Un nuovo ritrovamento fossile sta riscrivendo la storia della fauna preistorica sudamericana risalente a circa 12 milioni di anni fa. Un frammento osseo di un gigantesco "uccello del terrore", il più grande mai scoperto fino a oggi, è stato rinvenuto nel deserto del Tatacoa, in Colombia, e ha permesso ai ricercatori di ottenere nuove informazioni sia su questi mastodontici uccelli predatori che su altri animali che abitavano il Sud America milioni di anni fa.
Lo studio e l'analisi di questo nuovo fossile, pubblicata recentemente sulla rivista Papers in Palaeontology da un team di ricercatori guidati da Federico J. Degrange della Johns Hopkins University, permette infatti rivedere al rialzo le dimensioni da record raggiunte da questi uccelli incapaci di volare, ma anche di comprendere meglio le interazioni tra questi animali con altri predatori estinti ancora più grossi: coccodrilli giganteschi lunghi anche oltre 10 metri.
Una riscoperta iniziata in realtà 20 anni fa
Il fossile è composto in realtà solamente da un singolo frammento di tibia, ritrovato quasi vent'anni fa da César Augusto Perdomo, coautore dello studio e curatore del Museo La Tormenta, in Colombia. Solamente nel 2023, tuttavia, è stato riconosciuto come appartenente a un uccello del terrore e da allora è cominciato uno studio molto più dettagliato, che ha previsto anche l'utilizzo di tecnologie avanzante, incluse scansioni e ricostruzioni in 3D.
Questo frammento, però, è bastato per stimare le dimensioni in vita dell'animale a cui apparteneva, che indicano che l'uccello era più grande di tutti gli altri suoi simili conosciuti di circa il 5-20%. Per di più, il luogo del ritrovamento ha permesso anche di ridisegnare la distribuzione di questi predatori in Sud America, considerando che si tratta del record più settentrionale scoperto finora. Per i ricercatori, è la testimonianza di come questi temibili predatori abbiano potuto spingersi molto più nord di quanto pensavamo.
Gli uccelli del terrore: giganteschi predatori bipedi
Gli uccelli del terrore appartengono alla famiglia Phorusrhacidae ed erano giganteschi uccelli carnivori incapaci di volare e che vivevano a terra, dove si muovevano con estrema agilità grazie alle loro lunghe zampe. I fossili ritrovati in passato hanno permesso di stimare che la loro altezza poteva variare dai 90 cm fino a quasi 3 m, a seconda delle specie. Questo nuovo ritrovamento, però, suggerisce che potessero essere persino più grandi.
Questi predatori, che potevano correre sulle due zampe a velocità molto elevate, si nutrivano di altri animali, inclusi mammiferi, che potevano catturare e mangiare grazie ai loro enormi e affilati becchi ricurvi simili a quelli degli odierni rapaci. Il fossile appena descritto, risalente al Miocene, ha però un'altra particolarità: è caratterizzato da profonde incisioni lasciate da un altro predatore, tracce che testimoniano di un incontro antico tra giganteschi abitanti ormai estinti che un tempo popolavano il Sud America.
L'incontro con un gigantesco coccodrillo estinto
Secondo gli autori, i segni lasciati sul fossile sono stati probabilmente causati dai denti di un'antica specie di coccodrillo gigante: Purussaurus. Anche se si discute ancora sulle reali dimensioni raggiunte in vita di questi rettili, che erano in realtà più strettamente imparentati con i caimani, secondo alcune stima potevano arrivare almeno a 9 m di lunghezza o persino superare addirittura i 15 m di lunghezza, praticamente quanto un autobus.
Secondo gli autori, è quindi possibile che l'uccello ritrovato a Tatacoa sia morto proprio a causa delle ferite causate dall'incontro troppo ravvicinato con questo gigantesco rettile. Questo elemento permette quindi di ricostruire anche gli habitat e gli abitanti del deserto, oggi perlopiù inospitale, ma che in passato era evidentemente un ambiente ricco di acqua e meandri fluviali, dove viveva una fauna unica e ormai perduta, che includeva uccelli predatori enormi, caimani giganteschi e bradipi e armadilli grandi quanto automobili.
Un nuovo tassello per la paleontologia sudamericana
La scoperta del fossile di questo enorme uccello del terrore aggiunge quindi un importante nuovo tassello alla comprensione della biodiversità preistorica del Sud America e delle interazioni ecologiche tra le varie specie di predatori nell'area. Circa 12 milioni di anni fa, questa regione era popolata da uccelli predatori e coccodrilli giganti, testimoni di un mondo lontano e ormai perduto, ma che ci ricorda quanto sia ricca, diversificata e sorprendente la storia evolutiva della vita sul nostro pianeta.