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All'Imire Rhino and Wildlife Conservancy dello Zimbabwe, tra elefanti, ghepardi, rinoceronti neri e bianchi e tante altre specie considerate ‘vulnerabili' e anche a rischio di estinzione, nella vegetazione spunta Shinga: è un Pastore Belga Malinois che va a caccia. Le ‘prede' di questo cane, però, sono una determinata tipologia di uomini: i bracconieri.
Cosa fa Shinga, il cane sulle tracce dei bracconieri per proteggere le specie a rischio
Shinga fa parte di Dogs4Wildlife, un'organizzazione no profit che addestra cani per supportare le unità anti-bracconaggio (APU) che operano nella riserva privata che si trova poco distante da Harare, la capitala zimbabwese. Quella che un tempo era una fattoria, infatti, nel 1972 è stata trasformata in un luogo unico al mondo in cui si lavora per la conservazione delle specie sottoposte a una minaccia in particolare: quella umana. All'Imire, infatti, vivono animali come i rinoceronti bianchi e neri, infatti, che sono tra quelli che hanno subito maggiormente gli effetti del bracconaggio. Nella riserva si opera da tempo proprio per il ripopolamento dei neri e per fermare gli uomini armati che ancora portano morte e sofferenza al fine di commerciare parti di questi animali e altri che, ancora, sono richiesti da una domanda che continua ad esserci.
L'ultima azione condotta dal Pastore Belga Malinois è stata raccontata dai suoi dog trainer, Darren Priddle e Jacqui Law, alla CNN: Shinga ha ripercorso alla perfezione un tragitto di 4,5 chilometri su cui aveva camminato un bracconiere ma di cui nulla si sapeva. Però c'erano delle tracce che al cane sono bastate: gli schizzi di sangue degli animali che aveva ucciso sul terreno e qualche impronta. Shinga si è concentrato sugli odori e anche sui solchi lasciati dagli pneumatici, ha annusato e ragionato e via: ha portato i suoi conduttori direttamente nella casa del criminale.
Cani anti-bracconaggio: quali sono le razze scelte e come vengono preparate per questo compito
La vita di questo Malinois è iniziata molto lontano dal luogo in cui adesso vive. Viene dall'allevamento dei due addestratori che sono originari di Carmarthen, nel Galles. "Abbiamo deciso di unire la nostra esperienza nel formare cani da assistenza alle forse dell'ordine dopo aver visto una foto nel 2015 di ciò che restava di un rinoceronte africano che era stato vittima di bracconaggio", ha spiegato Priddle e da quel momento sono stati 15 i cani di Dogs4Wildlife che hanno operato in cinque paesi dell'Africa subsahariana, tra cui Mozambico e Tanzania.
Le razze che vengono allevate a questo scopo sono i Pastori Belga Malinois, come Shinga appunto, e anche i Pastori Olandesi come Muwi che pure opera in Zimbabwe. Queste razze sono preferite perché note per le loro motivazioni e caratteristiche: resistenti, reattivi ma affiliativi e collaborativi e con il giusto livello di predatorio utile allo scopo. Il tipo di addestramento cui sono sottoposti gli animali inizia sin da quando sono neonati addirittura, perché secondo i due dog trainer "l’imprinting sensoriale precoce è cruciale per lo sviluppo neurologico del cucciolo. Li sottoponiamo a stimolazioni tattili, variazioni termiche, superfici e odori diversi. Tutto questo accade dentro la zona parto, quando hanno ancora gli occhi chiusi”.

Il percorso educativo e di addestramento poi è simile a quello che svolgono i cani che vanno invece ad affiancare gli uomini dei reparti cinofili delle forze dell’ordine: si lavora sull'obbedienza, l'utilità e la difesa, le ricerche olfattive e di tracciamento. Per i "cani dell'Africa" però chiaramente il target della ricerca non è cercare della droga o dell'esplosivo né di inseguire un criminale comune. Shinga, Muwi e gli altri devono discriminare parti di altri animali attraverso il naso e facendo lavorare la loro memoria olfattiva: un corno di rinoceronte, l’avorio di un elefante, l'odore della carne di altre specie selvatiche.
Servono tra i 16 e i 18 mesi di tempo perché un cane sia pronto a scendere in campo. Priddle li accompagna tutti nel lungo volo e rimane nella zona prescelta per un mese, inserendo il nuovo membro nell'unità antibracconaggio insieme ai ranger. "Il passaggio dal trascorrere ogni momento della giornata con quel cane, instaurando un rapporto molto forte, al momento in cui lo si lascia andare è impegnativo e difficile", ha concluso Law.
Il direttore del parco e responsabile delle operazioni antibracconaggio della riserva dello Zimbabwe, Reilly Travers, ha così testimoniato alla CNN l'impatto positivo che i ‘cani gallesi' hanno portato all'Imire: "Hanno salvato i nostri ragazzi sul campo in diverse occasioni e sono stati responsabili dell'arresto di diversi bracconieri".