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Gli squali ricevono sempre molta attenzione al livello mediatico e a ogni attacco o incidente in giro per il mondo si innescano dibattiti e discussioni accese sui rischi e i pericoli legati alla presenza di questi predatori lungo le coste. Ma cosa ci dicono i numeri? Il più completo e dettagliato report sugli attacchi di squalo nel mondo ci dice che il 2024 è stato un anno insolitamente tranquillo. A livello globale, sono stati registrati "solo" 47 attacchi non provocati, un calo netto rispetto ai 69 dell'anno precedente e ben al di sotto anche della media degli ultimi dieci anni, che si attesta intorno ai 70 episodi. Di questi, 4 gli incidenti fatali, tra cui il turista italiano morto in Egitto lo scorso dicembre: nel 2023 le vittime erano state 10.
Cosa si intende per attacchi non provocati?
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I dati sugli attacchi di squalo nel mondo provengono dall'ultimo report realizzato dall'International Shark Attack File (ISAF), un database gestito dal Museo di Storia Naturale della Florida. Gli attacchi definiti "non provocati" sono quelli in cui una persona non ha iniziato alcun contatto con lo squalo. Non vengono quindi considerati episodi in cui il contatto è stato cercato o in qualche modo influenzato, come per esempio durante la pesca subacquea o un'immersione per osservare gli squali, oppure ancora nel tentativo di liberare uno squalo da una rete o un amo.
Secondo Gavin Naylor, direttore del Florida Program for Shark Research, questi dati sono molto importanti, poiché l'obiettivo del database internazionale è quello di comprendere gli schemi e i modelli di comportamento degli squali per individuare le cause di questi attacchi occasionali. Per questo motivo, qualsiasi fattore che possa alterare il comportamento naturale di questi predatori viene escluso dall'analisi. Ma quali sono i paesi che hanno registrato il maggior numero di attacchi?
Dove avvengono più attacchi nel mondo
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Gli Stati Uniti continuano a registrare il numero più alto di attacchi di squalo, con 28 episodi nel 2024. La Florida, anche grazie alle sue acque calde e alle lunghe coste, è la regione più colpita, con 14 attacchi, di cui 8 nella Contea di Volusia, soprannominata la "capitale mondiale degli attacchi di squalo". Molti di questi episodi sono probabilmente attribuibili agli squali orlati o pinna nera minori (Carcharhinus limbatus), che si riproducono lungo la costa nord-orientale della Florida.
Questi squali, spesso ancora giovani e inesperti, non hanno ancora sviluppato completamente la capacità di distinguere tra esseri umani e prede abituali, come pesci e razze. Tra gli altri stati americani maggiormente colpiti nel 2024 ci sono la California e poi la Carolina del Nord e la Carolina del Sud, dove sono avvenuti gli ultimi 3 attacchi registrati. In California, uno squalo ha persino perforato una tavola da surf, sottolineando l'alto rischio già noto per chi pratica questi sport acquatici.
L'Australia è solitamente il secondo paese per numero di attacchi, poiché nelle sue acque vivono tutte le 13 specie di squali note per attaccare anche le persone. Tuttavia, nel 2024, il paese non ha registrato vittime, un dato insolito e molto significativo se confrontato con gli anni precedenti. Lo scorso anno, infatti, ben 4 delle 10 vittime in tutto il mondo avevano perso la vita in Australia. Altri dieci paesi hanno registrato tutti un singolo attacco, tra cui quello purtroppo risultato fatale per Gianluca Di Gioia, morto in seguito a un attacco a Marsa Alam, in Egitto.
Chi viene attaccato e cosa provoca gli attacchi
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I surfisti sono stati i più colpiti dagli attacchi di squalo anche nel 2024 e rappresentano il 33% delle vittime. Questo perché le zone con onde ideali per il surf spesso presentano acque torbide, che attirano pesci e, di conseguenza, anche gli squali. Inoltre, la ridotta visibilità di queste acque può portare gli squali a confondere i surfisti con le loro prede naturali, come foche o leoni marini. Alcuni degli attacchi del 2024 sembravano inoltre essere collegati tra loro, come quelli avvenuti a giugno lungo la costa settentrionale della Florida.
Tre persone sono rimaste ferite nel raggio di quattro miglia, con un caso particolarmente grave in cui una donna è stata morsa da un squalo leuca (Carcharhinus leucas). Tuttavia, non ci sono prove che questi attacchi siano stati causati dallo stesso squalo. È più probabile che le condizioni ambientali abbiano portato più squali nella stessa area, aumentando le possibilità di incontri con i bagnanti. Uno scenario simile si è verificato anche nel fine settimana del 4 luglio, quando sei persone sono state ferite da squali tra Texas e Florida.
Anche sull'Isola di Padre, una popolare destinazione turistica in Texas, si sono verificati più attacchi nello stesso giorno. In un caso, un uomo ha riportato ferite lievi cercando di allontanare lo squalo da sua moglie, mentre un'adolescente ha subito un piccolo taglio dopo essere stata urtata da uno squalo, non è chiaro se dai denti o dalla pelle ruvida di questi animali. I casi di attacchi ravvicinati e concentrati sono spiegabili con il fatto che le stesse condizioni meteo favorevoli che spingono le persone a entrare in acqua attirano anche gli squali più vicino alla riva.
Gli squali sono davvero un pericolo?
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La maggior parte degli attacchi è riconducibile soprattutto a squali tigre (Galeocerdo cuvier) e agli già citati leuca, che possono anche spingersi in acqua dolce. In India, per esempio, un uomo è stato quasi certamente morso da questa specie mentre tentava di guadare un fiume. Ma nonostante la paura che spesso circonda questi predatori, quanto dovremmo temere questi animali? Sono davvero così pericolosi? Il calo registrato nel 2024 ci conferma ancora una volta che il rischio di essere morsi da uno squalo rimane estremamente basso.
I numeri del report ISAF dimostrano chiaramente che gli incidenti con gli squali sono decisamente più rari di quanto comunemente si crede. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'annegamento è la terza causa di morte accidentale nel mondo (300.000 morti ogni anno) e la conformazione delle coste, le maree di risacca e le forti correnti rappresentano un rischio molto maggiore per i bagnanti rispetto agli squali. Tuttavia, è comunque fondamentale continuare a mantenere alta l'attenzione.
Per ridurre ulteriormente le probabilità di un incontro ravvicinato, gli esperti consigliano per esempio di nuotare sempre in gruppo e vicino alla riva, di evitare le ore del tramonto e della notte, quando gli squali sono più attivi, di non indossare gioielli o vestiti dai colori troppo accesi o luccicanti, di evitare le zone con intensa attività di pesca, che attirano i predatori e, in caso di ferite o perdita di sangue, uscire immediatamente dall'acqua.
Gli squali svolgono un ruolo essenziale per gli ecosistemi marini in tutto il mondo, aiutando a mantenere in armonia e produttive le popolazioni ittiche, indispensabili anche per noi. Per di più la maggior parte delle specie è in declino e rischia seriamente di estinguersi per colpa delle attività umane. Capire il loro comportamento e adottare semplici precauzioni permette di ridurre al minimo il rischio di incidenti, favorendo una convivenza più consapevole tra umani e natura, aiutando anche la reputazione e la conservazione di questi preziosi predatori.