I puma hanno ridotto le loro attività durante il giorno diventando più notturni nelle aree con elevata presenza di persone. Queste le conclusioni dello studio pubblicato sulla rivista Biological Conservation realizzato dall’Università della California, Davis, della Cal Poly Pomona e del National Park Service.
Il puma (Puma concolor), anche noto come "leone di montagna" è un mammifero carnivoro diffuso in tutto il continente americano, California compresa. Proprio qui, nell'area intorno alla città di Los Angeles, gli studiosi hanno analizzato le abitudini dei grandi felini residenti in area frequentate da escursionisti, runner e ciclisti.
«Con la crescente popolarità delle attività ricreative all'aperto – spiegano i ricercatori – c'è un crescente interesse nel comprendere gli impatti delle attività ricreative non motorizzate e non letali sul comportamento della fauna selvatica, in parte perché spesso si svolgono in aree protette che fungono da rifugi per gli animali». Escursionisti ed amanti della natura che abbandonano la grande città in cerca di una tregua dalla giungla urbana hanno indotto i puma a spostare le lancette del loro orologio appositamente per evitarli.
«Tali modifiche comportamentali possono avere conseguenze energetiche, fisiologiche e, in ultima analisi, demografiche causate da strategie di caccia o di ricerca di cibo alterate o da un uso inefficiente dello spazio, livelli di stress elevati, comportamenti riproduttivi alterati e persino estinzioni locali – si legge nello studio – Pertanto, comprendere gli impatti delle attività ricreative sul comportamento della fauna selvatica è essenziale per sviluppare strategie di conservazione e gestione».
Dove le attività ricreative sono più variabili la fauna selvatica può spostarsi per evitare aree ad alta concentrazione umana, in quelle dove non vi è una simile variazione spaziale, ma anzi ma l'intensità è costantemente elevata, la fauna selvatica può aumentare l'attività notturna.
Questa non è una novità, già nel 2018 uno studio pubblicato su Science aveva osservato che con l'aumento della popolazione umana, ci sono meno posti in cui gli animali possono vivere la loro vita indipendentemente dalla nostra influenza e date le nostre tendenze prevalentemente diurne, un dominio che rimane a loro disposizione è la notte. Una lezione appresa da cervi, coyote, dalla tigri, cinghiali e anche dai puma.
Un primo segnale circa l'adattabilità di molte specie selvatiche era già arrivata nel corso della pandemia da Covid-19: quando le aree protette sono state chiuse per lungo tempo agli umani alcune specie si sono spostate meno o hanno spostato i tempi dell'attività per essere più diurni.
Con il ritorno alle attività consuete è tornato anche l'ecoturismo, con la necessità di valutare quanto quest'attività ricreativa impatti sulla vita degli animali selvatici.
La metodologia dello studio sui puma di Los Angeles
I ricercatori hanno monitorato 22 puma per un periodo di 7 anni e cinque mesi tra il 2011 e il 2018. Di questi 9 erano le femmine (4 adulte, 2 subadulti) e 13 i maschi (4 adulti, 6 subadulti). Su 22 animali monitorati 6 sono stati osservati sia come subadulti che come adulti (3 femmine e 3 maschi).
Tutti questi individui sono stati prima catturati e poi montati con collari che combinavano al monitoraggio GPS per posizione un sistema per registrare l'attività del puma. Questo monitoraggio è parte di uno studio a lungo termine condotto dal National Park Service dal 2002 a oggi.
I puma si trovavano nelle contee di Los Angeles e Ventura, in California, nella Santa Monica Mountains National Recreation Area, e nelle aree circostanti. L'area di studio comprendeva le Santa Monica Mountains, le Simi Hills, le Santa Susana Mountains, le Verdugo Mountains e il Griffith Park. Ognuna di queste zone era delimitata da importanti autostrade, aree densamente urbanizzate, campi agricoli oppure dall'Oceano Pacifico.
I ricercatori hanno quantificato anche l'attività ricreativa umana utilizzando il Cumulative Outdoor activity Index (COI), un indice sviluppato per quantificare il disturbo antropico. Il COI utilizza i dati sull'attività umana dalla Strava Global Heatmap, un database globale di attività ricreative in cui gli utenti stessi caricano le informazioni dei loro GPS.
L'impatto della presenza umana sul comportamento dei puma: i risultati dello studio
Secondo lo studio, il comportamento dei puma è stato fortemente influenzato dal disturbo umano «Nelle aree di maggiore attività ricreativa umana, i puma hanno spostato la loro attività diurna per diventare più notturni». Non sono state trovato prove che i cambiamenti tra i giorni feriali e i fine settimana influenzino l'attività diurna per i puma.
Nelle aree con maggiore attività ricreativa, i puma trascorrevano meno tempo attivi durante le ore diurne. I ricercatori segnalano però una differenza tra i due sessi: le femmine di puma erano complessivamente più attive durante il giorno rispetto ai maschi. I puma trascorrevano il 25% (femmine) e il 15% (maschi) del giorno attivi nelle aree con bassa attività ricreativa e il 17% (femmine) e l'8% (maschi) del giorno attivi nelle aree con alta attività ricreativa.
Tra tutti quelli osservati, il puma meno notturno era la femmina P13, mentre il maschio P41 era quello più notturno. Questo individuo risiede nei Monti Verdugo, una piccola catena montuosa delimitata da autostrade e da un intenso sviluppo urbano, con alti livelli di attività umana. Il puma P22 era il secondo animale più notturno e occupava l'area con i più alti livelli di ricreazione umana dello studio, con un areale nel Griffith Park circondato da autostrade e quartieri densamente popolati all'interno della città di Los Angeles.
«La fauna selvatica spesso adotta comportamenti antipredatori in risposta alle attività umane – spiegano i ricercatori – anche quando tali attività non rappresentano una minaccia letale». Quando disponibili, gli animali possono selezionare aree di minore attività umana che sono percepite come meno rischiose, ma in aree molto frequentante dalle persone gli animali arrivano a modificare le loro abitudini.
Questo è più evidente nelle aree densamente popolate della California meridionale, dove le aree naturali sono ampiamente utilizzate dagli amanti dell'escursionismo e delle attività all'aria aperta. Questa presenza limita la capacità dei puma di spostarsi verso paesaggi con minore attività umana «non sorprende quindi che abbiamo trovato prove di puma che in risposta modificano l'attività diurna», sottolineano gli autori dello studio.
Questi cambiamenti però non hanno solo effetti negativi: «L'assuefazione da parte dei carnivori potrebbe aumentare il potenziale di conflitto con gli umani e il rischio di mortalità. Quindi, la conservazione della paura nei confronti degli umani da parte dei carnivori che vivono in aree urbane e le capacità individuali di modificare le attività nel tempo o nello spazio per evitare gli umani potrebbero essere un'importante risposta adattiva per consentire la coesistenza con gli umani».