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Il WWF sostiene il commercio di pelliccia di orso polare e intanto ne sfrutta l'immagine per raccogliere fondi. Con queste accuse la più nota organizzazione internazionale di tutela animale è finita al centro di un'inchiesta del quotidiano britannico Guardian.
Secondo il giornale, il WWF avrebbe contribuito a facilitare il commercio internazionale di pellicce di orso polare. Ciò sarebbe accaduto in particolare durante le CopCITES: a questi incontri i rappresentanti dell'organizzazione hanno chiesto di non introdurre misure di tutela particolarmente stringenti nei confronti degli orsi, favorendo così nei fatti il commercio delle loro pellicce.
L'orientamento del WWF, più volte dichiarato anche pubblicamente, è quella di promuovere "l'uso sostenibile della fauna selvatica" e si basa sull'idea che regolando lo sfruttamento di un piccolo numero di animali per scopi economici lo stato generale della specie verrà migliorato. Lo stesso approccio è stato utilizzato anche in relazione alla caccia e alla caccia al trofeo.
L'inchiesta del Guardian, già rilanciata da diversi media internazionali, mette il luce la contraddizione tra l'immagine che il WWF comunica al pubblico e l'obiettivo che porta avanti ai tavoli di discussione internazionali. Questa ambiguità rischia di avere un effetto deflagrante sulla reputazione del WWF.
Cosa c'entra il WWF con le pellicce di orso e la caccia al trofeo
Durante le CopCITES – le riunioni in cui governi, associazioni e lobby si riuniscono per discutere delle tutele previste per specie animali e vegetali – il WWF ha raccomandato alle parti di non votare a favore di una protezione particolarmente stringente, sostenendo che le popolazioni di orsi polari non soddisfacevano ancora i criteri. Ciò è avvenuto sia nel 2010 che nel 2013, quando gli Stati Uniti, sostenuti dalla Russia, avevano proposto di vietare il commercio internazionale di pellicce di orso polare spostando la specie dall'Appendice II della Cites all'Appendice I.
Nell'Appendice I sono elencati gli animali ritenuti a rischio di estinzione più elevato e di conseguenza viene loro riconosciuto il più alto livello di protezione. Inserire l'orso polare (Ursus maritimus) in questa lista avrebbe consentito di mettere un freno deciso a ogni sfruttamento nei loro confronti.
Il WWF all'epoca spiegò che "L'orso polare non soddisfa attualmente i criteri per l'inclusione nell'Appendice I. […] La perdita di habitat dovuta al riscaldamento climatico, e non il commercio internazionale, è la causa principale del previsto declino della popolazione. Il WWF riconosce che ci sono preoccupazioni riguardo alla gestione e al prelievo di alcune popolazioni di orsi polari. Tuttavia, queste preoccupazioni possono essere affrontate adeguatamente nell'ambito delle disposizioni dell'attuale dell'Appendice II, sostenute da accordi internazionali e legislazione nazionale esistenti".
Anni dopo, durante la Cop Cites di Panama del 2022 la posizione sugli orsi polari sembra non essere mutata, almeno secondo Colman O'Criodain, responsabile delle politiche per la fauna selvatica del WWF International. Quando gli fu chiesto se avrebbe raccomandato una migliore protezione per gli orsi nel prossimo decennio, l'uomo ha affermato di "[non] pensarlo in termini di criteri numerici".
Sempre durante la Cop Cites del 2013 il WWF si oppose anche alla proposta di impedire le vendite legali di avorio di elefante africano fino a dopo il 2017, in quanto "potrebbe facilitare il commercio internazionale di avorio senza una controllo normativo". L'elefante africano (Loxodonta africana) è una delle prede più ambite della caccia al trofeo, è una particolare tipologia di attività venatoria finalizzata all’uccisione di animali selvatici al solo scopo di ottenere alcune parti da collezionare ed esporre come trofei. Questo business è mosso dai cacciatori europei e statunitensi che si recano in Africa a caccia dei Big Five, i cinque animali più grandi della savana, tra i quali rientra proprio l'elefante.
I sostenitori di questa pratica, legale in moltissimi Stati africani, considerano i cacciatori occidentali come una risorsa per le comunità locali, e tra questi oltre alle associazioni di cacciatori e ai tour operator di safari c'è anche il WWF che sostiene una cultura dell'uso sostenibile della fauna: "In alcuni luoghi, l'uso sostenibile delle risorse naturali può includere la caccia responsabile e gestita localmente. Il WWF non si oppone ai programmi di caccia che non rappresentano una minaccia per la sopravvivenza delle specie minacciate e, laddove tali specie siano coinvolte, fanno parte di una strategia di conservazione e gestione dimostrata, scientificamente fondata, correttamente gestita e rigorosamente applicata, con entrate e benefici che vanno alla conservazione e alle comunità locali".
La maggior parte delle organizzazioni per la protezione della fauna però non sostiene la posizione del WWF e, nelle ultime quattro riunioni della CITES, una coalizione di circa 80 ONG si è opposta alle sue raccomandazioni.
Cos'è la Convenzione CITES e perché il ruolo del WWF è importante
La Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate di Estinzione (CITES) è il trattato internazionale più importante. Firmato nel 1973 a Washington e in vigore dal 1975. Il suo scopo è regolamentare e limitare il commercio di animali e piante selvatiche per evitare che lo sfruttamento eccessivo ne minacci la sopravvivenza. Attualmente, oltre 180 Paesi aderiscono alla convenzione.
Le specie protette dalla CITES sono suddivise in tre appendici, in base al livello di minaccia: l'Appendice I include quelle a rischio di estinzione, per le quali il commercio è proibito, salvo eccezioni come lo scopi scientifico; l'Appendice II comprende specie non ancora a rischio critico, ma il cui commercio deve essere regolato per evitarne il declino. In questa si trovano attualmente anche gli orsi polari. Infine, l'Appendice III elenca le specie protette in alcuni Paesi, che richiedono la collaborazione internazionale per controllarne il commercio.
Le decisioni sullo spostamento delle specie da un’appendice all’altra vengono prese dalla Conferenza delle Parti (dette CoP), che si riunisce ogni due o tre anni. Ogni Stato membro può proporre modifiche, che vengono votate in base a criteri scientifici e biologici, e proprio in queste occasioni le associazioni di tutela animale e tutti gli altri attori interessati possono prova a esercitare pressione durante gli incontri.
Guardie ambientali criminali: la prima denuncia mediatica contro il WWF
Questa non è la prima inchiesta contro il WWF. Nel 2019 il sito web di informazione BuzzFeed ha pubblicato un lungo reportage, frutto di un'inchiesta durata oltre un anno e condotta in sei nazioni basata su interviste e migliaia di documenti, dal quale sarebbe emerso come "in parchi nazionali in Asia e Africa, l'amata organizzazione no-profit finanzia, fornisce equipaggiamenti e lavora direttamente con forze paramilitari che sono state accusate di aver picchiato, torturato, abusato sessualmente e ucciso molte persone".
Anche in quel caso l'ecomediatica ebbe un enorme impatto sull'immagine pubblica dell'organizzazione. Il WWF è intervenuto rispondendo con un lungo comunicato:
Al centro del lavoro del WWF ci sono i luoghi e le persone che ci vivono. Il rispetto dei diritti umani è al centro della nostra missione.
Prendiamo sul serio qualsiasi accusa e stiamo commissionando una revisione indipendente per esaminare i casi sollevati nella storia. Abbiamo chiesto a BuzzFeed di condividere tutte le prove ottenute a supporto di queste affermazioni, per aiutare a informare e rafforzare questa revisione.
Il lavoro del WWF si basa sul profondo supporto, coinvolgimento e inclusione della comunità. Abbiamo rigide politiche progettate per garantire che sia noi che i nostri partner stiamo salvaguardando i diritti e il benessere delle popolazioni indigene e delle comunità locali nei luoghi in cui lavoriamo. Qualsiasi violazione di queste politiche è inaccettabile per noi e, se la revisione ne scoprisse una, ci impegniamo ad agire rapidamente.