Nel cuore della foresta pluviale del Salonga National Park, la più grande foresta protetta dell'Africa centrale, nella Repubblica Democratica del Congo, vive una delle ultime popolazioni di bonobo, i nostri "cugini" più prossimi insieme agli scimpanzé tra gli altri grandi primati. Eppure, fino a oggi non sapevamo con esattezza quanti ce ne fossero, nonostante siano una delle specie di primati a maggior rischio estinzione. Ora però lo sappiamo, grazie a un enorme studio durato oltre vent'anni e che ha coinvolto quasi 50 scienziati.
I risultati di questo lavoro, pubblicati sulla rivista International Journal of Primatology, forniscono finalmente una stima più precisa sulla popolazione e sulla distribuzione di queste affascinanti scimmie: il parco ospita tra 8.000 e 18.000 bonobo adulti. Ma se da un lato questa è senz'altro una buona notizia, dall'altro emergono segnali preoccupanti che richiedono maggiore attenzione per garantire la loro sopravvivenza. Ma anche su questo aspetto, dal parco, arrivano consigli e soluzioni incoraggianti.
Il Salonga: un santuario per i bonobo
Con i suoi 33.000 km2 di foresta pluviale protetta – un'area grande quanto la Svizzera – il Parco Nazionale del Salonga è una vera e propria roccaforte per i bonobo. Questa specie, che vive esclusivamente nella Repubblica Democratica del Congo, è però pesantemente minacciata dalla deforestazione e dal bracconaggio in altre aree del paese. Tuttavia, la vastità del parco e la presenza di numerosi villaggi al suo interno avevano reso impossibile, fino ad oggi, una stima accurata della loro popolazione. Del resto, anche la popolazione totale di bonobo in Congo è praticamente sconosciuta, anche perché è davvero complesso esplorare e studiare questi animali nella foresta.
Grazie però a ricerche approfondite e ripetute negli anni, Salonga offre ora una rara opportunità per comprendere meglio lo stato dei bonobo e valutare le tendenze nel loro numero. Come ha sottolineato Barbara Fruth, ricercatrice del Max Planck Institute of Animal Behavior e coordinatrice dello studio, «Salonga è l'unico luogo in Congo dove è possibile monitorare i cambiamenti nella popolazione di bonobo e capire se stiano diminuendo». La più grande area protetta del Congo, ospita quindi la più grande e numerosa popolazioni di bonobo dell'intero paese, permettendo ora gli scienziati di capire meglio come stanno e soprattutto come orientare le politiche e gli sforzi di conservazione.
Il contributo essenziale dei ranger e delle comunità locali
Uno degli aspetti più importanti emersi dello studio riguarda il ruolo dei ranger e delle comunità locali nella conservazione attiva di queste grandi scimmie. I dati dimostrano per esempio che la presenza e il lavoro dei ranger non solo tiene lontani i bracconieri riducendo il numero delle scimmie uccise, ma ha anche un effetto protettivo diretto sui bonobo, che vengono avvistati più spesso proprio in prossimità delle postazioni di sorveglianza. Nonostante non sia ancora del tutto chiaro quale sia il meccanismo esatto, è evidente che il lavoro dei ranger rappresenta un elemento fondamentale per la tutela di questi primati.
Ma oltre ai ranger, lo studio ha messo in luce anche il ruolo fondamentale delle comunità umane che vivono nel sud del parco, da ben prima che venisse istituito nel 1970. Qui, le popolazioni locali seguono un'antica tradizione che proibisce la caccia ai bonobo, un tabù culturale che evidentemente aiuta proteggere le scimmie permettendo di raggiungere numeri e densità così alti. Questo dato offre uno spunto prezioso: la conservazione non deve essere solo una questione di leggi e interventi esterni, ma deve trovare un alleato fondamentale nella cultura e nei valori delle popolazioni umane locali.
Il modello Salonga e il futuro dei bonobo
Nonostante la popolazione di bonobo nel Salonga sia rimasta relativamente stabile dal 2000, lo studio ha rilevato segnali di un possibile declino sia nella densità che nella distribuzione di questi primati. Tutto ciò rappresenta quindi un promemoria per continuare a investire in misure di conservazione, concentrandosi soprattutto sulla protezione della foresta primaria e sul potenziamento delle attività di sorveglianza. Come ha dichiarato Mattia Bessone, primo autore dello studio, «le nostre scoperte mostrano che preservare le foreste e rafforzare la presenza delle forze dell'ordine produce benefici concreti per la conservazione dei bonobo».
Il modello Salonga potrebbe quindi essere replicato altrove, offrendo maggiori speranze per il futuro dei nostri "cugini" più stretti. I bonobo non sono infatti solo un simbolo della biodiversità della foresta pluviale congolese, ma anche un monito sul rapporto complicato tra noi e le altre specie. Preservarli significa non solo tutelare il primate più simile a noi, ma anche proteggere un intero ecosistema. È un compito che richiede il contributo di tutti: scienziati, ranger, comunità locali, istituzioni e autorità internazionali e non. Come ha sottolineato Fruth, «investire in aree protette come il Salonga non è solo una scelta etica, ma una necessità per assicurare che i bonobo continuino a far parte del nostro mondo per molte generazioni a venire».
Un messaggio che non possiamo ignorare, perché il destino dei bonobo è, in fondo, indissolubilmente legato al nostro.