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20 Gennaio 2025
11:17

Ibis sacro: storia, caratteristiche e habitat della specie invasiva in Italia

L'ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) è una specie originaria delle zone umide dell'Africa sub-sahariana che è stata introdotta nel secolo scorso in Europa. La sua popolazione è ora in aumento e in espansione, anche qui in Italia, dove è considerata una specie invasiva e pericolosa per biodiversità ed ecosistemi locali.

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L’ibis sacro è una specie di origine africana e mediorientale che è stata accidentalmente introdotta in Europa, dove sta diventando invasiva

L'ibis sacro è un uccello di origine africana che, a partire dagli anni 70, è stato accidentalmente introdotto in Europa a causa di rilasci e fughe dalla cattività di animali tenuti in collezioni private e giardini zoologici. Tuttavia, questa specie ha trovato un ambiente estremamente favorevole per riprodursi al di fuori del suo areale naturale, tanto da diventare una specie invasiva in diversi paesi europei e non solo, tra cui l'Italia. Negli ultimi anni, i suoi numeri sono in aumento, destando preoccupazioni per l'impatto sulla biodiversità locale. In questo articolo esploreremo la storia, la biologia e il comportamento di questo affascinante, ma problematico, uccello.

Le origini dell'ibis sacro: dove vive in natura

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In verde, l’areale originario dell’ibis sacro. In giallo, alcune dei paesi dove è stato introdotto e ha iniziato a riprodursi. Immagine da Wikimedia Commons

L'ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) è originario delle regioni sub-sahariane dell'Africa e del Medio Oriente, dove predilige ambienti umidi come paludi, laghi e fiumi. Questo uccello era particolarmente venerato nell'antico Egitto, dove era associato al dio Thot, simbolo di saggezza e conoscenza. Le raffigurazioni dell'ibis sacro sono molto comuni in templi e manoscritti, e il suo culto era così profondo che veniva spesso mummificato e offerto in dono agli dei. Paradossalmente, oggi questa specie così adattabile e diffusa, si è estinta come nidificante in Egitto fin dalla metà del XIX secolo.

Nel suo areale naturale, l'ibis sacro svolge un ruolo importante all'interno degli ecosistemi, nutrendosi di piccoli animali e contribuendo al controllo delle popolazioni di invertebrati e vertebrati. Oggi è presente e abbondante come nidificante praticamente in tutta l'Africa sub-sahariana e una porzione di territorio piuttosto limitata tra Iran, Iraq e Kuwait. Tuttavia, al di fuori del suo areale originario, le sue abitudini alimentari e la capacità di adattarsi facilmente a diverse tipologie di habitat, hanno contribuito alla sua rapida diffusione, che negli ultimi anni si sta trasformando in una era e propria invasione ecologica.

Caratteristiche dell'ibis sacro: come riconoscerlo e qual è la differenza con l'ibis eremita

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Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) e ibis eremita (Geronticus eremita) a confronto

Riconoscere un ibis sacro è piuttosto semplice: è un uccello di medie dimensioni, con un'apertura alare che può superare il metro. Il suo piumaggio è prevalentemente bianco, con penne nere sulle punte ali e una testa e un collo glabri, scuri e con il caratteristico becco ricurvo. Questa testa nera senza piume è una delle sue caratteristiche più distintive, insieme al lungo becco curvo e rivolto verso il basso tipico di tutte le specie di ibis, adattato per scavare nel fango alla ricerca di cibo. L'ibis sacro fa parte della famiglia dei treschiornitidi, un gruppo di uccelli trampolieri che racchiude spatole e, appunto, gli ibis, per un totale di 36 specie diverse.

Esistono infatti diverse altre specie di ibis, tra cui l'ibis eremita (Geronticus eremita), che è invece un uccello originario dell'Europa e con cui potrebbe essere confuso il sacro. Tuttavia, l'ibis sacro differisce chiaramente per dimensioni e colorazione. L'ibis eremita, infatti, è leggermente più piccolo, ha un piumaggio completamente scuro iridescente e una testa glabra di colore rosso come il becco e ciuffi di piume nere dietro la testa. L'ibis eremita è una specie autoctona dell'Europa meridionale e del Nord Africa, che però si è estinta in molte aree a causa della caccia e della perdita di habitat. Oggi è oggetto di un ambizioso progetto di reintroduzione chiamato Waldrapp, che punta a restituirlo definitivamente ai cieli europei.

Di cosa si nutre l'ibis sacro: dieta e abitudini alimentari

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L’ibis sacro ha una dieta estremamente adattabile e si nutre sia di invertebrati che di pesci, rane, rettili, piccoli mammiferi e altri uccelli

L'ibis sacro è un uccello onnivoro e opportunista, noto per la sua dieta estremamente variegata e per la capacità di adattarsi a diversi ambienti e risorse alimentari. Si nutre spesso in gruppo, setacciando il suolo, il fango o l'acqua bassa alla ricerca di cibo. La sua dieta comprende soprattutto insetti, vermi, crostacei, molluschi e altri invertebrati, ma può anche predare pesci, rane, rettili, piccoli mammiferi, mangiare animali già morti e nutrirsi anche di uova, pulcini e altri piccoli uccelli.  Proprio la sua flessibilità alimentare è uno dei motivi principali del suo successo come specie invasiva.

In ambienti ricchi di risorse, l'ibis sacro può prosperare a scapito delle specie native che non sono abituate o adatte a interagire con questa specie, sottraendo loro cibo, spazio e potenzialmente diventare anche vettore di patogeni, parassiti e malattie che non erano presenti nell'ambiente in cui è stato introdotto o che ha conquistato in seguito al suo arrivo. La specie ha infatti invaso buona parte dell'Europa centro-meridionale, ma anche alcuni paesi della Penisola Arabica e dell'Asia, come la Cina e Taiwan. Anche in Florida, negli Stati Uniti, l'ibis sacro sta iniziando ad aumentare a partire da appena cinque individui fuggiti probabilmente dal Miami Metro Zoo nel 1992.

Perché l'ibis sacro è una specie aliena in Italia?

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L’ibis sacro ha conquistato prima le regioni del nord Italia e si sta ora espandendo verso sud

In Italia, l'ibis sacro è considerato una specie aliena invasiva ed inserito nelle liste nazionali e comunitarie delle specie di rilevanza unionale. Introdotto inizialmente in parchi e giardini zoologici, è riuscito a stabilire popolazioni stabili in natura dopo essere sfuggito alla cattività. La sua presenza è particolarmente problematica, perché compete con le specie autoctone per il cibo e l'habitat, influenzando negativamente la biodiversità locale. Uno dei principali problemi è rappresentato dalla predazione delle uova e dei pulcini di altri uccelli nidificanti, come sterne e altre specie acquatiche, comportamento che può avere un impatto significativo sulle popolazioni di questi animali.

Inoltre, la sua capacità di adattarsi a diversi habitat, incluse le aree urbane, lo rende difficile estremamente difficile da contenere. Dopo alcune nidificazioni sporadiche registrate negli anni 80 e 90, l'espansione della specie ha preso piede rapidamente negli ultimi anni, soprattutto nel nord Italia e sta ora espandendosi rapidamente anche verso sud, dove ornitologi e associazioni hanno recentemente lanciato un progetto di citizen science per monitorarne la diffusione. La gestione delle specie invasive come l'ibis sacro rappresenta però una sfida complessa, che richiede interventi mirati per proteggere gli ecosistemi locali senza compromettere il benessere degli animali.

Sensibilizzare il pubblico sull'importanza della biodiversità e adottare misure preventive sono passi fondamentali per affrontare questa e altre emergenze ecologiche. L'ibis sacro è solo uno dei tanti esempi di come l'introduzione accidentale o volontaria di specie al di fuori del loro areale naturale possa avere conseguenze imprevedibili e spesso molto dannose per gli ecosistemi e la biodiversità. Pur essendo una specie affascinante per il suo legame con l'antichità e per la sua bellezza, rimane comunque essenziale monitorarne l'espansione e gestirne la sua presenza per tutelare la biodiversità italiana.

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