Nelle foreste di Maui è tornato nuovamente a volare il corvo delle Hawaii, conosciuto in lingua locale come ‘alalā (Corvus hawaiiensis), una specie estinta da decenni in natura e considerata il corvide più raro del mondo. Cinque individui, due femmine e tre maschi, nati in cattività nei centri di riproduzione specializzati di Keauhou, a Volcano, e di Makawao, sono stati liberati in natura grazie al lavoro congiunto di numerose organizzazioni internazionali, ma c'è ancora molto lavoro da fare: in passato, tutte le reintroduzioni sono fallite.
Questi uccelli, un tempo molto comuni sull'isola principale di Hawai'i, sono un simbolo importante sia l'ecosistema che per la cultura locale. Con il loro piumaggio nero opaco e un becco altrettanto scuro, gli ‘alalā si distinguono per le loro grandi doti "linguistiche", poiché sono in grado di produrre almeno 24 tipi di vocalizzazioni differenti. Come tutti i corvidi, possiedono inoltre grandi capacità cognitive e giocano anche un ruolo importante nella dispersione dei semi grazie alla loro dieta onnivora.
Una storia di lotta costante per salvare dall'estinzione il corvo delle Hawaii
Nonostante il loro enorme valore ecologico e culturale, gli ‘alalā hanno subito un drastico declino a causa della perdita di habitat, della diffusione di diverse malattie e della predazione da parte di specie invasive introdotte dagli esseri umani. Già 100 anni fa, la popolazione era in forte diminuzione, e nel 2000 la specie fu dichiarata estinta in natura. Da allora, l'unica speranza di salvezza è stata riposta nei programmi di allevamento in cattività, iniziati nel 1993 e successivamente gestiti dalla San Diego Zoo Wildlife Alliance in collaborazione con diverse altre istituzioni locali e internazionali.
Negli anni sono stati fatti già numerosi tentativi di reintroduzione in natura, purtroppo tutti senza successo. Molti degli uccelli liberati sono morti poco tempo dopo a causa di malattie o perché stati predati dalla poiana delle Hawaii (Buteo solitarius), un'altra specie endemica dell'arcipelago. Nessuna coppia è mai riuscita a riprodursi da sola, nonostante diversi tentativi, e molti degli uccelli liberati, incapaci di adattarsi al nuovo ambiente, sono stati infine recuperati nuovamente dai ricercatori e sono tornati al sicuro in cattività. Nonostante tutti gli sforzi, il futuro della specie rimane quindi appeso a un filo.
Una nuova speranza per gli ‘alalā, nel segno della cultura locale
La liberazione di questi nuovi cinque individui a Maui rappresenta quindi un passo importante, ma non privo di incertezze, visti i precedenti. Gli scienziati della San Diego Zoo Wildlife Alliance hanno proprio per questo condotto negli ultimi anni ricerche molto approfondite per aumentare le probabilità di sopravvivenza dei corvi in natura: dalla valutazione della qualità dei nidi costruiti dalle coppie in cattività, per ridurre il rischio di fallimento della nidificazione, allo studio dei tratti della personalità dei singoli uccelli per favorire la compatibilità e la selezione dei partner, alle loro capacità di eludere eventuali predatori.
«Il trasferimento degli ‘alalā a Maui è un passo monumentale per la conservazione di questa specie e dimostra quanto sia fondamentale la collaborazione per invertire la perdita di biodiversità», ha dichiarato in un comunicato Megan Owen, vicepresidente per la conservazione della San Diego Zoo Wildlife Alliance. «Per me significa molto prendermi cura degli ‘alalā" – ha detto invece Keanini Aarona, specialista del recupero degli uccelli al Maui Bird Conservation Center – Per me, e nella mia cultura, gli ‘alalā sono come i nostri antenati, i nostri kūpuna. La foresta non esisterebbe senza questi uccelli».
Salvare il corvo delle Hawaii, tra ricerca scientifica e allevamento
Gli esperti e le persone che lavorano ormai da decenni per salvare il corvo delle Hawaii, sono riusciti a passare da meno di 20 uccelli sopravvissuti alla fine degli anni 90 a più di 110 individui protetti oggi nei centri di recupero e allevamento. La conservazione di ‘alalā è però tra le più complesse in assoluto e molti scienziati e organizzazioni stanno lavorando duramente per mantenere vivono il progetto, non solo allevando e proteggendo gli uccelli in cattività, ma anche portando avanti numerosi studi scientifici per migliorare la sopravvivenza e il successo del programma. Tutti dati e informazioni che potranno essere anche replicate per salvare altre specie.
Gli studi sulle abilità degli uccelli nella costruzione dei nidi, per esempio, sono stati recentemente pubblicati sulla rivista ZooBiology, mentre quelli sui tratti della personalità sono disponibili su Animal Conservation. Parallelamente, un altro studio pubblicato su Frontiers in Conservation Science, ha permesso di scoprire che non è la durata della relazione, ma l'età degli uccelli a determinare il successo riproduttivo. Infine, un altro articolo pubblicato su Conservation Science and Practice ha studiato i modi per gestire meglio gli ‘alalā dopo la liberazione, individuando i siti migliori per offrire cibo supplementare. Non basta allevare e liberare uccelli per salvare una specie. Occorrono anche decenni di studi approfonditi.