In inverno, i ricci vanno in letargo, ma non tutti lo fanno allo stesso modo e con gli stessi tempi e questa "flessibilità" potrebbe aiutarli ad adattarsi e a sopravvivere in un mondo in costante cambiamento.
I ricci europei, recentemente classificati come "Quasi minacciati" nella Lista Rossa dell'IUCN, sono da anni al centro di numerosi studi che ne analizzano il comportamento e le strategie di sopravvivenza. Ora, un nuovo lavoro condotto dall'Università John Moores di Liverpool offre una prospettiva incoraggiante: la loro capacità di adattare il letargo alle condizioni ambientali potrebbe rivelarsi una chiave per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici e dall'urbanizzazione che avanza inesorabile.
Un letargo su misura per i ricci europei
Monitorando i ricci che vivono in un ex campo da golf nella regione del Wirral, nel nord-ovest dell'Inghilterra, i ricercatori hanno scoperto una notevole variabilità nei tempi e nei modi del letargo. «È stato sorprendente osservare che, pur vivendo nello stesso ambiente, i ricci mostrano schemi di letargo così diversi», ha detto Katie Crawford, dottoranda e autrice principale dello studio che è stato presentato al meeting annuale della British Ecological Society (BES).
Alcuni individui iniziavano ad andare il letargo già a metà settembre, con temperature miti di 19°C – insolitamente alte per andare in ibernazione – mentre altri aspettavano fino a metà dicembre, resistendo a temperature di ben -6°C sotto lo zero. Inoltre, anche la durata del letargo variava notevolmente tra gli individui: la differenza tra il primo e l'ultimo riccio a iniziare questa fase era di 93 giorni.
Cosa succede quando un riccio va in letargo
Durante il letargo, i ricci entrano in uno stato chiamato torpore, riducendo il metabolismo e la temperatura corporea per risparmiare energia. Tuttavia, lo studio ha rivelato che non tutti seguono lo stesso schema. Alcuni alternavano brevi fasi di torpore con periodi più lunghi di attività, che potevano durare fino a cinque giorni. Questo comportamento suggerisce che alcuni individui potrebbero continuare a essere attivi per cercare cibo anche durante il periodo dell'ibernazione, una strategia che potrebbe risultare vitale in inverni sempre più miti e imprevedibili.
Secondo Crawford, questa flessibilità potrebbe rappresentare quindi un vantaggio cruciale per i ricci. «Gli animali che dipendono dal letargo per sopravvivere sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Temperature più alte riducono l'efficacia del letargo, perché impediscono loro di abbassare abbastanza la temperatura corporea e quindi di risparmiare energia», ha spiegato la ricercatrice. Proprio per questo, la capacità di adattare il letargo – prolungando per esempio le fasi di alimentazione – potrebbe offrire una soluzione.
I ricci tra città e campagna: cosa succede in Europa
I ricci in Gran Bretagna, come nel resto d'Europa, affrontano tante minacce, tra cui gli investimenti stradali e la perdita di habitat. Nonostante ciò, mentre le popolazioni di campagna sembrano essere in declino, quelle urbane sono invece stabili o addirittura in crescita. Questo fenomeno potrebbe essere collegato alla maggiore disponibilità di cibo e di rifugi nelle aree urbane, ma anche a una maggiore flessibilità comportamentale.
Per approfondire queste differenze, il team ha avviato anche un nuovo studio monitorando 11 ricci che vivono in ambienti urbani e rurali nella regione del Merseyside, vicino Liverpool. «Anche in questo nuovo gruppo stiamo osservando una grande variabilità nei modelli di letargo», ha commentato Crawford. Questi primi studi sembrano mostrare un certa adattabilità nel comportamento e nelle abitudini dei ricci, tuttavia è ancora presto per capire con certezza quale sarà il loro futuro.
Un futuro ancora incerto per i ricci europei: cosa dice lo studio
Sebbene lo studio si basi su un campione molto ridotto di appena cinque ricci, i risultati sono in ogni caso promettenti. La capacità di adattarsi a condizioni variabili potrebbe essere un'arma preziosa per affrontare un mondo in rapido cambiamento tra crisi climatica ed espansione umana. Ciononostante, la sopravvivenza a lungo termine dei ricci richiede comunque un impegno collettivo per ridurre le minacce come gli investimenti stradali e la distruzione degli habitat, anche nelle zone urbane.
Questi primi risultati presentati alla British Ecological Society lo scorso 11 dicembre, dove oltre 1.500 ecologi e naturalisti si riuniranno per discutere le ultime scoperte legate alla biodiversità, sono incoraggianti, ma andranno approfonditi con un campione molto più ampio. Anche se la strada per comprendere appieno l'ecologia e il comportamento dei ricci è quindi ancora lunga, ogni passo avanti ci avvicina a garantire un futuro migliore a questi piccoli abitanti spinosi dei nostri giardini.