Le specie aliene, ovvero quelle introdotte dagli esseri umani in regioni del mondo dove non erano originariamente presenti, sono tra le principali cause del declino della biodiversità globale insieme alla perdita di habitat e ai cambiamenti climatici. Basti pensare che negli ultimi decenni le specie aliene diventate invasive hanno contribuito al 60% delle estinzioni conosciute. Ma cosa succede quando queste specie, dannose per gli ecosistemi e le regioni in cui arrivano, sono a loro volta minacciate nei loro habitat originari?
Un recente studio condotto dalle università di Vienna e da La Sapienza di Roma, pubblicato su Conservation Letters, affronta proprio questo paradosso: alcune specie invasive di mammiferi che devastano gli ambienti in cui si stabiliscono sono allo stesso tempo in pericolo di estinzione nei loro luoghi di origine. Questo fenomeno rappresenta un vero e proprio dilemma per chi si occupa di conservazione: dobbiamo proteggerle o combatterle?
Il doppio volto delle specie aliene
L'introduzione di specie non native in un regione è una delle conseguenze dirette della globalizzazione. Molte di queste, come il ratto, il muflone, lo scoiattolo grigio e il visone americano, si sono naturalizzate con successo in nuovi ecosistemi, spesso a scapito delle specie locali, che vengono soppiantate o esposte a nuove malattie. Tuttavia, alcune di queste specie aliene sono in declino nei loro areali originari, a causa di minacce come la distruzione degli habitat o la caccia eccessiva.
Uno dei casi più eclatanti è quello del cinopiteco (Macaca nigra), una specie di macaco originaria di Sulawesi, in Indonesia, che ha perso l'85% della sua popolazione dal 1978. Questa scimmia, considerata "In pericolo critico" nel suo habitat naturale, ha però trovato rifugio su altre isole indonesiane, dove le popolazioni introdotte sono invece stabili. Un altro esempio è il "nostro" coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), una specie minacciata in Europa, ma incredibilmente abbondante e dannosa in Australia, dove è stato introdotta.
Quante specie aliene vivono questo paradosso?
I ricercatori hanno analizzato lo status e le popolazioni di 230 specie di mammiferi introdotte in nuovi ecosistemi, scoprendo che ben 36 di queste sono a rischio di estinzione nei loro territori originari. Un dato piuttosto sorprendente, che sfida l'idea comune secondo cui le specie invasive siano sempre abbondanti e in espansione ovunque. Molte di queste specie sono originarie dall'Asia tropicale, dove la distruzione delle foreste e la caccia sono tra le cause principali del loro declino.
Tra queste ci sono per esempio alcune specie di cervidi, come il sambar indiano (Rusa unicolor) e il sambar dalla criniera (R. timorensis), minacciati nel Sud-est asiatico, ma in salute in Australi, Nuova Zelanda e altre regioni, dove sono invece invasivo. Ma c'è anche l'aguti messicano (Dasyprocta mexicana), quasi estinto in Messico e abbondate a Cuba, e l'ammotrago o capra berbera (Ammotragus lervia) o la bertuccia (Macaca sylvanus), a rischio in Nord Africa e invasiva a Gibilterra. Come risolvere questo paradosso?
Proteggere o combattere?
In alcuni casi, le popolazioni introdotte potrebbero rappresentare un'ancora di salvezza, evitando che la specie scompaia del tutto, ma il dilemma posto da queste specie è evidente: se da un lato possono danneggiare gli ecosistemi in cui sono introdotte, dall'altro le popolazioni aliene potrebbero contribuire alla sopravvivenza della specie su scala globale. Secondo i ricercatori, infatti, includere alcune delle popolazioni invasive nelle valutazioni del rischio di estinzione globale potrebbe migliorare lo status di conservazione alcune specie.
Per il 22% delle specie analizzate, infatti, il rischio di estinzione si ridurrebbe se si considerassero anche le popolazioni introdotte. Tuttavia, questa prospettiva comporta molti rischi. Dare meno attenzione alla protezione delle popolazioni autoctone nei territori originari potrebbe anche aggravare il loro declino. Allo stesso tempo, le popolazioni introdotte che prosperano continuano a rappresentare una minaccia per la biodiversità locale.
Un futuro incerto per la conservazione
Il paradosso delle specie aliene riflette quindi l'estrema complessità della conservazione in un mondo sempre più connesso e globalizzato. La priorità rimane naturalmente quella di proteggere queste specie nei loro habitat originari, ma la realtà potrebbe imporre un approccio più realistico, pragmatico e flessibile. Secondo gli autori, bisogna bilanciare rischi e opportunità, valutando con estrema attenzione caso per caso.
In un mondo in cui i confini ecologici si stanno dissolvendo e le specie animali si estinguono a ritmi innaturali e ormai insostenibili, salvare la biodiversità richiederà decisioni sempre difficili, ma necessarie, per garantire un futuro anche alle specie più controverse. Gli animali alieni invasivi, spesso demonizzati e additati come minaccia principale per la biodiversità (in alcuni casi giustamente, ma non per colpa loro), sono l'emblema delle enormi difficoltà della conservazione oggi.