Non è la prima volta che accade: i confini umani non sono di certo un freno per gli animali in generale, men che mai per i cani. Gira su TikTok un video in cui si vede un gruppo di cani liberi mentre attraversa il muro che si estende fino al mare sulla spiaggia di Tijuana, in Messico, voluto da Donald Trump per fermare l'immigrazione verso gli Stati Uniti.
Sono sei cani che trotterellano quasi in fila indiana, con l'ultimo che sopraggiunge dopo gli altri, e uno ad uno si infilano tra le sbarre, ognuno rispettando il suo ruolo e il suo rango nel branco, superando quel confine fisico messo dagli umani che non riguarda le altre specie.
Sulla piattaforma di videosharing i commenti si alternano con una reazione comune alla base nel vedere negli animali quella possibilità negata agli esseri umani, con frasi tipo «almeno loro potranno vivere il sogno americano». Ma per chi sa interpretare il comportamento canino, osservare quelle immagini fa venire in mente ben altro, ovvero ci consente di chiarire che quei cani non hanno alcuna intenzione in realtà di andarsene dal loro territorio (e spiegheremo perchè). Il video consente anche di fare una riflessione generale sull'esistenza dei cani liberi nel mondo, comunemente definiti come "randagi", e sulle capacità di una specie che la maggior parte delle persone associa all'animale che vive nelle nostre case ma che invece nel mondo è all'80% ben lontana dall'avere umani di riferimento fissi.
I cani nel mondo: l'80% vive in libertà
Ma andiamo per punti e iniziamo da quella che può essere una prima sorpresa per tanti: solo una minima parte di tutti i "Fido" del Pianeta soggiorna nelle nostre case, soprattutto in quelle dei paesi occidentali. Non esistono dati ufficiali su quanti siano i cani al mondo ma si è arrivati alla conclusione che rispetto alla popolazione mondiale solo il 20% dell'intera specie corrisponde ai soggetti che vivono all'interno di un contesto familiare.
In uno studio recente, pubblicato il 3 giugno 2024, i ricercatori hanno utilizzato Google Street View proprio per confermare questi numeri. Nel testo si sottolinea in particolare che «secondo la Wildlife Conservation Society (WCS), la popolazione mondiale di cani è stata stimata in oltre 990 milioni, di cui circa 700 milioni sono cani che vagano liberi».
Questi cani vengono definiti free ranging dogs e questa terminologia include diverse tipologie di animali: soggetti che non hanno alcun contatto con gli esseri umani (cd. "ferali" o "semi ferali"), cani che girano liberi ma hanno una persona o una comunità umana di riferimento (pensiamo ai cosiddetti "cani padronali" o ai "cani di quartiere" che ci sono anche in centro sud Italia ad esempio), cani liberi proprio come i branchi che vivono in Africa, Asia, America centrale e meridionale e così via.
Una volta dunque che abbiamo compreso quanto il cane sia un animale come gli altri, ovvero che la gran parte della popolazione non può essere rappresentata da quello che vive al nostro fianco e gira in città al guinzaglio, torniamo ai cani messicani e spieghiamo perché quei soggetti non hanno la minima intenzione di allontanarsi dal loro territorio, a differenza delle tante persone costrette a farlo alla ricerca di una vita dignitosa al di là di quel muro.
I cani messicani che attraversano il muro: perché non hanno alcuna intenzione di allontanarsi in realtà
Quei cani non vogliono affatto allontanarsi da una zona che è per loro "casa". Ciò è evidente però solo se si guardano anche altri video caricati dall'utente @el_cochambre che con questi animali ha instaurato una relazione e che per loro rappresenta un punto di riferimento e una vera e propria risorsa. L'uomo, infatti, ha un rapporto stabile con quei soggetti: li ciba e condivide la zona con loro.
I cani sono animali sociali come noi umani, del resto, e questo è un dato importante da conoscere per capire che anche i "randagi" – non tutti, altrimenti verrebbe meno l'individualità di ogni soggetto – apprezzano il contatto con gli esseri umani.
I cani sono anche degli opportunisti e la loro nicchia ecologica è proprio l'essere umano. Andando alla notte dei tempi, del resto, ormai si ritiene che il rapporto interspefico tra noi e loro risalga addirittura a 40-30 mila anni fa. Sebbene non vi sia ancora certezza su come sia nata la relazione unica che si è creata tra due specie e che fa parlare di vera e propria co evoluzione tra cani e persone, ci sono pochi dubbi che i progenitori dei nostri attuali migliori amici si siano avvicinati alle comunità umane per i residui lasciati intorno agli accampamenti: il lavoro di spazzini, per capirci, ha fatto comprendere a quegli animali di un tempo che l'uomo fosse proprio la risorsa delle risorse e a quest'ultimo quanto vantaggioso fosse allearsi con un animale disposto alla collaborazione.
Ecco dunque che si può guardare quel video in maniera diversa, togliere dalla nostra mente la visione antropocentrica e riflettere sul fatto che ciò che i cani messicani fanno non è voler andarsene ma anzi pensare: "Questa è casa nostra, qui si sta bene, abbiamo cibo e compagnia e non c'è motivo per cui dovremmo allontanarci, anzi…".
Il comportamento dei meticci, quindi, è da interpretare come esplorativo ed è importante anche riconoscere che ognuno di loro ha il suo ruolo all'interno del piccolo branco. In particolare, non conoscendoli ovviamente nel loro quotidiano, ciò che si può notare è l'atteggiamento del primo e dell'ultimo. Il primo si infila con una certa sicurezza tra le sbarre, cosa che fa pensare che sia abituato a farlo (come dimostrano anche altri video sempre caricati dallo stesso utente) e che abbia molta confidenza con il luogo.
Il porsi in testa al gruppo, a proposito invece di ranghi, non significa che sia il "capobranco" ma piuttosto che il suo compito è proprio quello dell' "esploratore", se vogliamo definirlo così. Dietro, del resto, ha i suoi amici che lo seguono e sono pronti a fare gruppo qualora vi sia un pericolo, ma dalla postura dei cani non si notano segnali di diffidenza: tutti paiono abituati alla "passeggiata" che supera confini umani che a loro non interessano proprio. C'è un attimo poi, quando il primo passa, in cui tutti gli altri si guardano intorno prima di superare le sbarre: è come faremmo noi umani, del resto, nel "guardarci le spalle" per essere più esemplificativi.
Rispetto al ruolo dell'ultimo ad entrare si nota invece un atteggiamento da "sentinella". Infatti non è l'ultimo della fila: quel cane di taglia piccola si ferma e fa passare prima tutti gli altri e solo quando ciò è avvenuto entra a sua volta. E' come se dicesse: "Ok ci ho pensato io a dare l'ultimo sguardo intorno".
Dopo di lui, poi, a confermare quanto tutti i cani di quel determinato pezzo di territorio sono abituati a passare da una parte e l'altra, ne arriva anche un altro che serenamente "sconfina" senza nemmeno il supporto del gruppo.
Ma i cani hanno il senso del confine?
Tutto ciò non deve farci pensare che un cane non abbia un senso dei confini ma che li ha secondo il suo sentire. Se dovesse mai capitarvi di avere la possibilità di fare una passeggiata con un branco di randagi notereste che ci sono delle zone in cui il gruppo non vi segue più.
Ai nostri occhi potrebbe sembrare incomprensibile: immaginatevi su una spiaggia infinita dove non vi è alcun ostacolo da superare. I cani in realtà sanno benissimo, attraverso l'odore ma anche conoscendo e avendo già mappato il territorio nel quale vivono, fin dove si possono spingere.
Esistono certamente, dunque, dei confini a noi umani non visibili ma che rappresentano per i cani i limiti del loro territorio di appartenenza, per fare due esempi magari anche solo perché sanno che "da quel punto in poi" c'è un altro branco stanziale o dietro quella casetta che si affaccia sul mare c'è qualcuno che li scaccia e rappresenta per loro un pericolo.