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22 Gennaio 2025
12:03

Il viaggio in aereo del gatto Mittens diventa un incubo: dimenticato nella stiva per oltre 24 ore

La storia del gatto Mittens e della sua umana di riferimento Margo si è conclusa bene nonostante il gatto sia stato dimenticato a bordo e abbia dovuto viaggiare per 24 ore da solo. Un caso che ricorda altri e che è rappresentativo della difficoltà da parte delle persone di poter viaggiare insieme al proprio animale domestico.

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E' la paura di tutti coloro che devono prendere un aereo e far viaggiare in stiva il proprio compagno animale: non rivederlo più perché succede qualcosa di brutto durante le ore di separazione. Ciò che è accaduto al gatto Mittens e alla sua umana di riferimento Margo Neas è stato un vero e proprio incubo durato 24 ore in volo, da solo e al buio della stiva dell'aereo.

Il lungo viaggio di Mittens: rimasto a bordo per 24 ore

Tutto ha inizio a Christchurch, in Nuova Zelanda. Margo ha deciso di cambiare vita e trasferirsi per raggiungere la sua nuova destinazione: Melbourne, in Australia. Gatto e umana si separano in aeroporto: il micio, un Maine Coon di 8 anni, deve essere trasportato in stiva perché la compagnia Air New Zealand non consente di portare in cabina nessun animale, nemmeno quelli di taglia piccola.

Quando l'aereo atterra in Australia, però, Margo aspetta per oltre tre ore di veder spuntare Mittens nell'area merci ma di lui non vi è traccia. Si precipita così a segnalare l'accaduto e a chiedere informazioni per venire a sapere che il gatto non solo non è mai stato "sbarcato" ma che rimasto a bordo dell'aereo è tornato in Nuova Zelanda, affrontando altre sette ore e mezza di volo.

L'unica rassicurazione che le viene data è che il personale di terra ha provveduto a informare il pilota e che quest'ultimo aveva provveduto a tenere accesi i sistemi di riscaldamento in stiva per garantire che l'animale fosse al riparo dal freddo. Come giustificazione di quanto accaduto, la spiegazione che  le viene fornita è che il personale non si era accorto della presenza del gatto perché «una sedia a rotelle stivata aveva oscurato la visuale di un addetto ai bagagli sulla gabbia di Mittens», come è stato riportato sui media locali.

Mittens è dunque ritornato indietro e ha dovuto poi affrontare ulteriori ore di volo per ricongiungersi a Margo, cosa che è accaduta a distanza praticamente di 24 ore da quella prima, falsa partenza. La compagnia aerea si è scusata, provvederà a rimborsare i costi aggiuntivi che la donna ha dovuto pagare e il gatto è arrivato per fortuna in buone condizioni di salute, solo in leggero sottopeso.

Viaggiare con cani e gatti in aereo, una scelta difficile per la scarsità di proposte

A Mittens e Margo è andata bene, ma molte storie non si concludono così e il benessere degli animali a bordo degli aerei, come scrivevamo all'inizio, è sempre oggetto di preoccupazione da parte di chi vive con un quattrozampe e deve affrontare un viaggio in cui è necessario prendere un aereo.

Un episodio che ricorda quello appena raccontato e che pure ha avuto un lieto fine, per fortuna, lo avevamo raccontato poco tempo fa. Era avvenuto all'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi dove erano state chiuse alcune piste per riuscire a recuperare la cagna Amalka che era in viaggio con la sua persona di riferimento, Míša, una ragazza croata in vacanza nella capitale francese. In quella occasione era accaduto che l'animale era fuoriuscito dalla stiva dopo l'atterraggio del volo dell'Air France perché secondo quanto dichiarato dalla compagnia una turbolenza aveva fatto sì che si aprisse il trasportino in cui era. Dopo oltre otto giorni di ricerche la ragazza è riuscita poi a ritrovare Amalka e quanto accaduto è stato oggetto di discussione in Francia per come sono andate le cose ma anche in generale per dimostrare ancora una volta quanto sia difficile per chi vive con un animale domestico poterlo portare con sé attraverso il trasporto pubblico.

Non tutte le compagnie aeree, come dimostra il caso della coppia neozelandese, ammettono il trasporto in cabina e comunque quelle che lo consentono lo limitano relativamente al peso dell'animale che va comunque sommato a quello del trasportino in cui deve essere confinato. Ogni compagnia ha le sue regole ma in linea di massima cane e kennel non devono superare in media gli otto-nove chili totali. Per i cani, va da sé, è un limite enorme, considerando che una taglia media corrisponde a un peso tra i 10 e i 25 chili.

Pochi mesi fa su molti media è stata rilanciata la notizia di una compagnia aerea che ha aperto le porte a animali domestici di tutte le dimensioni come un importante svolta rispetto a questa tematica che mette in grande difficoltà le persone che vivono con gatti e cani. In realtà ciò che deve essere sottolineato è che i costi per accedere a questo servizio sono esorbitanti: diecimila dollari a tratta per un volo, ad esempio, da Milano a New York.

La compagnia, bisogna dirlo, ha dichiarato esplicitamente che si tratta di un'esperienza lussuosa («K9 JETS permette ai tuoi animali domestici di essere al tuo fianco nella cabina di un jet privato di lusso invece di essere limitati nella stiva») dunque non è questo il punto ma il fatto che quando si analizza un mercato bisogna essere chiari nello spiegare a chi è rivolto da parte di chi fa informazione.

Lì dove è dunque assodato che una compagnia privata sia libera di offrire un servizio in base al proprio target di riferimento, è altrettanto evidente che il problema del non accesso ai cani in aereo rimane per tutte le persone che non possono di certo consentirsi un viaggio del genere e che devono a fronte di un'esigenza o lasciare il proprio amico a casa oppure optare, lì dove possibile, per un viaggio in stiva.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it/kodami sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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