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23 Gennaio 2025
9:40

In Alaska riprende la caccia aerea a lupi e orsi, nel mirino anche i cuccioli: cos’è e perché viene impiegata

In Alaska questa primavera ripartirà la caccia a orsi e lupi dagli elicotteri. Si prevede l’eliminazione dell’80% dei predatori su 80.000 chilometri quadrati ma non sono stati fissati limiti precisi al numero di animali da abbattere. Nel 2024 durante un intervento analogo ne furono rimossi 95.

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In Alaska questa primavera riprenderà la caccia aerea a lupi e orsi, cuccioli compresi. Questa modalità di caccia consentirà di eliminare fino all'80% degli animali su oltre 80 mila chilometri quadrati di territorio dello Stato, ma non c'è un numero definito a cui bisognerà attenersi. La misura è stata pensata per favorire l'aumento del numero di renne e alci, prede contese sia dai grandi carnivori che dai cacciatori.

Non è la prima volta che questa modalità di gestione viene attuata, la stesse regole vigevano dal 2022, durante la presidenza dell'ex presidente statunitense Joe Biden. Secondo i dati diffusi dal Dipartimento caccia e pesca dell'Alaska, tra aprile e giugno 2024 sono stati rimossi in totale 95 predatori, di cui 81 orsi e 14 lupi.

In cosa consiste la caccia aerea a orsi e lupi

La caccia aerea a orsi e lupi è parte di un più ampio piano di «gestione intensiva» volto ad aumentare la sopravvivenza dei cuccioli di renna rimuovendo tutti gli orsi e i lupi dalle zone di nascita durante il periodo primaverile, quando i piccoli sono più suscettibili alla predazione. A condurre le operazioni non saranno cacciatori ma gli operatori della Division of Wildlife Conservation statunitense.

«L'area di nascita rappresenta in una piccola porzione delle unità interessate – si legge nel memorandum realizzato dal Dipartimento di caccia e pesca – queste ultime hanno popolazioni di predatori robuste e ciò garantisce che le rimozioni saranno sostenibili a livello di unità numeriche».

Le stime fornite indicano che ci sono potenzialmente tra i 2.000 e i 7.000 orsi bruni nell'Alaska sud-occidentale, ma gli esperti sottolineano anche che è impossibile definire i numeri dei predatori selvatici a causa della loro elusività. Alla pratica della caccia con l'uso dell'aereo si aggiunge quella dei cuccioli di orso in tana.

All'interno dell'elicottero una unità è designata alla rimozione dei predatori, e un'altra al tracciamento dei piccoli di renna. Al contempo, infatti, il Dipartimento vuole per verificare lo stato di salute della popolazione e per questo i cuccioli vengono dotati di collare Gps. Per monitorarli è stato necessario l'uso della rete Internet Starlink, di proprietà del miliardario Elon Musk.

L'intera operazione si è rivelata gravosa in termini economici: i costi dell'aereo e del carburante per il periodo di rimozione di aprile sono stati pari rispettivamente a 54 mila dollari e 10 mila dollari, ma non sono state conteggiate le spese una tantum. La spesa per aumentare la popolazione di ungulati potrebbe non rientrare neanche con l'aumento delle richieste dei permessi di caccia.

Le critiche degli ambientalisti

Nonostante la misura sia pensata per favorire le popolazioni di ungulati rimuovendo tutti gli orsi e i lupi dalle zone delle nascite durante il periodo primaverile. Tuttavia, come si legge nel memorandum «Non esistono dati che permettano di valutare se l'obiettivo sia stato raggiunto e i successivi monitoraggi dei cuccioli di renna hanno rilevato la presenza di altri orsi bruni nell'area di ricerca dopo la rimozione». Al contrario, è stato osservato che esistono altri fattori che limitano la sopravvivenza delle piccole prede, tra cui le malattie, l'alimentazione e il clima rigido dell'inverno.

L'unico dato certo è che effettivamente il numero dei predatori è diminuito: «La piccola area di ricerca complessiva e le osservazioni aneddotiche, come le prove della presenza di orsi (ad esempio, tracce, cuccioli predati), hanno generalmente portato al ritrovamento di un orso, indicando che è stato raggiunto un alto grado di rimozione degli orsi».

Sono diminuiti significativamente anche i lupi secondo il National Park Service: l'ente ha interrotto uno studio durato più di 20 anni sul comportamento dei lupi nella vicina riserva nazionale Yukon-Charley a causa della riduzione della popolazione residente.

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