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4 Dicembre 2024
15:01

Gli insetti possono davvero aiutarci contro l’inquinamento? Lo studio sulle larve “mangia-plastica”

Le larve di alcuni insetti, come le tarme della farina, possono mangiare e digerire la plastica. Potranno questi insetti aiutarci a risolvere l'enorme problema dell'inquinamento da plastica?

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Larve di tarme della farina

La plastica è ovunque: nei nostri mari, nelle foreste, nei ghiacciai e persino nel nostro stesso corpo. Questo materiale, così utile e diffuso, è purtroppo anche uno dei principali responsabili dell'inquinamento globale. Ci vogliono infatti decenni, se non addirittura secoli, affinché si degradi completamente e nel frattempo continua ad accumularsi in ogni angolo del pianeta rappresentando una minaccia per l'ambiente, gli animali e persino per la nostra stessa salute.

Tuttavia, recentemente si è scoperto che le larve di alcuni insetti, come quelle delle tarme della farina, possono mangiare e digerire la plastica. Questa scoperta potrebbe aprire nuove strade per affrontare questa crisi, ma possono davvero bastare gli insetti per aiutarci a liberare della plastica? Un nuovo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Biology Letters, ci aiuta a rispondere a questa domanda.

Chi sono gli insetti "mangia-plastica"

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Adulto, pupa e larva di una tarma della farina

Negli ultimi anni, diversi studi studi hanno dimostrato che gli insetti possano ingerire e metabolizzare microplastiche, le minuscole particelle di plastica derivanti dalla degradazione di oggetti più grandi. Riescono a farlo per esempio alcuni coleotteri tenebrionidi, come le larve della tarma della farina (Tenebrio molitor), uno degli insetti più allevati e venduti al mondo come cibo vivo per gli animali, esche da pesca e persino per uso alimentare umano. Tuttavia, la maggior parte esperimenti si sono concentrati nel testare questi animali in condizioni poco realistiche, in cui per esempio gli insetti affamati erano costretti a cibarsi solo di plastica, senza altre fonti alimentari.

Questo nuovo studio, coordinato da Michelle Tseng e Shim Gicole dell'Università della British Columbia, ha provato quindi a cambiare prospettiva. Le ricercatrici hanno infatti testato le larve dei tenebrionidi in condizioni più simili a quelle "naturali", mettendo a disposizione degli insetti diversi tipi di alimenti. Ovvero, le mascherine chirurgiche con cui tutti abbiamo familiarizzato durante la pandemia da COVID-19, ma triturate e mescolate con della crusca, alimento sicuramente più appetibile: le tarme della farina si chiamano così proprio perché amano mangiare soprattutto cereali. E com'è andato l'esperimento?

Quanta plastica riescono ad ingerire? I risultati dell'esperimento

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Le larve durante l’esperimento. Foto di Michelle Tseng

Dopo 30 giorni, i risultati sono stati piuttosto sorprendenti. Le larve hanno consumato più o meno la metà delle microplastiche disponibili, pari a circa 150 particelle per insetto, e hanno persino guadagnato peso. Solo una minima parte della plastica ingerita è stata espulsa, mentre il resto è stato assorbito. Inoltre, mangiare plastica non sembra aver compromesso o danneggiato in alcun modo la crescita o la sopravvivenza degli insetti. Ma come è possibile? Questi coleotteri sono dei veri e propri spazzini naturali, in grado di sopravvivere fino a otto mesi senza cibo o acqua e di nutrirsi praticamente di qualsiasi cosa in condizioni estreme, anche dei loro simili.

Questa loro straordinaria adattabilità permette a questi insetti di digerire quasi qualsiasi cosa, senza intaccare il proprio organismo, inclusa la plastica, rendendoli potenziali alleati importanti nella lotta all'inquinamento da plastica. Tuttavia, nonostante i risultati promettenti, è importante sottolineare che non possiamo semplicemente liberare milioni di insetti nel mondo sperando che si nutrano di tutti i rifiuti in plastica. Il vero obiettivo, come sottolinea Michelle Tseng, è studiare i meccanismi digestivi di questi insetti per capire come riescano a scomporre le microplastiche. Una volta compreso il processo, potremmo replicarlo su larga scala, sviluppando tecnologie innovative per affrontare meglio il problema.

Gli insetti "mangia-plastica" non risolveranno il problema

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Una spiaggia di Bali, in Indonesia

Sebbene l'idea di utilizzare gli insetti per combattere l'inquinamento sia piuttosto allettante e affascinante, non può di certo essere la soluzione. Come sottolineano infatti gli stessi autori, è essenziale affrontare il problema della plastica alla radice: ovvero riducendone la produzione, sostituendola con altri materiali e migliorando i sistemi di raccolta e riciclaggio. Gli insetti potrebbero diventare certamente un tassello importante per affrontare questa sfida, ma non saranno mai una soluzione miracolosa a un problema così grande e complesso. Tuttavia, potrebbero insegnarci molto su come degradare meglio la plastica e altri composti chimici inquinanti.

La natura, ancora una volta, ci dimostra quanto possa essere ingegnosa, complessa e persino imprevedibile. Ora però tocca a noi imparare da essa, rispettarla e utilizzarne i segreti e le lezioni che ci regala in modo costruttivo e sostenibile per costruire un futuro sempre più pulito. E possiamo farlo, per esempio, smettendo di sterminare milioni di insetti con pesticidi in tutto il mondo, ma soprattutto stabilendo accordi internazionali sulla produzione e la gestione della plastica, cosa che purtroppo non è avvenuta durante gli ultimi negoziati delle Nazioni Unite che si sono tenuti nei gironi scorsi in Corea del Sud dopo anni di trattative.

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