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10 Febbraio 2025
15:30

“Ho stravolto la mia vita per stare vicino al mio cane malato”. La storia di Federica e Bruno

Federica Puglia, 37 anni, ha ripensato totalmente la sua vita e la sua routine per poter stare vicina a Bruno, il suo cane malato. Ad appena un anno di vita a Bruno è stato siagnosticato il megaesofago, una condizione che richiede di suddividere i pasti in quattro momenti diversi della giornata e in ognuno di questi è necessaria la presenza di Federica: "Ho riorganizzato la mia vita intorno alle sue necessità, e lo rifarei altre mille volte"

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Cosa significa avere un cane malato che ha bisogno di aiuto costante? Lo sa bene Federica Puglia che da un giorno all'altro ha dovuto riorganizzare la sua vita intorno alle necessità del suo cane Bruno.

"Hanno riscontrato la sindrome del megaesofago al mio Bruno quando aveva poco più di un anno – ci spiega – Vivevo da sola e mi è stato subito detto che la nuova routine era incompatibile con la vita che avevo avuto prima. Sapevo che la clinica sarebbe diventata la nostra seconda casa a causa di polmoniti, problemi neurologici e dermatologici, con i costi annessi. La nostra fortuna è stata che io faccio un lavoro che mi ha permesso di riorganizzare la mia vita intorno alle sue necessità, ma se non avessi la fortuna di poter fare fronte a tutto, anche alle spese, oggi Bruno non sarebbe qui".

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Ancora moltissime, troppe persone si sentono schiacciate dai costi per le cure dei loro compagni animali, tanto che la proposta per l'introduzione del veterinario di base è arrivata fino al ministro della Salute.

"Non è detto che una persona di buon cuore abbia una disponibilità tale da potersi permettere tutti i costi di una clinica privata – fa presente Federica – Bruno è mio figlio chi lascerebbe il proprio figlio in orfanotrofio perché è ammalato? Io non lo farei mai proprio perché lui è una vita che dipende da me".

La storia di Federica e Bruno: un amore oltre le difficoltà

Federica ha vissuto quasi tutta la sua vita a Roma ma da 8 anni e mezzo si è stabilita a Sirmione, piccolo Comune sul Lago di Garda, in provincia di Brescia. Proprio poco dopo il trasferimento ha adottato Bruno e una sua sorella Nami, entrambi vittime dello sfruttamento che accomuna tanti Pitbull in tutta Italia.

"All'epoca facevo parte della Protezione Civile – ricorda Federica – Venni a conoscenza di un uomo che faceva continue cucciolate di Pitbull. Decisi allora di prendere Nami e poco dopo anche Bruno, quando seppi che era stato venduto a una persona che lo maltrattava".

Poco dopo, però, la salute di Bruno inizia a peggiorare in maniera incomprensibile anche per i veterinari. "Adesso lui ha quasi 6 anni, ma quando 5 anni fa gli diagnosticarono il megaesofago si trattava di una malattia rara, quindi nessuno riusciva a capire perché stesse sempre così male". Alla fine arriva la diagnosi: si tratta di megaesofago, una dilatazione dell’esofago comune soprattutto tra i cani di taglia grande che porta il cane a continui rigurgiti ed episodi di vomito. Nei casi più gravi e non adeguatamente trattati la prognosi è infausta.

Dopo il sollievo per avere finalmente avuto un nome, è arrivata per Federica la parte più difficile: "Mi hanno detto che avrebbe dovuto iniziare a mangiare cibo liquido, frullato, e soprattuto in posizione eretta. Bruno non può mangiare normalmente, devo dividergli il cibo in quattro volte volte con una distanza di almeno tre ore tra un pasto e l'altro. Inoltre, poco dopo abbiamo scoperto che aveva anche la polmonite ab ingestis. In quei mesi facevo avanti e indietro dal veterinario, mi conoscono tutte le cliniche di Brescia".

Intanto ad ogni visita, ad ogni ricovero, le fatture si accumulano: "Solo per il megaesofago, nel primo anno successivo alla diagnosi, Bruno ha fatto almeno 5 ricoveri e nel complesso ho speso almeno 5 mila euro".

All'impegno economico si è aggiunto presto quello di gestione della malattia. Bruno infatti non può più mangiare come fanno gli altri cani, deve mangiare da una ciotola rialzata e il più lentamente possibile. "All'inizio non sapevo proprio neanche come fare a tenere un cane di un anno fermo per venti minuti in una posizione per lui innaturale – dice Federica – Lo prendevo in braccio e lo appoggiavo su di me mentre gli parlavo con voce calma cercando di rendere quel momento stressante in una coccola. Dovevo fargli capire quella era la nuova prassi. Alla fine, nel giro di qualche mese sono riuscita a fargli capire come fare e si è abituato. Adesso io gli dico ‘fermo', e lui si ferma, devo solo fargli compagnia stando attenta".

Federica per poter essere a casa quattro volte al giorno per seguire ogni momento dei pasti ha dovuto riorganizzare la sua vita: "Ho dovuto ripensare tutto, per fortuna avevo la possibilità di farlo perché lavoro come commerciale, ma non è stato facile. Ogni impegno ruota intorno a lui e alla sua salute".

"Non faccio ferie e non vedo la mia famiglia per stare con lui"

Federica non tornerebbe mai indietro, non lascerebbe mai il suo Bruno in canile perché è malato. Significherebbe condannarlo a una morte rapida all'interno di un freddo box. Ma questo non vuol dire che la vita quotidiana sia facile: "È un sacrificio dedicarti completamente. Devi privarti di tante cose per te. Io non faccio ferie e non vedo la mia famiglia quasi mai perché lui viene sempre con me e quindi serve che ci siano strutture nelle vicinanze che possano affrontare i suoi problemi".

E poi c'è la pura di non farcela: "All'inizio avevo pura, mi sentivo davvero persa. Doveva abituarsi lui e anche io, perché non sapevo niente. Informandomi ho scoperto che esistono dei seggioloni per i cani che hanno il problema di Bruno, il suo l'ho costruito io 5 anni fa da zero. Ma rifarei questo e tutto il resto alte mille volte purché stia bene".

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