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20 Gennaio 2025
16:12

Gli uccelli “parlano” tra loro quando migrano di notte, anche tra specie diverse

Un nuovo studio ha scoperto che i piccoli uccelli migratori che viaggiano di notte "parlano" tra loro, anche tra specie diverse. Questi segnali vocali potrebbero essere utilizzati per creare legami sociali e scambiarsi informazioni durante la migrazione.

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Un codirosso americano (Setophaga ruticilla), una delle specie studiate

In primavera e in autunno, i cieli notturni di tutto il mondo si animano di miliardi di piccoli uccelli in viaggio, che seguono antiche rotte migratorie tra nord e sud scolpite dall'evoluzione nel corso di milioni di anni. Ma il comportamento migratorio di questi piccoli viaggiatori non è esclusivamente innato e scritto nel loro DNA. Secondo un nuovo studio condotto dall'Università dell'Illinois Urbana-Champaign e pubblicato recentemente su Current Biology, i piccoli passeriformi come passeri, tordi e fringuelli potrebbero "comunicare" tra di loro durante la migrazione notturna, instaurando connessioni sociali e, forse, condividendo preziose informazioni utili al viaggio, anche tra specie diverse.

Uccelli in viaggio, tra connessioni sociali e comunicazione

«La comunicazione in volo potrebbe servire a segnalare la specie, l'età e il sesso, o persino a scambiarsi informazioni su navigazione e habitat di sosta», ha spiegato in un comunicato Benjamin Van Doren, autore principale dello studio e docente presso l'Università dell’Illinois. Lo studio, basato su ben 18.300 ore di registrazioni acustiche effettuate durante la migrazione autunnale in Nord America, suggerisce infatti che i versi e i richiami notturni siano una parte importante di un complesso sistema sociale che finora era stato sottovalutato nei piccoli passeriformi, il più vasto e diversificato gruppo di uccelli al mondo.

L'idea che gli uccelli migratori possano utilizzare diversi tipi di segnali sociali durante la migrazione non è di certo nuova, ma era stata finora osservata e studiata soprattutto in specie di grandi dimensioni e che migrano soprattutto di giorno, come falchi, aquile e cicogne, o che viaggiano e si spostano in grandi stormi monospecifici, come le gru. Per i piccoli migratori notturni, come passeri, tordi, fringuelli, zigoli e tantissimi altri, le interazioni sociali rimanevano un vero e proprio mistero, soprattutto perché questi uccelli migrano prevalentemente di notte, dove il buio impedisce di utilizzare segnali visivi.

La scoperta del grande "chiacchiericcio" notturno

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I piccoli passeriformi che migrano di notte potrebbero restare in contatto per scambiarsi informazioni durante il viaggio

Utilizzando un sistema tecnologicamente all'avanguardia basato anche sull'intelligenza artificiale, i ricercatori sono riusciti a registrare e ad analizzare le vocalizzazioni di 27 specie di uccelli migratori, scoprendo associazioni non causali tra i richiami di specie diverse. Andando più nel dettaglio, gli autori hanno scoperto che gli uccelli con dimensioni delle ali simili, misura che influenza la velocità e la distanza di volo, erano più propense a migrare "insieme". Anche la somiglianza nei richiami e nei versi sembra favorire queste associazioni, suggerendo che alcune vocalizzazioni si siano evolute anche per facilitare la coesione sociale in volo.

«Non sappiamo esattamente cosa si ‘dicono'», ha comunque ammesso Van Doren, anche perché questo primo studio si basa su un campione piuttosto piccolo di specie, appena 27. Tuttavia, questi risultati preliminari nuove e intriganti teorie, seppur speculative. La maggior parte dei passeriformi ha un'aspettativa di vita molto breve e non possono contare sui genitori per conoscere le rotte e i percorsi migratori. Potrebbero quindi fare affidamento, oltre che sui loro sistemi di navigazione innati, anche sui legami sociali con altre specie per portare a termine il loro lungo e pericoloso viaggio.

Tante domande, ancora poche risposte

Questo risultati indicano chiaramente che le dinamiche sociali durante la migrazione notturna dei passeriformi sono molto più complesse di quanto si pensasse. Scoprire che i piccoli uccelli canori potrebbero fare affidamento su legami sociali durante la migrazione solleva però tante nuove domande, soprattutto in un contesto di perdita di biodiversità. Il declino di alcune specie potrebbe infatti interrompere queste relazioni, rendendo la migrazione ancora più difficile per le specie che dipendono da altri partner sociali. Inoltre, i cambiamenti climatici e la distruzione degli habitat rischiano di alterare ulteriormente queste delicate dinamiche interspecifiche.

«Questi risultati mettono in discussione l'idea che gli uccelli migratori viaggino completamente soli, seguendo solo il loro istinto. La socialità potrebbe giocare un ruolo cruciale non solo nella migrazione, ma anche in altri aspetti della loro biologia», ha concluso Van Doren. Serviranno altri studi per rispondere a queste e a tante altre domande. Gli autori hanno infatti in programma di applicare minuscoli microfoni sugli uccelli per tracciare le loro "conversazioni" durante la migrazione. E sebbene gli stessi ricercatori ci tengono a sottolineare che le capacità innate siano ancora importanti motori del comportamento migratorio, è arrivato il tempo di ripensare alla migrazione degli uccelli anche attraverso una lente sociale.

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