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La lince iberica, nota anche come lince pardina, è un animale che ha rischiato l'estinzione e la sua reintroduzione in Spagna e Portogallo era stata salutata come una notizia di grande importanza per la sua sopravvivenza. L'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, infatti aveva cambiato lo status all'interno della Lista Rossa delle specie minacciate da "In pericolo" a "Vulnerabile" e grazie proprio ai progetti di conservazione e all'impegno dei governi locali. Il numero degli animali, dopo appena 20 anni, è infatti salito a tal punto da avere sul territorio oggi oltre 2.000 individui stanziati nei due Paesi.
L'entusiasmo dei politici locali fino a poco tempo fa era enorme, tanto che Juanma Moreno, governatore dell'Andalusia che rappresenta la roccaforte per la specie, aveva espresso su X il suo pensiero legato al lavoro di reintroduzione così: «Una stupenda notizia!», sottolineando che si trattava di un successo collettivo merito dei progetti di recupero della specie.
Ma ora le cose rischiano di cambiare decisamente. Diversi governi regionali hanno infatti dato seguito alle pressioni di agricoltori e cacciatori per bloccare il ritorno della lince iberica in natura. Il problema, secondo queste categorie, è che questi animali predano il bestiame, oltre agli animali selvatici di cui si cibano (conigli e pernici in particolare), e ciò sta causando danni economici che non intendono sopportare.
Dal punto di vista politico, una posizione netta a sfavore di questo animale selvatico l'aveva presa già quello che ai tempi della reintroduzione era Ministro dell'agricoltura, il deputato di Vox Ángel Samper. L'ex titolare del dicastero più di una volta aveva espresso le sue perplessità in merito, sostenendo anche che le linci iberiche attaccavano le pecore degli allevatori locali ma uno dei maggiori esperti della specie in Spagna, Pérez de Ayala, ha sempre sottolineato che le predazioni al bestiame d'allevamento sono inesistenti e che non vi sono prove in merito.
Un altro membro del partito Vox ha continuato nel tempo la sua ‘battaglia' contro questa specie. Jorge Valero, capo del dipartimento di caccia e pesca di Aragona, ha rilasciato ai media locali una dichiarazione che ha portato anche a polemiche sulla legittimità della citazione che ha fatto: "È sbagliato riportarli indietro solo perché erano qui 20 o 100 anni fa. Ci fa sembrare Jurassic Park".
In ogni caso ad oggi la situazione per la lince iberica sembra essere molto complicata, relativamente al lavoro proprio di tutela e conservazione della specie, sebbene le reintroduzioni stanno continuando. Solo la settimana scorsa, infatti la ministra dell'Ambiente, Sara Aagesen, ha supervisionato la liberazione di due femmine a Murcia, nella Spagna sudorientale, portando il totale nella regione a 20.
La lince iberica o pardina (Lynx pardinus), è un piccolo felino che vive esclusivamente nella penisola iberica. All'inizio del XX secolo erano oltre 100 mila gli individui che si aggiravano tra Spagna e Portogallo, ma lo sviluppo urbano, il bracconaggio e soprattutto il drastico calo dovuto a una malattia dei conigli selvatici, la sua preda principale, hanno ridotto rapidamente la popolazione, portandola a un passo dall'estinzione in meno di un secolo. Nel 2002, quando è stato fatto il primo vero censimento e sono state avviate le prime misure di conservazione, erano rimaste appena 94 linci allo stato selvatico.