso dell'Emilia-Romagna abbia attirato molta attenzione, non c'è quindi motivo per allarmarsi. Le autorità sanitarie, sia a livello nazionale che europeo, stanno monitorando attentamente la situazione per garantire la sicurezza ti tutti. «Il fatto che il virus stia ampliando lo spettro delle specie sensibili deve tenerci in allerta, ma senza creare panico. Gli istituti di ricerca stanno lavorando costantemente per comprendere meglio l'evoluzione del virus e proteggerci», conclude il professore.