La crisi globale della biodiversità è ormai talmente profonda che persino i ricci, tra gli animali più comuni e numerosi d'Europa, ora rischiano ufficialmente l'estinzione. Con l’ultimo aggiornamento della Lista Rossa IUCN delle specie minacciate, il riccio europeo è stato inserito nella categoria "Quasi minacciata", a un solo passo dall'inserimento tra le specie vulnerabili. Un grido d'allarme importante, che mette in luce una realtà sempre più urgente: senza un cambiamento netto nelle nostre azioni e nelle nostre politiche a tutela dell'ambiente e della biodiversità, il rischio di veder scomparire persino le specie animali più comuni delle nostre campagne e dei nostri giardini è più che mai concreto.
Le valutazioni di IUCN e ricercatori: il crollo nella popolazione dei ricci
La valutazione dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, redatta dall'esperta Sophie Lund Rasmussen insieme alla collega Abigail Gazzard, disegna un quadro molto preoccupante della situazione. Entrambe le ricercatrici, figure di spicco nella tutela dei piccoli mammiferi, hanno condotto uno studio approfondito pubblicato sulla rivista scientifica Nature. I risultati parlano chiaro: in diversi paesi europei, come Svezia, Norvegia, Paesi Bassi, Germania e Regno Unito, la popolazione dei ricci è crollata di oltre il 30% nell'ultimo decennio. «È estremamente triste e allarmante vedere che anche un animale così amato come il riccio stia sparendo», ha dichiarato Rasmussen.
«Quando persino una specie così popolare è in pericolo, cosa ci dice questo sullo stato generale della nostra natura?». Ora però la missione degli esperti ha un nuovo obiettivo: far luce sulle cause di questo declino inatteso e drammatico, per invertire la rotta. Rasmussen, tra i maggiori esperti nello studio del riccio europeo (Erinaceus europaeus), presenterà la situazione critica in cui versa questa specie anche al Parlamento Europeo, a novembre, in una sessione dedicata proprio alla crisi dei ricci e alle possibili misure di conservazione che l'UE dovrebbe adottare per rallentare questo declino.
Quali sono le minacce: traffico, agricoltura intensiva e… i nostri giardini
Sono tante le minacce che ora mettono a rischio il futuro dei ricci in Europa, tutte naturalmente di origine antropica. Il traffico stradale, per esempio, è una delle principali cause di morte, con stime che indicano come un terzo della popolazione dei ricci venga uccisa ogni anno sulle strade. Anche qui in Italia, chiunque abbia mai percorso una strada di campagna o che costeggia aree verdi, sa bene che le probabilità di imbattersi in un riccio investito a bordo strada sono altissime. Insieme alla volpe, è probabilmente la specie maggiormente coinvolto dagli investimenti stradali, fenomeno che gli ecologi chiamano "roadkill".
A questo si aggiungono poi l'agricoltura intensiva e l'incessante espansione urbana, che stanno erodendo il loro habitat, privando i ricci e tanti altri animali di spazi vitali in cui riprodursi o rifugiarsi. Ma anche i nostri giardini, luoghi apparentemente sicuri, possono rappresentare un rischio. Basti pensare al caso di Thorvald, il riccio più longevo mai conosciuto – vissuto ben 16 anni – che è morto a causa delle ferite riportate in seguito a un attacco da parte di un cane. Inoltre, ricerche recenti condotte dalla stessa Rasmussen hanno dimostrato che anche i robot tagliaerba rappresentano un grave pericolo per questi animali prevalentemente notturni, che spesso non vengono rilevati dalle lame affilate delle macchine automatiche.
Un richiamo alla responsabilità
«La battaglia per la salvezza dei ricci si combatterà anche nei nostri giardini», ha sottolineato l'esperta. «Vivono vicino a noi e, insegnando alle persone come rendere i loro giardini più accoglienti per i ricci, possiamo migliorare le loro condizioni di vita e le loro possibilità di sopravvivenza». La storia dei ricci in Europa è un monito che ci ricorda quanto il nostro impatto sugli ecosistemi possa essere devastante, persino per le specie più comuni e abbondanti. La loro costante presenza nei giardini e tra le campagne ha sempre portato benefici per l'ambiente, come il controllo di insetti e parassiti, e rappresenta anche un simbolo della biodiversità europea.
Tutto questo, però, ora non è più così scontato. L'eventuale estinzione dei ricci rappresenterebbe perciò una perdita non solo per la nostra biodiversità, ma anche per la qualità e la salute degli ecosistemi. Ma soprattutto, significherebbe ammettere una sconfitta davvero troppo pesante da digerire. Se non possiamo proteggere i ricci come riusciremo a tutelare le specie ancora più rare? Proteggere questi piccoli e spinosi mammiferi significa quindi proteggere anche una parte di noi, della nostra storia e del nostro legame con la natura. Ma soprattutto, è un richiamo a prendere coscienza che il tempo per invertire la rotta è adesso.