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Quando pensiamo agli impollinatori, la mente corre subito alle piccole e operose api. Tuttavia, c'è un altro gruppo di insetti con una pessima e ingiustificata reputazione che svolge un ruolo cruciale in questo fenomeno e che, sorprendentemente, è ancora più vulnerabile degli imenotteri ai cambiamenti climatici: le mosche. Secondo infatti uno studio recente coordinato dalla Penn State University e pubblicato sul Journal of Melittology, le mosche sono tra gli impollinatori a maggior rischio a causa dell'aumento delle temperature globali.
Perché le mosche sono più a rischio: non tutti gli insetti soffrono il caldo allo stesso modo
Gli scienziati hanno studiato la tolleranza al calore di diverse specie di api e mosche che vivono nelle regioni tropicali e subtropicali delle Americhe. E i risultati mostrano che le api possono sopportare temperature più elevate rispetto alle mosche, grazie a una soglia termica critica (Critical Thermal Maximum, CTMax) mediamente più alta di ben 2,3 gradi Celsius. Inoltre, gli imenotteri vivono in habitat molto più diversificati rispetto ai ditteri, rendendoli quindi meno vulnerabili al riscaldamento globale.
«La tolleranza termica varia non solo tra le specie, ma anche in base alla geografia», ha spiegato Margarita López-Uribe, entomologa e autrice principale dello studio. Gli insetti delle zone tropicali d'alta quota, come Cajicá in Colombia, hanno infatti una CTMax più bassa rispetto a quelli che vivono in aree subtropicali come California e Texas. Questo rende gli impollinatori che vivono in climi freschi e ad alte quote particolarmente sensibili anche a piccoli aumenti della temperatura ambientale.
I rischi e le conseguenze del cambiamento climatico per le mosche
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Gli insetti, incapaci di regolare autonomamente la propria temperatura corporea, sono particolarmente esposti agli effetti del surriscaldamento globale. Le mosche, in particolare, rischiano di perdere la loro capacità di movimento a temperature ormai sempre più facilmente raggiungibili in alcune regioni del pianeta. Questo potrebbe quindi avere conseguenze catastrofiche per gli ecosistemi che dipendono da loro come impollinatori principali, in particolare in ambienti alpini e subartici.
Lo studio ha anche dimostrato come le sfide della pandemia da COVID-19 abbiano stimolato un approccio nuovo alla ricerca. Durante i lockdown, gli studenti coinvolti nel progetto e tornati forzatamente a casa hanno infatti raccolto dati nei loro paesi d'origine, utilizzando le attrezzature inviate dai ricercatori della Penn State. «Abbiamo trasformato una difficoltà in un'opportunità, creando un'esperienza di ricerca internazionale senza dover viaggiare», ha raccontato López-Uribe.
Rivalutare le preziose mosche, impollinatrici indispensabili
Sebbene siano meno celebri delle api e vengano per lo più considerati insetti fastidiosi, le mosche in realtà sono fondamentali per gli ecosistemi di tutto il mondo. Secondo López-Uribe, questi insetti sono secondi solo alle api in termini di volume di colture impollinate, contribuendo quindi significativamente sia all biodiversità vegetale selvatica che alla produzione agricoltura. Un esempio emblematico è il loro ruolo come principali impollinatori degli alberi di cacao, da cui si ricava il cioccolato.
Inoltre, una revisione del 2020 sul valore economico degli impollinatori ha stimato che le 105 colture più diffuse al mondo, che beneficiano dell'impollinazione degli insetti, generano un valore economico lordo superiore a 800 miliardi di dollari. Tra queste, molte dipendono non solo dalle api ma anche dalle mosche, in particolare i sirfidi e le mosche carnivore. «Le mosche meritano più attenzione per il loro contributo all'impollinazione – ha sottolineato López-Uribe – Sono essenziali, ma vengono spesso trascurate, pur essendo vulnerabili quanto le api».
Un appello per la conservazione degli insetti
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Se le mosche dovessero scomparire o vedere ridotto drasticamente il loro numero – come purtroppo sta accadendo a molti insetti in tutto il globo – interi ecosistemi e settori agricoli potrebbero collassare. La perdita degli impollinatori rappresenta quindi una minaccia non solo per la biodiversità e per il corretto funzionamento degli ecosistemi, ma anche per la sicurezza alimentare e per l'economia di molte regioni del mondo.
Gli autori sottolineano quindi l'urgenza di includere anche gli insetti, e in particolare le mosche e gli altri ditteri, nelle strategie di conservazione e di sensibilizzare il pubblico sul loro ruolo cruciale per l'ambiente e per noi stessi. Proteggere questi insetti significa garantire un futuro più sostenibile e produttivo per la vita sul nostro pianeta. In fin dei conti, dovremmo tutti imparare a guardare alle mosche e agli altri insetti con occhi nuovi: non solo come fastidiosi animali ronzanti, ma come silenziosi alleati del benessere del Terra.