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Resistenza fisica, soprattutto, e una fama di ‘cane docile' ne hanno fatto la razza che viene più impiegata nella sperimentazione animale. E' un destino infame quello che caratterizza i Beagle nell'ambito della ricerca scientifica e che è tornato agli onori della cronaca per la battaglia ancora in atto tra associazioni animaliste e l'azienda farmaceutica Atpuit, in attesa di sapere ciò che accadrà dopo diversi accadimenti in cui è stato adito anche il Consiglio di Stato che aveva respinto il ricorso di quest'ultima allo stop agli esperimenti sui cani ma che poi ha portato anche a un periodo in cui i test erano ripresi in attesa che si esprima il Tar.
La Lav, in particolare, il 21 gennaio si è appellata al Capo Dipartimento One Health del Ministero della Salute, Giovanni Leonardi, incaricato di effettuare nuove valutazioni, "affinché possa mettere la parola fine a sofferenze attuate su esseri senzienti, che vanno persino oltre a quanto già concesso dalla legge".
Questa richiesta da parte dell'associazione è arrivata, come precisano dalla Lav, a seguito delle ispezioni condotte dai Carabinieri richieste proprio dal Consiglio di Stato: "La relazione del veterinario incaricato dal CUFA per una relazione tecnica all'interno del centro di vivisezione ha fatto emergere la persistenza di ‘gravi e plurime violazioni della normativa di settore a carico dei cani ancora stabulati nei laboratori di Aptuit'".
Altro tempo ora è passato e altre sigle animaliste sono scese in piazza a Verona (dove c'è la sede dell'azienda) e anche nella Capitale, proprio di fronte alla sede del Tribunale amministrativo. Ma mentre la cronaca appunto descrive quanto la questione non sia affatto conclusa e l'azienda risponde a colpi di comunicati in cui ribadisce la sua posizione e nega che vi siano 1600 cani a sua disposizione (ma senza dare numeri differenti al riguardo) poco si dice rispetto al perché proprio questa razza è spesso ancora utilizzata e quanto sia scorretto il pensiero diffuso relativo alla loro ‘docilità'.
Quando si dice che i Beagle sono i cani preferiti dalla ricerca principalmente perché hanno un ‘carattere docile' è un errore. O, meglio, è davvero una loro caratteristica ma che può essere riscontrata anche in altre razze. Questa tipologia ha a suo sfavore però un aspetto fisico ‘comodo' per chi deve stabularli (un corpo piccolo ma forte e compatto) e il dato di fatto che la selezione non ha dato frutto, come in altri casi, a particolari tare genetiche. Rispetto proprio alla stazza, del resto lo stesso nome deriva dall'antico termine inglese “Begle” o dal celtico “Beag”: entrambi significano “piccolo”, appunto.
Dal punto di vista della personalità, questi cani che un tempo erano degli abilissimi cacciatori e che sono stati selezionati proprio per una vita all'aria aperta alla ricerca di prede da stanare in branco, oggi sono diventati principalmente "animali da compagnia" grazie proprio al fatto di essere molto sociali e comunicativi. Un Beagle riesce ad adattarsi a situazioni affollate, nella vita quotidiana, andando tendenzialmente d'accordo con persone e cani. "Per lui lo scontro non è mai una buona soluzione – abbiamo scritto nella scheda dedicata su Kodami – e preferisce risolvere tutto con una scodinzolata e qualche abbaio festoso. Sta a noi capire se il contesto lo mette a suo agio ed eventualmente allontanarlo da situazioni che rischia di subire, per esempio con umani troppo invadenti o cani eccessivamente bruschi".
I Beagle godono insomma di buona salute e hanno un carattere socievole che deriva dalla loro motivazione collaborativa e affiliativa che nei confronti dell'uomo è altissima e che esprimono anche verso i loro simili.
Come precisavamo, però, non è l'unica razza o tipologia che ha queste caratteristiche e rispetto al perché sia finito come ‘modello' su cui fare sperimentazione è dovuto anche, banalmente, al fatto che… si è sempre fatto così. Nella pratica, infatti, avendo scelto i Beagle sin da tempi in cui la sperimentazione sui cani era all'ordine del giorno, esistono molti studi che hanno loro per protagonisti e ciò crea un archivio coerente e utile per i ricercatori.
Nel 2022 in Italia si era tentato a vietare l'uso di animali per gli studi sugli xenotrapianti d'organo (l'utilizzo di organi prelevati a esseri viventi di specie diversa da quella del ricevente), sulle sostanze d'abuso, tra cui rientrano anche alcol e farmaci. Nel luglio 2025, però, la pratica specifica è stata autorizzata fino al 2025 con l'approvazione di una serie di emendamenti al decreto legge Milleproroghe.