
Il primo orso bruno al mondo ad aver subito un'operazione al cervello si è ripreso e sta bene. Lo ha annunciato il Wildwood Trust, un parco faunistico nel Kent che accoglie molti selvatici sottratti da situazioni di sfruttamento.
Boki era stato sottoposto all'operazione dopo che una risonanza aveva rivelato che soffriva di idrocefalo, un accumulo di liquido nel cervello che causava convulsioni e altri problemi tali da compromettere la qualità della sua vita. Nell'autunno del 2024 è stato quindi sottoposto a una pionieristica operazione al cervello che ha permesso di drenare i liquidi in eccesso nel cranio.
Dopo 6 ore di intervento, il letargo, e molti mesi di convalescenza, oggi Boki è finalmente tornato a casa.
Chi è Boki: il primo orso bruno al mondo ad aver subito un intervento al cervello
Boki è nato in cattività tre anni fa all'interno del Port Lympne Safari Park, nel Regno Unito. Qui però appena nato è stato rifiutato dalla madre e il personale della struttura si è ritrovato con un cucciolo con necessità specifiche che cresceva sempre di più. Boki non aveva possibilità di essere reintrodotto in natura e per questo quando aveva 10 mesi è stato affidato al Wildwood Trust nel Kent.
Poco dopo il suo arrivo però Boki aveva iniziato a manifestare disturbi neurologici e crisi epilettiche. Gli esami avevano confermato la presenza di un idrocefalo, un accumulo di liquido nel cervello. Gli operatori hanno quindi deciso di operarlo per potergli restituire una vita il più possibile sana.
La scelta su chi potesse realizzare un intervento del genere su un orso però non è facile: si tratta di un intervento pionieristico che non tutti i veterinari possono realizzare con successo. Per questo la scelta è caduta su Romain Pizzi, l'unico dottore ad aver eseguito un intervento chirurgico al cervello su un orso. Pizzi infatti nel 2013 aveva operato Champa, un orso nero asiatico di circa tre anni, il primo plantigrado al mondo ad aver subito un intervento al cervello.

Boki, operato il 9 ottobre 2024, è invece il primo orso bruno, ad aver subito questa operazione. L'intervento è durato quasi sei ore e i chirurghi hanno inserito uno stent tra il cervello e l'addome per aiutarlo a espellere il liquido in eccesso. La procedura ha avuto successo e a distanza di molti mesi Boki è tornato a casa.
"Boki ha conquistato il cuore della nazione l'anno scorso, quando è diventato il primo orso bruno a subire un intervento chirurgico al cervello per l'idrocefalo – hanno dichiarato dal Wildwood Trust – Questo è il primo passo di un lungo percorso di recupero di Boki. Wildwood Trust si impegna a dare a Boki, e a tutti gli animali affidati alle nostre cure, le migliori possibilità di una vita sana, felice e ricca".
Boki però non è il primo orso al mondo ad aver subito un intervento al cervello: il primo è stato Champa, un orso asiatico, nel 2013.
Prima di Boki c'era Champa, il primo orso ad essere operato al cervello

Se Boki è stato operato con successo in parte il merito è anche di Champa, un orso della luna che ha aperto la strada alla chirurgia della fauna selvatica, una branca della veterinaria ancora quasi inesplorata.
Champa era un orso nero asiatico (Ursus thibetanus), conosciuti anche come orsi della luna per il disegno sul loro collo a forma di mezza luna gialla alla base del collo. Questa specie in Asia, soprattutto in Cina, è sfruttata nelle fattorie di bile, veri e propri allevamenti lager nei quali vengono rinchiusi per ottenere il liquido secreto dalla cistifellea allo scopo di usarlo nella medicina tradizionale.
Nel 2010 due orsi salvati da quest'industria vengono donati allo zoo di Edimburgo, dove il veterinario Romani Pizzi lavorava part-time. Oggi Pizzi è presidente della British Veterinary Zoological Society ed è una vera autorità nella chirurgia della fauna selvatica, ma all'epoca era un giovane professionista alle prime armi e spinto dalla curiosità scientifica e dalla possibilità di migliorare la qualità della vita degli animali inizia a eseguire le prime rimozioni laparoscopiche della cistifellea al mondo sugli orsi salvati.
Presto Pizzi si fa un nome nell'ambiente e nel 2011 viene contattato dal santuario Free The Bears, nel Laos, per un giovane orso dal cranio deforme e dalla vista compromessa. Gli attivisti non potevano sopportare che dopo essere stato salvato Champa continuasse a soffrire, erano decisi a trovare una soluzione, anche se mai tentata prima.
L'impresa sembrava impossibile sotto ogni punto di vista: strumenti d'uso comune per gli esseri umani, come ad esempio le macchine per la risonanza, non erano adatti alla mole degli orsi, inoltre le strutture che potevano avere i mezzi adatti erano restie a concederne l'uso per salvare degli animali.
Pizzi però non si arrende: sfruttando le conoscenze acquisite con le rimozioni laparoscopiche della cistifellea interviene su Champa, e nel 2013 la opera usando i suoi strumenti, fatti arrivare da Edimburgo nel Laos e la chirurgia laparoscopica, in cui l'operazione viene eseguita attraverso una piccola incisione e con l'aiuto di una telecamera. La stessa che salverà anni dopo anche l'orso Boki.