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C'è un nuovo piccolo avvoltoio che si è affacciato dal suo nido tra le vette del Piemonte: si chiama Tajarin ed è un pullo di gipeto appena nato nel cuore della Valle Orco, sul versante piemontese del Parco Nazionale del Gran Paradiso. La notizia è arrivata direttamente dal Parco, che ha annunciato sui social la schiusa dell'uovo custodito e covato per circa due mesi da Bucatino e Lasagna. Questi sono i nomi scelti dai guardiaparco per la coppia che adesso si prenderà cura del piccolo e prezioso avvoltoio barbuto.
Con la nascita di Tajarin, tutte e cinque le coppie di gipeti che attualmente nidificano nel Parco – tre sul versante valdostano e due in Piemonte – hanno portato a termine con successo la schiusa per quest'anno. Si tratta di un risultato estremamente importante, che conferma il lento, ma graduale ritorno di queste specie che fino a pochi anni fa era completamente scomparsa dalle Alpi italiane a partire da inizio Novecento, ma che è tornato lentamente a nidificare negli ultimi anni. In Piemonte, la prima nidificazione risale al 2019.
Chi è il gipeto e qual è la sua storia
Il gipeto (Gypaetus barbatus) è uno dei rapaci più grandi d'Europa, con un'apertura alare che può superare i due metri e mezzo. Ma dietro il suo aspetto imponente e lo sguardo fiero, si nasconde un animale estremamente timido e schivo, del tutto innocuo per gli esseri umani e per gli animali domestici allevati. Si nutre infatti quasi esclusivamente di ossa, che frantuma lanciandole dall'alto sulle rocce per inghiottire i pezzi più piccoli e assorbire il prezioso e nutriente midollo osseo.
Eppure, per secoli questo spazzino è stato perseguitato e sterminato, vittima di credenze popolari che lo descrivevano come un ladro di pecore – veniva chiamato anche avvoltoio degli agnelli – o addirittura un rapitore di bambini. La sua estinzione dalle Alpi italiane è stata rapida e silenziosa, una delle tante causate dall'ignoranza e dalla paura per gli animali selvatici. Il suo recente ritorno è il frutto di anni di monitoraggi, liberazione di individui nati in cattività e tutela dei siti di nidificazione.

Ogni nido viene infatti sorvegliato a distanza di sicurezza, per evitare qualsiasi forma di disturbo che potrebbe compromettere la cova o la crescita dell'unico pullo che solitamente ogni coppia alleva. Come altri avvoltoi e rapaci, infatti, anche il gipeto è particolarmente sensibile al disturbo e anche attività "innocue", come l'arrampicata sportiva sulle parenti in cui nidifica, potrebbero spingere i genitori ad abbandonare il nido oppure spaventare il pullo, che potrebbe finire per precipitare nel vuoto.
La nuova fase dopo la schiusa delle uova: il gipeto lancia un segnale positivo
Ora, dopo la schiusa, si apre un'altra nuova fase altrettanto delicata quanto la cova: il singolo pullo dovrà essere nutrito, protetto e seguito dai genitori ancora per parecchio tempo. Ci vorranno infatti oltre quattro mesi prima che lasci il nido, uno dei periodi di preparazione all'involo più lunghi tra tutti gli uccelli europei. Il ritorno del gipeto sulle Alpi è un segnale estremamente positivo per tutta la biodiversità italiana. Cacciato fino a essere estinto localmente, ora l'avvoltoio barbuta sta finalmente riconquistando i suoi spazi.